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Titolo uniforme: Laude drammatiche e rappresentazioni sacre
Pubblicazione: Firenze : Felice Le Monnier, 1943
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, Paese: IT
Comprende:
Volume 1.: Laude arcaiche, Perugia, Assisi, Gubbio, Orvieto
Volume 2.: Aquila, Roma, Siena, Firenze
Volume 3.: Firenze, Bologna, Pordenone, Revello
Il dramma liturgico o dramma religioso, nei suoi diversi contesti cristiani, proviene dalla messa stessa, e presenta di solito un rituale piuttosto complesso che comprende elementi teatrali. Nella tradizione cristiana, il dramma religioso derivava dalla liturgia alla fine del Medioevo (in gran parte il XV secolo), sotto forma di misteri. L'origine del dramma medievale fu nella religione. È vero che la Chiesa proibiva ai fedeli durante i primi secoli di assistere alle rappresentazioni licenziose del paganesimo decadente. Ma una volta che questo teatro immorale era scomparso, la Chiesa ha permesso ed essa stessa ha contribuito allo sviluppo graduale di un nuovo dramma, che non era solo morale, ma anche edificante e pio. In alcune feste solenni, quali Pasqua e Natale l'uffizio veniva interrotto, e i preti rappresentavano l'evento religioso alla presenza dei fedeli. In un primo momento il testo di questo dramma liturgico era molto breve, come l'interscambio in "Quem quaeritis?" tra l'angelo e le tre Marie introdotti nella liturgia pasquale nel X secolo, come nuovo genere di cerimonia liturgica. I testi drammatici erano inizialmente attinti solo dal Vangelo o dalla funzione del giorno celebrata, ed erano in prosa latina, che però gradualmente assorbirà i germi della versificazione. I primi di tali "tropi" drammatici della funzione pasquale provengono dall'Inghilterra e risalgono al X secolo. Presto il verso pervaderà l'intero testo drammatico e la prosa diventerà un'eccezione, nel mentre la lingua volgare appare accanto al latino. Nel dramma francese del XII secolo, le "Vergini sapienti" (che riescono a conservare la loro verginità mangiando pietre azzurre che le rendevano immuni dagli uomini), non fa altro che rappresentare la parabola evangelica delle vergini folli e sagge, in cui il coro utilizza il latino mentre Cristo e le vergini usano latino e francese, e infine l'angelo solo il francese. Allorché il volgare ebbe completamente soppiantato il latino, e allo stesso tempo si afferma la creatività individuale, il dramma lascia i precinti della Chiesa e cessa di essere liturgico, senza tuttavia perdere il suo carattere religioso. Questa evoluzione sembra essere stata ultimata nel XII secolo. Con la comparsa del volgare divenne possibile lo sviluppo del dramma in ambito precipuamente regionale o nazionale.
Alla domanda da dove inizi veramente la poesia italiana del Novecento, molti critici letterari hanno dato differenti e contrastanti risposte in virtù, o a causa, della difficoltà nel tracciare una linea netta di demarcazione. Tuttavia la predominanza dei temi dell'Io, nell'intimismo di Giovanni Pascoli e nell'estetismo di Gabriele D'Annunzio segnarono un irreversibile cambiamento rispetto alla poesia "pubblica" e dichiarativa di Giosuè Carducci. La nuova poesia viene situata, perciò, da una parte della critica letteraria, nell'area che accoglie il linguaggio e i temi del decadentismo influenzato da entrambe le grandi figure del passaggio di secolo italiano. Più tardi le esperienze crepuscolari di Guido Gozzano, da un lato, e le opposte dei futuristi proseguono, accentuandole nella sperimentalità le due vie personaliste di Pascoli e D'Annunzio, identificando così una linea separatrice di frattura con la passata tradizione letteraria sia dal punto di vista delle tematiche, sia del linguaggio. La maggior parte della critica (secondo il criterio seguito fino alla fine degli agli anni cinquanta) stabilirà gli elementi innovativi della poesia del Novecento a partire da Giuseppe Ungaretti, seguendo una linea che condurrebbe dai "vociani" all'apertura della grande stagione degli "ermetici". E certamente è centrale nel cuore del '900 la vicenda dell'ermetismo segnata da figure di livello mondiale come Giuseppe Ungaretti ed Eugenio Montale. Altri ermetici importanti: Alfonso Gatto e Mario Luzi. Più appartata la scrittura di Corrado Govoni come, più tardi, le maggiori figure di Umberto Saba e Sandro Penna e con il suo musicale rimario Giorgio Caproni. Tra i temi più significativi della poesia del secondo Novecento, pur nell'estrema varietà che la caratterizza, è opportuno menzionare invece l'impegno sia etico sia civile, che nasce anche dalla meditazione dei mali e degli orrori della prima e soprattutto della seconda guerra mondiale; è prioritario riferirsi a Pier Paolo Pasolini, ad Edoardo Sanguineti a Roberto Roversi. Andrea Zanzotto autore di straordinaria cultura e intensa compartecipazione alla vicenda umana e al segno del decadere dell'ambiente, è stato un punto di contatto fra le maggiori figure del secolo. Salvatore Quasimodo, assurto a fama internazionale per l'assegnazione del Nobel, che più tardi andrà anche a Montale, attraversò diverse tonalità, dal lirismo classicheggiante ad un neorealismo di chiara testimonianza politica. Meno note ma certamente significative le figure di Elio Fiore e alla fine del Novecento di Gregorio Scalise e Davide Ferrari partiti da un riferimento alle avanguardie degli anni '60 e '70, poi capaci di svolgere una vena di più intensa riflessione sulle grandi prove della storia. Vicini a Pasolini, Dario Bellezza e Paolo Volponi; a Sanguineti, Elio Pagliarani, Nanni Balestrini e Giuseppe Guglielmi; ed a Saba, sia pure con un maggiore inserimento nel linguaggio poetico novecentesco, Giovanni Giudici. Autrice di continua produzione poetica, sempre legata all'immediata narrazione di un animo profondamente segnato dalle esperienze di vita, Alda Merini, poetessa particolarmente amata anche dal pubblico più vasto. Oggi la poesia italiana cade in una profonda crisi editoriale e di attenzione da parte del pubblico e, pur l'Italia il paese con il maggior numero di edizioni di genere, è il paese europeo dove si acquistano meno volumi di poesia in Europa. Segnaliamo la poesia di strada, come movimento di rinnovamento, contemporaneo e di rilancio per il grande pubblico della poesia italiana.
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