Accedi all'area personale per aggiungere e visualizzare i tuoi libri preferiti
Serie: Biblioteca del Leonardo ; 5
Serie: Biblioteca del Leonardo ; 5
Serie: Biblioteca di lingua nostra ; 4
Serie: Biblioteca di lingua nostra ; 4
Serie: Biblioteca di lingua nostra [Sansoni] ; 4
Serie: Biblioteca di lingua nostra ; 4
'Le lingue dell\'Italia costituiscono, a detta di alcuni autori, il patrimonio linguistico pi\xc3\xb9 ricco e variegato all\'interno del panorama europeo.\nAd eccezione di taluni idiomi stranieri legati ai moderni flussi migratori, le lingue che vi si parlano sono esclusivamente di ceppo indoeuropeo e appartenenti in larga prevalenza alla famiglia delle lingue romanze: compongono il paesaggio linguistico, altres\xc3\xac, variet\xc3\xa0 albanesi, germaniche, greche e slave.\nLa lingua ufficiale della Repubblica Italiana, l\'italiano, discende storicamente dal toscano letterario, il cui uso in letteratura \xc3\xa8 iniziato con i grandi scrittori Dante, Petrarca e Boccaccio verso il XIII secolo, e si \xc3\xa8 in seguito evoluto storicamente nella lingua italiana corrente. La lingua italiana era scritta solo da una piccola minoranza della popolazione al momento dell\'unificazione politica nel Regno d\'Italia nel 1861, ma si \xc3\xa8 in seguito diffusa, mediante l\'istruzione obbligatoria esclusivamente in lingua italiana standard e il contributo determinante e pi\xc3\xb9 recente della televisione che vede escluso, o molto limitato, l\'uso sia dei dialetti che delle lingue di minoranza (salvo quanto previsto dagli accordi internazionali sottoscritti dall\'Italia dopo la seconda guerra mondiale a favore delle minoranze linguistiche tedesca della provincia di Bolzano, slovena della regione Friuli-Venezia Giulia e francese della Valle d\'Aosta) nonostante il fatto che, nel secondo caso, la legge 482/99 preveda l\'obbligo per la RAI di trasmettere anche nelle lingue delle minoranze linguistiche.Dal punto di vista degli idiomi locali preesistenti, ne consegue un processo di erosione linguistica e di minorizzazione, processo accelerato sensibilmente dall\'ampia disponibilit\xc3\xa0 di mass media in lingua italiana e dalla mobilit\xc3\xa0 della popolazione, oltre ad una scarsa volont\xc3\xa0 politica di tutelare le minoranze linguistiche (art. 6 Cost e L. 482/99) e riconoscere una valenza culturale ai dialetti (art. 9 Cost). Questo tipo di cambiamenti ha ridotto sensibilmente l\'uso degli idiomi locali, molti dei quali sono ormai considerati in pericolo di estinzione, principalmente a causa dell\'avanzare della lingua italiana anche nell\'ambito strettamente sociale e relazionale .\nNegli ultimi anni si \xc3\xa8 assistito a una loro rivalutazione sul piano culturale in reazione ai processi omologativi della globalizzazione. Nonostante il mancato appoggio dello Stato, secondo varie ricerche pi\xc3\xb9 del 60% dei ragazzi parla quotidianamente in "dialetto" (con riferimento ai dialetti dell\'Italia, non ai dialetti dell\'italiano); tra i vari motivi, i pi\xc3\xb9 importanti sono: il desiderio di creare un legame forte con la propria famiglia (67%), volont\xc3\xa0 di conoscere la storia di determinati termini ed espressioni (59%) o possibilit\xc3\xa0 di arricchire il proprio parlato con espressioni colloquiali (52%) e naturalmente lo spirito di appartenenza alla propria terra.\nSecondo i pi\xc3\xb9 recenti dati statistici il 45,9% degli italiani parla in modo esclusivo o prevalente l\'italiano, il 32,2% lo alterna con una lingua locale, mentre solo il 14% si esprime esclusivamente nell\'idioma locale, il resto ricorre ad un\'altra lingua. Il noto linguista Tullio De Mauro, intervistato da un quotidiano nazionale il 29 settembre 2014, affermava che l\'uso alternante di italiano e dialetto arriva oggi al 44,1% e coloro che adoperano solo l\'italiano sono il 45,5%.Sempre secondo De Mauro, il plurilinguismo "italiano + dialetti o una delle tredici lingue di minoranza" gioca un ruolo positivo in quanto \xc2\xabi ragazzi che parlano costantemente e solo italiano hanno punteggi meno brillanti di ragazzi che hanno anche qualche rapporto con la realt\xc3\xa0 dialettale\xc2\xbb.\n\n'
'Il friulano (furlan , lenghe furlane; marilenghe, "lingua madre") \xc3\xa8 una lingua romanza, facente parte del gruppo retoromanzo e da alcuni studiosi definito con l\'ormai desueto termine "ladino". \nSi \xc3\xa8 sviluppata a partire dal latino rustico aquileiese, mescolato a elementi celtici, a cui si sono poi aggiunti numerosi elementi slavi e germanici, in quanto i vari popoli di stirpe germanica (longobardi, goti, franchi, tedeschi) hanno dominato il Friuli per oltre 900 anni.\nGi\xc3\xa0 nel 1600 \xe2\x80\x9d (\xe2\x80\xa6) Era del resto opinione comune dei viaggiatori del tempo che il friulano fosse una sorta di francese oppure di spagnolo. Ma soltanto nel 1873, Ascoli d\xc3\xa0 forma compiutamente scientifica a queste opinioni diffuse.\xe2\x80\x9dLo Stato italiano ha riconosciuto la "minoranza linguistica storica friulana", e la sua lingua e cultura, nel 1999 con la legge 482/1999, articolo 2.\n\n'
