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Titolo uniforme: Come siamo andati in Libia
Autore principale: Salvemini, Gaetano, 1873-1957
Pubblicazione: Milano : Feltrinelli, 1963
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, Paese: IT
Fa parte di: 3: Scritti di politica estera
La guerra italo-turca (nota in italiano anche come guerra di Libia, impresa di Libia o campagna di Libia ed in turco come Trablusgarp Savaşı, ossia Guerra di Tripolitania) fu combattuta dal Regno d'Italia contro l'Impero ottomano tra il 29 settembre 1911 e il 18 ottobre 1912, per conquistare le regioni nordafricane della Tripolitania e della Cirenaica. Le ambizioni coloniali spinsero l'Italia ad impadronirsi delle due province ottomane che nel 1934, assieme al Fezzan, avrebbero costituito la Libia dapprima come colonia italiana ed in seguito come Stato indipendente. Durante il conflitto fu occupato anche il Dodecaneso nel Mar Egeo; quest'ultimo avrebbe dovuto essere restituito ai turchi alla fine della guerra, ma rimase sotto amministrazione provvisoria da parte dell'Italia fino a quando, con la firma del trattato di Losanna nel 1923, la Turchia rinunciò ad ogni rivendicazione e riconobbe ufficialmente la sovranità italiana sui territori perduti nel conflitto. Nel corso della guerra l'Impero ottomano si trovò notevolmente svantaggiato, poiché poté rifornire il suo piccolo contingente in Libia solo attraverso il Mediterraneo. La flotta turca non fu in grado di competere con la Regia Marina, e gli Ottomani non riuscirono ad inviare rinforzi alle province nordafricane. Pure se minore, questo evento bellico fu un importante precursore della prima guerra mondiale, perché contribuì al risveglio del nazionalismo nei Balcani. Osservando la facilità con cui gli italiani avevano sconfitto i disorganizzati turchi ottomani, i membri della Lega Balcanica attaccarono l'Impero prima del termine del conflitto con l'Italia. La guerra registrò numerosi progressi tecnologici nell'arte militare, tra cui, in particolare, il primo impiego militare dell'aeroplano sia come mezzo offensivo che come strumento di ricognizione (furono schierati in totale 9 apparecchi). Il 23 ottobre 1911 il pilota capitano Carlo Maria Piazza sorvolò le linee turche in missione di ricognizione ed il 1º novembre dello stesso anno l'aviatore Giulio Gavotti lanciò a mano la prima bomba aerea (grande come un'arancia, si disse) sulle truppe turche di stanza in Libia. Altrettanto significativo fu l'impiego della radio con l'allestimento del primo servizio regolare di radiotelegrafia campale militare su larga scala, organizzato dall'arma del genio sotto la guida del comandante della compagnia R.T. Luigi Sacco e con la collaborazione dello stesso Guglielmo Marconi. Infine, il conflitto libico registrò il primo utilizzo nella storia di automobili in una guerra: le truppe italiane furono dotate di autovetture Fiat Tipo 2 e motociclette SIAMT.
Le guerre balcaniche (in albanese: luftërat ballkanike; in bulgaro: Балкански войни; Balkanski vojni; in greco: Βαλκανικοί πόλεμοι, Valkanikì pòlemi; in rumeno: Războaiele balcanice; in serbo: Балкански ратови, Balkanski ratovi; in turco: Balkan Savaşları) furono due guerre combattute nell'Europa sud-orientale nel 1912-1913 nel corso delle quali gli stati componenti la Lega Balcanica (Regno di Bulgaria, Grecia, Regno del Montenegro e Regno di Serbia) dapprima conquistarono agli ottomani la Macedonia e gran parte della Tracia e poi si scontrarono tra loro per la spartizione delle terre conquistate. Le promesse disattese ed i malumori furono causati dal mancato completamento del processo di emancipazione delle terre balcaniche da quel che rimaneva dell'Impero Ottomano durante il XIX secolo. I serbi, durante la guerra russo-turca del 1877-78, avevano infatti conquistato molti territori; mentre la Grecia si era annessa la Tessaglia nel 1881 (anche se poi ne dovette restituire una piccola parte agli Ottomani nel 1897) e la Bulgaria (principato autonomo dal 1878) la provincia della Rumelia orientale nel 1885. Questi tre stati, insieme al Montenegro, nutrivano mire espansionistiche verso quei territori, ancora sotto il dominio ottomano, noti con il nome di "Rumelia" e che comprendevano la Rumelia orientale, la Macedonia e la Tracia. Del resto, già a metà Ottocento, le tensioni fra gli stati balcanici desiderosi di sottrarre terre in Macedonia e Tracia all'Impero Ottomano avevano spinto le grandi potenze a far sì che lo status quo fosse mantenuto e che le autorità ottomane garantissero l'incolumità delle popolazioni cristiane a loro sottomesse, già coinvolte nella lotta per la liberazione dal dominio ottomano. Queste questioni, tuttavia, si ripresentarono quando nel luglio del 1908 i Giovani Turchi costrinsero il Sultano a ripristinare la Costituzione ottomana da lui stesso sospesa. Fu così che l'Austria-Ungheria approfittò dell'instabilità politica dell'Impero Ottomano per annettersi la provincia della Bosnia ed Erzegovina (già occupata, in realtà, nel 1878). A sua volta, la Bulgaria si proclamò un regno completamente indipendente (ottobre 1908), mentre i greci procedettero con l'annessione dell'isola di Creta (le Grandi Potenze, tuttavia, bloccarono quest'ultima operazione). Deluso dall'annessione all'Austria-Ungheria della Bosnia (dove vivevano 825.000 serbi di fede ortodossa e abitavano molti altri sostenitori della causa serba) e costretto a riconoscere tale annessione nel marzo 1909 mettendo così un freno alle agitazioni dei nazionalisti serbi, il governo serbo rivolse le sue mire espansionistiche verso sud, in quella che era la "Vecchia Serbia" (il Sangiaccato di Novi Pazar e la provincia del Kosovo). Alle mire serbe si aggiunsero quelle bulgare: dopo aver ottenuto l'appoggio della Russia nell'aprile 1909, la Bulgaria desiderava infatti annettere i territori ottomani in Tracia e Macedonia. Nel frattempo, il 28 agosto 1909 in Grecia, un gruppo di ufficiali (Stratiotikos Syndesmos) chiesero una riforma costituzionale, la rimozione della famiglia reale dalla guida delle forze armate e una politica estera più decisa e nazionalista con cui poter risolvere la questione cretese e ribaltare l'esito della sconfitta del 1897. A questi avvenimenti si aggiunse l'insurrezione del marzo 1910 della popolazione albanese in Kosovo (appoggiata dai Giovani Turchi) e, nell'agosto 1910, il Montenegro diventò a sua volta un regno. Nel 1911, l'occupazione italiana della Tripolitania, regione appartenente nominalmente all'Impero Ottomano, ne indebolì la posizione internazionale stimolando ulteriormente le mire dei piccoli stati balcanici.
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