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Roy Colt & Winchester Jack è un film diretto da Mario Bava nel 1970.
Mario Bava (Sanremo, 31 luglio 1914 – Roma, 25 aprile 1980) è stato un regista, direttore della fotografia, effettista e sceneggiatore italiano. È considerato maestro del cinema horror italiano. Nonostante avesse a disposizione budget molto spesso scarsi, tempi di riprese troppo stretti e attori non sempre all'altezza, è riuscito a girare film divenuti dei cult movie, che hanno fondato generi cinematografici fino ad allora inediti.La maschera del demonio fu capostipite dell'horror gotico italiano, con La ragazza che sapeva troppo (1963) e Sei donne per l'assassino (1964) inventò il genere del giallo all'italiana, Roy Colt & Winchester Jack (1970) fu tra i primi spaghetti western comici, Cani arrabbiati è stato l'antesignano del cinema pulp, mentre Reazione a catena (1971) ispirò il filone degli slasher. Bava è divenuto celebre anche per la creazione di effetti speciali e trucchi cinematografici semplici e ingegnosi in un'epoca in cui gli effetti digitali ancora non esistevano.Il figlio Lamberto è divenuto un noto regista di film horror e fantasy.
Il western all'italiana (noto anche come spaghetti western o Italo-western in inglese, o anche Italoaters) è un genere di film western di produzione italiana negli anni sessanta e settanta con la partecipazione spesso di attori di valore ancora agli albori della loro carriera e che successivamente sarebbero divenuti star internazionali. Tali film erano girati generalmente in Italia o in Spagna e, in rari casi, in altri paesi del Mediterraneo. Grazie a questo prolifico filone, per circa un quindicennio (compreso grosso modo fra il 1964 e il 1978) il western conobbe una rinnovata popolarità in Italia dopo un periodo di decadenza. Questo genere di western ha avuto successo anche fuori dall'Italia, influenzando successivamente anche i temi e le convenzioni del genere western di produzione non europea.
Vincenzo Vittorio Crocitti (Roma, 16 luglio 1949 – Roma, 29 settembre 2010) è stato un attore italiano.
Gli spettacoli nell'antica Roma erano numerosi, aperti a tutti i cittadini ed in genere gratuiti; alcuni di essi si distinguevano per la grandezza degli allestimenti e per la crudeltà. I Romani frequentavano di preferenza i combattimenti dei gladiatori, quelli con bestie feroci (venationes), le riproduzioni di battaglie navali (naumachia), le corse di carri, le gare di atletica, gli spettacoli teatrali dei mimi e le pantomime. Quarant'anni dopo l'invettiva di Giovenale (n. tra il 55 e il 60–m. dopo il 127) che rimpiangeva la sobrietà e la severità repubblicana di un popolo che ormai aspirava solo al panem et circenses, al pane e agli spettacoli, Frontone (100-166), quasi con le stesse parole, descriveva sconsolato la triste realtà: La classe dirigente romana considerava infatti suo compito primario quello di distribuire alimenti una volta al mese al popolo e di distrarlo e regolare il suo tempo libero con gli spettacoli gratuiti offerti nelle festività religiose o in ricorrenze laiche.
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