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Autore principale: Brotini, Sergio; Bartolini, Gianfranco
Pubblicazione: Empoli : ANED, 1993
Tipo di risorsa: risorsa video e da proiezione, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, Paese: IT
Il campo di concentramento di Mauthausen, denominato campo di concentramento di Mauthausen-Gusen dall'estate del 1940, era un lager nazista, una fortezza in pietra eretta nel 1938 in cima a una collina sovrastante la piccola cittadina di Mauthausen, nell'allora Gau Oberdonau, ora Alta Austria, situata a circa venticinque chilometri a est di Linz. Considerato impropriamente come semplice campo di lavoro, fu di fatto, fra tutti i campi nazisti, «il solo campo di concentramento classificato di "classe 3" (come campo di punizione e di annientamento attraverso il lavoro)». Vi si attuò lo sterminio soprattutto attraverso il lavoro forzato nella vicina cava di granito, e la consunzione per denutrizione e stenti, pur essendo presenti anche alcune piccole camere a gas.
Un campo di sterminio (in tedesco: Vernichtungslager) è un campo il cui scopo unico o principale è quello di uccidere i prigionieri che vi giungono. Questi centri di annientamento furono creati dalla Germania nazista durante la seconda guerra mondiale per attivare la cosiddetta soluzione finale del problema ebraico, che consisteva nell'uccisione di tutti gli ebrei d'Europa compresi nella sfera d'influenza politico-militare del Terzo Reich. Creati sulla base di un complesso ed efficiente programma organizzativo, i campi di sterminio nazisti causarono la morte di circa sei milioni di ebrei e costituiscono l'unico caso nella storia di struttura detentiva studiata appositamente, secondo tecniche scientifiche e pianificazione di tipo industriale, per distruggere un'intera popolazione sulla base di concezioni ideologico-razziali. L'attività di annientamento dei campi di sterminio rappresentò la fase culminante e più tragica della Shoah. L'uso dell'espressione "campo di sterminio" per descrivere realtà differenti dai centri di sterminio nazisti della "soluzione finale", è materia di dibattito e non trova ampia diffusione nella storiografia.
Majdanek (denominato nei carteggi delle SS e conosciuto anche come KL Lublin) è una località situata a circa quattro chilometri ad est di Lublino in Polonia che alla sua nascita, nel settembre del 1941, i nazisti usarono da subito come «campo per prigionieri di guerra». Nonostante il campo non rientrasse nel programma dei centri di sterminio voluti con l'Operazione Reinhard (come quelli di: Treblinka II, Bełżec e Sobibór) e «molti studiosi hanno tradizionalmente contato il campo di Majdanek come sesto centro di sterminio, una recente ricerca chiarisce meglio le funzioni [...] di Lublino / Majdanek». Servì «soprattutto per concentrare gli ebrei che i tedeschi avevano temporaneamente risparmiato dal lavoro forzato [...] , di tanto in tanto funzionò come un sito di uccisione per eliminare vittime che non potevano essere sterminati [...] a Belzec, Sobibor e Treblinka II», tanto che le persone che trovarono la morte secondo la ricerca dello studioso polacco Tomasz Kranz furono almeno 78.000 di cui 60.000 ebrei Il campo durò fino al 22 luglio del 1944 quando per la rapida avanzata dell'Armata Rossa venne frettolosamente smantellato dai nazisti e subito dopo liberato dai sovietici. La fuga repentina delle SS e la mancata organizzazione del comandante Anton Thernes che non provvidero in tempo alla distruzione delle infrastrutture e di altre prove che avrebbero potuto dimostrare i loro crimini di guerra, fecero di Majdanek il primo campo scoperto e liberato dagli alleati, oltre che il campo di concentramento e sterminio meglio conservato della Shoah grazie anche alla «decisione molto precoce (autunno 1944) di conservare [l'area di Majdanek] a documentazione e monito delle violenze nazifasciste».
I bambini dell'Olocausto hanno rappresentato il segmento più vulnerabile tra i gruppi che furono colpiti dalle politiche naziste di discriminazione, persecuzione razziale e genocidio, con un altissimo numero di vittime. La stragrande maggioranza di loro (tra un milione e un milione e mezzo) furono ebrei e a loro ci si riferisce specificamente e più propriamente come bambini della Shoah. Tra le vittime dell'Olocausto si annoverano anche numerosissimi bambini non ebrei (tra il 40% e il 50% dei 200.-250.000 "zingari" uccisi nell'Olocausto, oltre a svariate migliaia di polacchi, russi, serbi, disabili, figli di oppositori politici, vittime di rappresaglie, ecc.). I bambini che furono oggetto di persecuzione e sopravvissero all'Olocausto, nei ghetti e nei campi di concentramento o nella clandestinità o attraverso la fuga e l'emigrazione forzata, passarono tutti attraverso esperienze molto dure di privazioni personali e di separazione o perdita delle loro famiglie. Nel dopoguerra molti di essi hanno svolto un ruolo importante di testimoni nei processi e di fronte all'opinione pubblica.
Per storia dell'Europa si intende convenzionalmente la storia dell'omonimo continente e dei popoli che l'hanno abitato e che lo abitano. In un'accezione più ristretta per storia dell'Europa si intende invece la storia dell'Unione europea, dalla creazione della Comunità economica europea con i trattati di Roma (1957) fino a oggi.
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