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Pubblicazione: [Milano] : Fabbri, 1997
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, Paese: IT
"Il Fedone (in greco antico: \xce\xa6\xce\xb1\xce\xaf\xce\xb4\xcf\x89\xce\xbd, Ph\xc3\xa0id\xc5\x8dn) \xc3\xa8 uno dei pi\xc3\xb9 celebri dialoghi di Platone. Ultimo dialogo della prima tetralogia di Trasillo, sembrerebbe un dialogo giovanile del filosofo, anche in considerazione del contesto in cui si svolge (la morte di Socrate). Lo studio stilistico dell'opera, tuttavia, pi\xc3\xb9 narrativa che dialogica, motiva alcuni studiosi ad assegnare l'opera al periodo della maturit\xc3\xa0.L'accordo sulla datazione (386-385 a.C.) dipenderebbe principalmente da due elementi: il forte condizionamento pitagorico della discussione, che fa pensare a una composizione prossima al primo viaggio siciliano e ai contatti con la comunit\xc3\xa0 pitagorica di Arch\xc3\xacta, ma anche l'assenza di esplicite intenzioni pedagogiche, che spinge a ritenere il dialogo precedente alla fondazione dell'Accademia.\nMa gi\xc3\xa0 Diogene Laerzio cita un aneddoto (inventato ma significativo) secondo cui, durante la prima lettura del Fedone, l'uditorio composto da concittadini ateniesi, abituati ai dialoghi socratici (\xce\x9b\xcf\x8c\xce\xb3\xce\xbf\xce\xb9 \xce\xa3\xcf\x89\xce\xba\xcf\x81\xce\xb1\xcf\x84\xce\xb9\xce\xba\xce\xbf\xce\xaf), genere letterario sorto dopo la morte di Socrate a opera dei tanti discepoli) avrebbe abbandonato il luogo della lettura (non riconoscendo il personaggio), e ad ascoltare sino alla fine non sarebbe rimasto che un meteco: Aristotele.\nArgomento centrale \xc3\xa8 l'immortalit\xc3\xa0 dell'anima, in sostegno della quale Platone porta quattro diverse argomentazioni: la palingenesi, la dottrina della reminiscenza (maggiormente approfondita nel Menone), la differenza sostanziale fra l'anima e il corpo e l'osservazione che l'idea della morte non pu\xc3\xb2 risiedere nell'anima, che \xc3\xa8 partecipe invece dell'idea della vita.\nPlatone, durante la discussione circa l'immortalit\xc3\xa0 dell'anima, attribuisce a Socrate una frase che contraddice le teorie del suo maestro: Socrate, infatti, secondo la maggior parte delle fonti, attribuisce alla ragione-parola (il logos) la capacit\xc3\xa0 di raggiungere ogni verit\xc3\xa0; nel dialogo invece egli ammette che la ragione abbia dei limiti nel caso proprio della certezza dell'immortalit\xc3\xa0 dell'anima, annullando cos\xc3\xac di fatto tutte le sue precedenti concezioni filosofiche:\n\nCeleberrimo \xc3\xa8 il finale, dove Socrate, morente per aver ingerito un ph\xc3\xa0rmakon (secondo una discussa tradizione, la cicuta) e circondato dai suoi allievi piangenti, chiede al suo fidato amico Critone di ricordarsi di offrire un gallo ad Asclepio (il dio della medicina), in ringraziamento, come sostengono alcuni studiosi, per la liberazione dalla vita. In realt\xc3\xa0 son forse possibili interpretazioni pi\xc3\xb9 convincenti, dal momento che tutto il pensiero socratico mal si concilia con un'immagine per cos\xc3\xac dire buddista di Socrate. Georges Dum\xc3\xa9zil, per esempio, suggerisce quest'interpretazione: Critone e Socrate erano scampati a una malattia della mente, avendo tutt'e due carezzato l'idea della fuga; ma erano presto rinsaviti e non si erano sottratti alle leggi: questo sarebbe il debito che Socrate e Critone (ecco il perch\xc3\xa9 di quel noi nelle parole del filosofo) hanno nei confronti di Asclepio.\n\n"
'Platone, figlio di Aristone del demo di Collito e di Perictione (in greco antico: \xce\xa0\xce\xbb\xce\xac\xcf\x84\xcf\x89\xce\xbd Pl\xc3\xa1t\xc5\x8dn, pronuncia: [pl\xc3\xa1.t\xc9\x94\xcb\x90n]; Atene, 428/427 a.C. \xe2\x80\x93 Atene, 348/347 a.C.), \xc3\xa8 stato un filosofo e scrittore greco antico.\nAssieme al suo maestro Socrate e al suo allievo Aristotele ha posto le basi del pensiero filosofico occidentale.'
"I Dialoghi platonici rappresentano la quasi totalit\xc3\xa0 della produzione letteraria e filosofica di Platone: il suo corpus ne conta ben 34, a cui si aggiungono un monologo (Apologia di Socrate) e 13 Lettere (Platone).\nPer quanto riguarda la scelta stilistica del dialogo come forma espositiva, \xc3\xa8 importante sottolineare come, in quegli anni, vi fossero tutte le condizioni per questa particolare scelta: da una parte, la sempre pi\xc3\xb9 vasta popolarit\xc3\xa0 e fortuna della tragedia e della commedia, dall'altra il dialogare dei sofisti e di Socrate. Se non \xc3\xa8 dunque possibile sostenere che Platone sia stato il creatore del dialogo come genere letterario, \xc3\xa8 per\xc3\xb2 verosimile che egli abbia colto la comune abitudine al dialogare e al porre quesiti, iniziando forse a stendere semplici questionari senza personaggi, affidando poi, in una seconda fase, alla figura di Socrate la funzione di protagonista di opere pi\xc3\xb9 strutturate e complesse.Alcuni dialoghi, definiti pseudo-platonici o spuri (in greco nothoi, cio\xc3\xa8 apocrifi), sebbene attribuiti a Platone, erano considerati non autentici gi\xc3\xa0 dall'antichit\xc3\xa0, e per questo motivo esclusi dal corpus delle sue opere. Di alcuni ci sono noti solo i titoli (Midone, Feaci), mentre di altri sei possediamo il testo completo: Sulla giustizia, Sulla virt\xc3\xb9, Demodoco, Sisifo, Erissia, Assioco. Oltre a questi, gli studiosi moderni concordano nel considerare spuri anche alcuni dialoghi ritenuti autentici dagli antichi: Definizioni, Ipparco, Minosse, Amanti, Teagete.Il sistema di riferimento usato per la citazione di passi dai dialoghi di Platone \xc3\xa8 l'edizione della sua Opera omnia curata nel 1578 dal tipografo francese Henri Estienne (la famosa Edizione di Stephanus).\n\n"