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Pubblicazione: Firenze : Le Monnier, 1879-1880
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ITA, Paese: IT
'Dino Compagni (Firenze, 1246/1247 \xe2\x80\x93 Firenze, 26 febbraio 1324) \xc3\xa8 stato un politico, scrittore, storico e mercante italiano.\n\n'
"La Cronica delle cose occorrenti ne' tempi suoi \xc3\xa8 un trattato di carattere storiografico del fiorentino Dino Compagni.\n\n"
'Giovanni Villani (Firenze, 1280 \xe2\x80\x93 Firenze, 1348) \xc3\xa8 stato un mercante, storico e cronista italiano, noto soprattutto per aver scritto la Nuova Cronica, un resoconto storico della citt\xc3\xa0 di Firenze e delle vicende a lui coeve.'
'Giano Della Bella (Firenze, seconda met\xc3\xa0 del XIII secolo \xe2\x80\x93 Francia, prima del 19 aprile 1306) \xc3\xa8 stato un politico italiano, importante figura della Repubblica di Firenze nella seconda met\xc3\xa0 del Duecento.\nPrincipale esponente dei Della Bella, una delle pi\xc3\xb9 antiche famiglie nobili ghibelline della citt\xc3\xa0 di Firenze, si era fatto guelfo e popolano per ragioni politiche. Egli divenne il "paladino" dei ceti pi\xc3\xb9 popolari della citt\xc3\xa0, capeggiando la rivolta contro i "magnati" del 1292.\nScrisse di lui Dino Compagni: "I nobili e grandi cittadini insuperbiti faceano molte ingiurie a\' popolani [...]. Onde molti buoni cittadini popolani e mercatanti, tra\' quali fu un grande e potente cittadino (savio, valente e buono uomo, chiamato Giano della Bella, assai animoso e di buona stirpe, a cui dispiaceano queste ingiurie) se ne fe\' capo e guida" (Cronica, Libro I, XI).\nDivenuto priore riusc\xc3\xac a far emanare dal gonfaloniere di giustizia Baldo Ruffoli i cosiddetti Ordinamenti di Giustizia (promulgati il 18 gennaio 1293) che rappresentarono la pi\xc3\xb9 importante riforma della Repubblica dai tempi dell\'abolizione del sistema consolare. Con questi provvedimenti i "Magnati" ovvero i nobili di antica tradizione feudale e latifondista venivano esclusi dal governo della citt\xc3\xa0 in favore del nascente ceto borghese, obbligando, tra le altre cose, per essere eleggibili alle cariche politiche l\'iscrizione a un\'Arte. Il cosiddetto "popolo magro" composto dagli strati pi\xc3\xb9 bassi e poveri della societ\xc3\xa0 (salariati, braccianti, piccoli dettaglianti) era comunque ancora escluso, non esistendo Arti che comprendessero le loro categorie (si dovr\xc3\xa0 aspettare fino all\'avvento del Duca di Atene nel 1343).\nBonifacio VIII mand\xc3\xb2 a Firenze Jean de Chalons (Gian di Celona), che forse avrebbe dovuto uccidere Giano, ma per paura del popolo, stando a quanto riporta il Compagni, si prefer\xc3\xac evitare il delitto. Venne per\xc3\xb2 indetta una congiura che mettesse Giano contro il popolo stesso, che riusc\xc3\xac a far crescere lo scontento attorno alla sua figura, tanto che fu scacciato di l\xc3\xac a poco in giorni tumultuosi con sommosse di piazza e combattimenti. \nNel 1294 fu podest\xc3\xa0 di Pistoia e in seguito i suoi ordinamenti vennero revisionati nel 1295, anche se di fatto rimasero il vigore. Egli \xc3\xa8 il protagonista dei primi capitoli della Cronica di Dino Compagni ed \xc3\xa8 citato anche da Dante Alighieri (Pd. XVI, 127-132).