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Pubblicazione: Firenze ; Milano : Giunti, 2015
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, Paese: IT
'Le Principesse Disney (Disney Princess) sono un media franchise di propriet\xc3\xa0 della Walt Disney Company, anche chiamato Linea delle Principesse (Princess Line). \nIl franchise, ideato negli anni 90 e successivamente ufficializzato agli inizi degli anni 2000 da Andy Mooney, presidente della Disney Consumer Products, \xc3\xa8 basato su alcuni personaggi femminili apparsi in vari classici Disney.\nNei suoi primi anni il franchise era composto da Biancaneve, Cenerentola, Aurora, Ariel, Belle, Jasmine, Pocahontas e Mulan. Successivamente sono state aggiunte Tiana, Rapunzel, Merida e Vaiana.\nLa Walt Disney Company ha distribuito bambole, video karaoke, abbigliamento, oggetti per la casa, ed una variet\xc3\xa0 di altri prodotti con il marchio "Principesse Disney".Le licenze per il franchise includono Glidden (pittura murale), Stride Rite (scarpe luccicanti), Hasbro (giochi e bambole), e le figurine plastiche Fisher-Price.\n\n'
"Disney+ \xc3\xa8 una piattaforma di contenuti in streaming (over-the-top) di film, serie televisive e altri contenuti d'intrattenimento ad abbonamento, di propriet\xc3\xa0 della The Walt Disney Company e gestito dalla divisione Media and Entertainment Distribution. La piattaforma distribuisce principalmente film e serie televisive prodotte dai The Walt Disney Studios e dalla Walt Disney Television e tutte le sue filiali (tra cui Pixar, Marvel, Star Wars e National Geographic). Disney+ distribuisce inoltre film e serie televisive originali. Offre un servizio accanto alle altre piattaforme di streaming della Disney: Hulu orientata alla programmazione generale e ESPN+ orientato allo sport, mentre Disney+ si concentra sull'intrattenimento per famiglie.\nDisney+ fa affidamento sulla tecnologia sviluppata da Disney Streaming Services, che \xc3\xa8 stata originariamente fondata come BAMTech nel 2015 quando \xc3\xa8 stata scorporata dalla MLB Advanced Media (MLBAM). La Disney ha aumentato la sua quota di propriet\xc3\xa0 di BAMTech a una quota di controllo nel 2017 e successivamente ha trasferito la propriet\xc3\xa0 alla DTCI come parte di una ristrutturazione aziendale in previsione dell'acquisizione da parte di Disney della 21st Century Fox. BAMTech che ha contribuito al lancio di ESPN+ all'inizio del 2018 e l'accordo per pubblicazione in streaming di contenuti Disney con Netflix che \xc3\xa8 terminata nel 2019, Disney ha colto l'opportunit\xc3\xa0 di utilizzare le tecnologie sviluppate per ESPN+ per creare un servizio di streaming a marchio Disney che avrebbe avuto i suoi contenuti. La produzione di film e serie televisive per la pubblicazione esclusiva sulla piattaforma sono iniziati alla fine del 2017.\nDisney+ ha debuttato il 12 novembre 2019 negli Stati Uniti, in Canada e nei Paesi Bassi. Il servizio \xc3\xa8 stato esteso ad Australia, Nuova Zelanda e Porto Rico una settimana dopo ed esteso a paesi europei selezionati il 24 marzo 2020. \xc3\x88 diventato disponibile in India ad Aprile tramite Hotstar di Disney (servizio di streaming ribattezzato Disney+ Hotstar). Ulteriori espansioni sono avvenute in Europa e in America Latina a met\xc3\xa0 del 2020, poich\xc3\xa9 gli accordi di distribuzione di streaming internazionale esistenti di Disney con servizi concorrenti scadono. Al momento del lancio, il servizio ha ricevuto un'accoglienza positiva per i contenuti presenti, ma \xc3\xa8 stato criticato per problemi tecnici. Anche le modifiche apportate a film e programmi televisivi hanno attirato l'attenzione dei media. Dieci milioni di utenti si sono abbonati a Disney+ durante il primo giorno di attivit\xc3\xa0. \nAl 2 dicembre 2020 erano abbonati al servizio 86,8 milioni di utenti.\n\n"
"The Walt Disney Company, comunemente conosciuta come Disney, \xc3\xa8 una multinazionale statunitense con sede principale a Burbank in California, fondata nel 1923 da Walt Disney e suo fratello Roy con il nome di Disney Brothers Cartoon Studio, rinominata successivamente The Walt Disney Studio nel 1926, Walt Disney Productions nel 1929 e infine chiamata col nome odierno nel 1986.\nL'azienda era in origine uno studio di animazione che ottenne un significativo successo con una serie animata lanciata nel 1928, Mickey Mouse. Negli anni trenta e quaranta, in contemporanea all'affermazione dei propri cortometraggi di animazione, inizi\xc3\xb2 a produrre lungometraggi animati. Negli anni successivi, per differenziare il business e crescere ulteriormente, entr\xc3\xb2 nel settore del turismo, con parchi a tema, tra cui Disneyland (inaugurato nel 1955) e Walt Disney World Resort (nel 1971), dell'intrattenimento e del merchandising.