"Con lingue indoeuropee in linguistica si intende quella famiglia linguistica, cio\xc3\xa8 quella serie di lingue aventi un'origine comune (il protoindoeuropeo), che comprende la maggior parte delle lingue d'Europa vive ed estinte che attraverso il Caucaso e il Medio Oriente da un lato, e la Siberia occidentale e parte dell'Asia Centrale dall'altro, sono arrivate a coinvolgere l'Asia meridionale e in tempi antichi persino l'attuale Turkestan cinese (odierno Xinjiang). \nNel corso dell'et\xc3\xa0 moderna, in seguito alle esplorazioni geografiche, alle migrazioni e alla colonizzazione che hanno fatto dilagare i popoli europei in gran parte del globo, si \xc3\xa8 diffusa in tutti i continenti, divenendo la famiglia dominante nelle Americhe, in Australia, in Nuova Zelanda, in gran parte della Siberia e in singole regioni dell'Africa. Oggi le lingue della famiglia linguistica indoeuropea hanno nel globo il maggior numero relativo di parlanti, rispetto alle altre famiglie linguistiche. La famiglia linguistica indoeuropea si divide a sua volta in grandi sottofamiglie (gruppi o rami di lingue), sulla cui esatta composizione e sulle cui relazioni \xc3\xa8 in corso un vivace dibattito scientifico.\n\n"
'La Legislazione italiana a tutela delle minoranze linguistiche riconosce dodici comunit\xc3\xa0 linguistiche storiche parlanti idiomi ascritti a varie famiglie linguistiche presenti entro i confini della Repubblica italiana e diversi dall\'italiano, lingua ufficiale dello stato. Questi dodici gruppi linguistici (albanesi, catalani, croati, francesi, francoprovenzali, friulani, germanici, greci, ladini, occitani, sardi, sloveni) sono rappresentati da circa 2.400.000/3.000.000 parlanti distribuiti in 1.171 comuni di 14 regioni, tutelati da apposite leggi nazionali (come la legge quadro 482/99) e regionali.\nNon sono giuridicamente riconosciute le \xc2\xaballoglossie interne\xc2\xbb, comunit\xc3\xa0 parlanti idiomi di ceppo italo-romanzo trasferitesi dalle proprie sedi originali in altri territori (come gli idiomi gallo-italici dell\'Italia insulare e meridionale), le \xc2\xabminoranze diffuse\xc2\xbb, le comunit\xc3\xa0 parlanti variet\xc3\xa0 non territorializzate (come i rom e i sinti) quindi prive dell\'elemento "territorialit\xc3\xa0", e le \xc2\xabnuove minoranze\xc2\xbb, le lingue alloglotte parlate in comunit\xc3\xa0 di recente immigrazione conservanti \xc2\xablingua, cultura, religione e identit\xc3\xa0 di origine\xc2\xbb perch\xc3\xa9 mancanti dell\'elemento di "storicit\xc3\xa0". \xc3\x88 tuttavia anche da ricordare che le lingue dei migranti non sono comprese tra le lingue tutelate dal trattato internazionale (europeo) "Carta europea delle lingue regionali e minoritarie"La legge quadro 482/99 che d\xc3\xa0 attuazione all\'art. 6 della Costituzione italiana (tutela minoranze linguistiche storiche), come precisato dalla Corte Costituzionale nella sua sentenza nr. 88 del 2011, non esaurisce ogni forma di riconoscimento e sostegno al ricco plurilinguismo presente in Italia; sia prima che dopo la legge 482/99 con apposite leggi regionali \xc3\xa8 stata infatti prevista la "valorizzazione" dei diversi patrimoni linguistici e culturali delle Regioni. in attuazione all\'art. 9 Cost.\n\n'
'Lo standard ISO 639-2, seconda parte dello standard internazionale ISO 639, \xc3\xa8 un elenco di codici a tre lettere identificativi dei nomi dei linguaggi. \xc3\x88 stato pubblicato per la prima volta nel 1998 con il nome Codici per la rappresentazione dei nomi dei linguaggi\xe2\x80\x94Parte 2: Alpha-3 code.\nSebbene in generale ad ogni linguaggio corrisponda un solo codice, ventidue linguaggi fanno eccezione, avendo due codici. Per questi linguaggi, un codice \xc3\xa8 per uso "bibliografico" (ISO 639-2/B), mentre l\'altro \xc3\xa8 per uso "terminologico" (ISO 639-2/T). In pratica, il codice bibliografico deriva dal nome in inglese di tale linguaggio, mentre quello terminologico \xc3\xa8 derivato dal nome nella lingua di origine.\nLa Biblioteca del Congresso \xc3\xa8 l\'autorit\xc3\xa0 di registrazione per l\'ISO 639-2. In questo ruolo la Biblioteca del Congresso riceve e rivede le proposte di cambiamento.\n\n'