\nLa speranza di poter rientrare presto in Firenze dovette avere breve durata. I nemici riuscirono a isolarlo del tutto, facendo seguire alla condanna a morte la scomunica (27 ott. 1295), e ottenendo - grazie alla mediazione di alcune potenti compagnie bancarie fiorentine - l\'intervento di Bonifacio VIII che in una bolla solenne del 23 genn. 1296 minacci\xc3\xb2 di interdetto Firenze qualora avesse accolto entro le mura Giano, Taldo o il loro nipote Ranieri di Comparino. A Giano non rest\xc3\xb2 altro che prendere la via della Francia, l\xc3\xa0 dove era vissuto in giovent\xc3\xb9 e dove fu accolto con rispetto e con stima. Le sue tracce si perdono rapidamente. Sappiamo che consum\xc3\xb2 a Parigi una piccola vendetta nei confronti degli odiati Velluti, contribuendo alla severa punizione di Donato, reo di aver ucciso uno stalliere dei Franzesi. Lo ritroviamo con il nome di Jehan de Florence tra i "lombardi" allirati negli anni 1298-1300 a Parigi, nella parrocchia di St.-Germain l\'Auxerrois. Poi nient\'altro. \xc3\x88 probabile che la morte lo abbia colto, ultrasessantenne, nei primissimi anni del nuovo secolo.\nLa collocazione della morte del D. dopo il 1311 (Davidsohn, Manselli ed altri), che si basa sulla sentenza fiorentina del 2 sett. 1311 che escludeva i Della Bella dall\'amnistia concessa ai fuorusciti, non \xc3\xa8 pi\xc3\xb9 sostenibile dopo la scoperta da parte di E. Cristiani di un documento pisano del 19 apr. 1306, in cui Taldo Della Bella costituisce come proprio procuratore il nipote Cione del fu Giano. E la presenza di Cione alla redazione dell\'atto esclude un possibile errore del notaio. Del resto, l\'assenza di notizie sul D. dopo il 1300 aveva fatto dubitare che la sua morte potesse essere avvenuta cos\xc3\xac tardi.Mentre il figlio Cione lo segu\xc3\xac nell\'esilio, gli altri membri della famiglia, la moglie del D., Saracina, e la figlia Caterina poterono restare a Firenze, in una parte della torre di famiglia salvatasi dalla distruzione. A Caterina - andata poi sposa a Guido di Baldo Castellani, podest\xc3\xa0 di Pisa - furono restituiti, nel settembre 1317, i beni confiscati al padre pi\xc3\xb9 di vent\'anni prima.\n\nGiosu\xc3\xa8 Carducci nella Consulta araldica cos\xc3\xac si espresse:Si riferiva al fatto che anche i nobili furono costretti per partecipare alla politica a iscriversi a un\'Arte e quindi a lavorare.\n\n'
"I guelfi bianchi e i guelfi neri furono le due fazioni in cui si divisero intorno alla fine del XIII secolo i guelfi di Firenze, ormai il partito egemonico in citt\xc3\xa0 dopo la cacciata dei ghibellini. \nLe due fazioni lottavano per l'egemonia politica, e quindi economica, in citt\xc3\xa0. A livello della situazione extracittadina, seppur entrambe sostenitrici del papa, erano opposte per carattere politico, ideologico ed economico. I guelfi bianchi, favorevoli alla signoria, erano un gruppo di famiglie aperte alle forze popolari, perseguivano l'indipendenza politica ed erano fautori di una politica di maggior autonomia nei confronti del pontefice, rifiutandone l'ingerenza nel governo della citt\xc3\xa0 e nelle decisioni di varia natura. I guelfi neri, invece, che rappresentavano soprattutto gli interessi delle famiglie pi\xc3\xb9 ricche di Firenze, erano strettamente legati al papa per interessi economici e ne ammettevano il pieno controllo negli affari interni di Firenze, incoraggiando anche l'espansione dell'autorit\xc3\xa0 pontificia in tutta la Toscana.\nLa rivalit\xc3\xa0 tra i guelfi bianchi e i guelfi neri fu al centro della vita sociale e politica, tra la fine del XIII secolo e il primo decennio del Trecento a Firenze, a Pistoia e in altre citt\xc3\xa0 della Toscana. Episodi storici legati ai contrasti nati all'interno del Partito guelfo sono ampiamente trattati nella Divina Commedia, che proprio in quegli anni veniva scritta da Dante Alighieri.\n\n"