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Pubblicazione: Pescia, [1965?]
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, Paese: IT
'Giovanni Sercambi (Lucca, 18 febbraio 1348 \xe2\x80\x93 Lucca, 1424) \xc3\xa8 stato uno scrittore italiano.\n\n'
"Per cornice narrativa si intende una parte di testo all'interno della quale l'autore s'inserisce. Si ha in questo modo un racconto nel racconto; \n\xc3\x88 usato nella novellistica: diverse novelle possono essere raccontate dai narratori descritti nello stesso testo ed essere quindi legate da un contesto comune. Il primo esempio si trova nella letteratura indiana nella raccolta Pa\xc3\xb1catantra, scritta in sanscrito. Altri esempi esistono nella successiva letteratura indiana, come nella raccolta Kathasaritsagara del secolo XI.\n\nLe mille e una notte sono il pi\xc3\xb9 noto esempio di questo artificio letterario. Infatti l'opera caratterizzata da vari racconti \xc3\xa8 incorniciata dalla saggia Shar\xc4\x81z\xc4\x81d che, condannata a morte, intrattiene il sultano per una notte intera con svariati racconti nel tentativo di rimandare l'esecuzione ed essere salvata. L'intrattenersi tra Shar\xc4\x81z\xc4\x81d ed il sultano costituiscono la cornice, il resto dei testi sono le novelle;\nLibro de' sette savi, raccolta medievale di novelle di origine orientale;\nIl Decameron di Giovanni Boccaccio. \xc3\x88 costruito interamente entro una cornice narrativa in cui i narratori, dei giovani, fuggono da un'epidemia di peste a Firenze: passano due settimane in un luogo ameno e appartato e, per trascorrere meglio il tempo, si raccontano le varie novelle: \xc3\xa8 questa la cornice dell'opera, mentre il resto del testo \xc3\xa8 costituito dalle cento novelle che si susseguono nell'opera. Tra una novella e l'altra, riemerge la cornice sotto forma di descrizione delle azioni o dei dialoghi dei dieci giovani;\nIl Pecorone di Giovanni Fiorentino (XIV secolo), raccolta di cinquanta novelle;\nIl Novelliere di Giovanni Sercambi (XIV secolo), raccolta di centocinquanta novelle;\nLe piacevoli notti, settantacinque novelle del bergamasco Giovanni Francesco Straparola (XV - XVI secolo);\nI racconti di Canterbury di Geoffrey Chaucer. Un gruppo di ventinove pellegini partono dal Tabard Inn (Locanda del Tabarro) nel Southwark a Londra e si recano in pellegrinaggio alla tomba di san Tommaso Becket posta nella Cattedrale di Canterbury. Il narratore si unisce a loro e l'oste suggerisce ai pellegrini di raccontare delle novelle durante il cammino;\ngli Ecatommiti di Giambattista Giraldi Cinzio (XVI secolo);\nLo cunto de li cunti; raccolta di fiabe di Giambattista Basile (secolo XVII).\n\n"
'Fica e figa sono termini volgari della lingua italiana di uso comune impiegati per indicare una parte dell\'apparato genitale femminile, ossia la vulva e, per estensione, anche la stessa vagina. Come il termine cazzo, non si tratta di semplici sinonimi del termine anatomico, bens\xc3\xac rappresentano una forma dell\'espressivit\xc3\xa0 letteraria e popolare.\nIl termine viene dal tardo latino fica "frutto del fico", come femminile di ficus, "l\'albero del fico" (Ficus carica) ma anche dell\'apparato sessuale femminile. La dicotomia al frutto del fico usata in latino infatti \xc3\xa8 sempre parallela alla parte anatomica femminile, fatto lamentato dallo stesso Aristotele, (300 a.C.). Il significato per la parte sessuale femminile era gi\xc3\xa0 presente nella parola greca (\xcf\x83\xcf\x85\xce\xba\xce\xbf\xce\xbd) sykon "fico", usato g\xc3\xac\xc3\xa0 da Aristofane nelle proprie commedie. Si tratterebbe quindi di un calco che dal greco \xc3\xa8 passato alla lingua italiana tramite il tardo latino. \nIl termine greco per\xc3\xb2 deriva direttamente attraverso il fenicio dal precedente accadico: p\xc4\xabqu, ovvero s\xc4\xabqu (2300 A. C) in cui assume propriamente e solo il significato comune dell\'organo sessuale, ed anche a verbi ed aggettivi associati alla copula ed alla penetrazione.\nIn latino venne usato in parallelo come termine pi\xc3\xb9 gentile per sostituire il pi\xc3\xb9 volgare cunnus (in italiano conno, termine poco usato) e viene descritto come una ferita in locis uericundioribus, ovvero nei posti pi\xc3\xb9 vergognosi. \nL\'assunzione semantica del termine con valore prettamente sessuale, presto trasformato in senso osceno, ha fatto s\xc3\xac che, molto pi\xc3\xb9 tardi con la formazione del volgare, il nome del frutto dell\'albero del fico in italiano, venisse "censurato" e passato al maschile, cos\xc3\xac come \xc3\xa8 l\'albero, cio\xc3\xa8 "fico", in deroga all\'usuale regola della lingua italiana (mela frutto del melo, pera frutto del pero ecc.), dove il nome del frutto \xc3\xa8 il nome dell\'albero passato al femminile.\nNei dialetti e nelle lingue romanze in cui fica non ha assunto il senso primario di "vulva", il frutto \xc3\xa8 rimasto al femminile (ad esempio francese la figue, nel napoletano, nel ligure, nei dialetti reggino e salentino fica o figa).\nIn tali linguaggi il significato sessuale od osceno \xc3\xa8 espresso da altri termini.\nIn alcuni dialetti italiani meridionali si usano termini direttamente derivanti dal lemma latino cunnus.\nAd esempio cunno o cunnu nel catanzarese viene utilizzato sia nel significato di "apparato genitale femminile" sia come offesa per l\'interlocutore. Nell\'accezione dispregiativa vuole indicare la scarsa intelligenza della persona apostrofata con questo termine, nei significati di fesso, bonaccione, tonto, imbecille.\nNella variante campidanese della Lingua sarda, invece, il termine cunnu indica esclusivamente l\'apparato genitale e viene usato anche, nel gergo giovanile cagliaritano, il termine "cunnata", con cui si intende una cosa bella, gradevole, come nell\'equivalente italiano "figata".\nIl termine fa parte di uno dei filoni principali della letteratura - a volte anche alta - e dello scrivere tipico della goliardia.\nTermini volgari analoghi in altre lingue sono cunt in inglese, con in francese e co\xc3\xb1o in spagnolo, tutti e tre dal latino cunnus.\n\n'
"La via Vandelli \xc3\xa8 un'antica strada commerciale e militare, realizzata a met\xc3\xa0 del XVIII secolo per collegare Modena (capitale dell'omonimo ducato) e Massa.\n\n"