\nLo studio ha in seguito prodotto dei film con veri attori e programmi televisivi. Dopo la morte di Walt nel 1966 e di suo fratello Roy nel 1971, la societ\xc3\xa0 affront\xc3\xb2 una crisi, soprattutto nel settore dell'animazione, che port\xc3\xb2, nei primi anni 80, ad un tentativo di OPA ostile. L'elezione ad amministratore delegato di Michael Eisner consent\xc3\xac all'azienda, a partire dalla met\xc3\xa0 del decennio, di ritornare redditizia, capitalizzando le proprie produzioni come Disney Channel e i Disney Store e ampliando o creando nuovi parchi a tema.\nL'azienda, entrata in borsa negli anni 50, \xc3\xa8 dal 6 maggio 1991 un componente dell'indice azionario Dow Jones.\nLe produzioni cinematografiche dello studio vengono diversificate anche grazie alla creazione o l'acquisto di altri studi (Miramax, Touchstone, Hollywood). A met\xc3\xa0 degli anni novanta, l'azienda si espande nuovamente sfruttando le nuove tecnologie legate a Internet (Walt Disney Internet Group) e ai videogiochi (Disney Interactive) e diventa un importante gruppo media, con l'acquisto di ABC e ESPN (che lavorano nel settore radio-televisivo). I primi anni 2000 sono stati caratterizzati da vari problemi finanziari con la conseguente vendita di alcune aziende controllate, ma, parallelamente, la societ\xc3\xa0 ha acquistato altre imprese in vari settori. Questo ha portato la Disney a diventare proprietaria dei diritti, tra gli altri, dei cataloghi Baby Einstein, Muppets, Jetix, Pixar (acquistata nel 2006), Marvel (acquisita a fine 2009) e Lucasfilm (acquistata nel mese di ottobre 2012).Nel dicembre 2017, l'azienda annuncia l'intenzione di acquistare l'impero di Rupert Murdoch, la 21st Century Fox, per 52,4 miliardi di dollari (66 miliardi incluso il debito). L'accordo \xc3\xa8 stato approvato dalla Divisione Antitrust del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti e il 27 luglio 2018 l'acquisizione diventa ufficiale grazie al voto degli azionisti di entrambe le societ\xc3\xa0 e si \xc3\xa8 conclusa il 20 marzo 2019.\nNel Maggio 2019, viene annunciato il controllo di Hulu, piattaforma di streaming e video on demand, attiva principalmente sul mercato USA, per una valutazione complessiva di circa 30 mld di dollari. Con tale mossa il gruppo si pone in diretta concorrenza con Netflix e Amazon Prime Video nella produzione e distribuzione di contenuti. Tale annuncio precede il lancio della piattaforma Disney+ nel Novembre 2019 negli USA e nel marzo 2020 nel resto del mondo.\n\n"
"Dal 1937 la Walt Disney Pictures realizza indipendentemente, o con collaborazioni, film e lungometraggi d'animazione. Lo studio principale dedicato alla produzione di film d'animazione \xc3\xa8 l'attuale Walt Disney Animation Studios, ma altre produzioni parallele si sono affiancate a questo filone principale, realizzate da sezioni interne della Disney e filiali estere, o in co-produzione con studios indipendenti.\nIn questa lista non sono inclusi i ducumentari di Disneynature.\n\n"
"Walt Disney, all'anagrafe Walter Elias Disney (Chicago, 5 dicembre 1901 \xe2\x80\x93 Burbank, 15 dicembre 1966), \xc3\xa8 stato un animatore, imprenditore, produttore cinematografico, regista e doppiatore statunitense.\nAnnoverato tra i principali cineasti del XX secolo e riconosciuto come uno dei padri dei film d'animazione, ha inoltre creato Disneyland, il primo di una serie di parchi a tema; \xc3\xa8 altres\xc3\xac noto per la sua grande abilit\xc3\xa0 nella narrazione di storie, come divo televisivo e uno dei grandi artisti del XX secolo nel campo dell'intrattenimento. Con i suoi collaboratori ha creato molti dei pi\xc3\xb9 famosi personaggi dei cartoni animati del mondo; uno di questi, Topolino, \xc3\xa8 secondo molti il suo alter ego.\nDetiene il record di Premi Oscar vinti, avendo ricevuto, in 34 anni di carriera, per i suoi cortometraggi e documentari, 59 candidature e 26 premi, di cui 3 onorari e un Premio alla memoria Irving G. Thalberg. Nel 1956 ha vinto il David di Donatello per il miglior produttore straniero per Lilli e il vagabondo. Gli Oscar onorari gli furono assegnati, nel primo caso, per la creazione di Topolino; nel secondo, per Biancaneve e i sette nani, \xc2\xabriconosciuto come un'innovazione cinematografica significativa che ha incantato milioni di persone ed \xc3\xa8 stato pioniere di una nuova area d'intrattenimento nel campo del cartone animato\xc2\xbb; e, infine, \xc2\xabper lo sbalorditivo contributo all'avanzamento dell'uso del sonoro nel cartone animato, grazie alla produzione di Fantasia\xc2\xbb. Fu candidato per tre volte ai Golden Globes, ma ne ricevette solo due onorari, per Bambi (1942) e Deserto che vive (1953), oltre al Cecil B. DeMille Award nello stesso anno. Otto pellicole da lui prodotte sono state inserite nella Biblioteca del Congresso in quanto \xc2\xabculturalmente, storicamente ed esteticamente significative\xc2\xbb: Steamboat Willie, I tre porcellini, Biancaneve e i sette nani, Fantasia, Pinocchio, Bambi, Dumbo e Mary Poppins."
"La vastissima produzione di disegni di Pisanello testimonia un'attivit\xc3\xa0 molto feconda, a differenza delle poche testimonianze pittoriche sicure che ci sono pervenute. Indubbiamente come disegnatore fu tra i pi\xc3\xb9 grandi della sua epoca.\n\n"