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La campagna dei Balcani fu l'invasione della Jugoslavia e della Grecia, da parte delle forze dell'Asse, principalmente l'Italia e la Germania, avvenute tra l'ottobre del 1940 ed il maggio del 1941, durante la seconda guerra mondiale.
La Triplice intesa (in francese Triple Entente IPA: [ɑ̃tɑ̃t]) fu un sistema di accordi politico-militari tra la Gran Bretagna, la Francia e la Russia culminato nell'accordo anglo-russo del 1907. Il più importante di tali accordi fu l'alleanza franco-russa, generato sia dalle tensioni nei Balcani fra Russia e Austria-Ungheria sia dal riarmo della Germania. La Triplice intesa si oppose alla Triplice alleanza di Germania, Austria-Ungheria e Italia (alleatasi poi con la Triplice intesa nella prima guerra mondiale), e costituì uno dei due schieramenti a scendere in campo nella prima guerra mondiale. A differenza della Triplice Alleanza, la Triplice Intesa non era un'alleanza di difesa reciproca; di fatto la Gran Bretagna si sentì libera di prendere le proprie decisioni politiche durante la crisi di luglio nel 1914.
La seconda guerra balcanica (in albanese: Lufta e dytë ballkanike; in bulgaro: Междусъюзническа война, Meždusăjuzničeska vojna, "Guerra tra gli alleati"; in greco: Δεύτερος βαλκανικός πόλεμος, Dèfteros valkanikòs pòlemos; in rumeno: Al doilea război balcanic; in serbo: Други балкански рат, Drugi balkanski rat; in turco: İkinci balkan savaşı) fu un conflitto scatenatosi nella omonima penisola europea nel giugno del 1913 in seguito alla prima guerra balcanica e fu una delle cause che avrebbero condotto alla prima guerra mondiale.
La prima guerra balcanica (in albanese: Lufta e parë ballkanike; in bulgaro: indicata semplicemente come Балканска война, balkanska vojna; in greco: Πρώτος βαλκανικός πόλεμος, Pròtos balkanikòs pòlemos; in serbo: Први балкански рат, Prvi balkanski rat; in turco: Birinci balkan savaşı) iniziò l'8 ottobre 1912, quando il Regno del Montenegro dichiarò guerra all'Impero ottomano; pochi giorni più tardi scesero in campo, a fianco del primo, anche i regni di Bulgaria, Serbia e Grecia dando vita alla Lega Balcanica, ed estendendo il conflitto a tutta la parte meridionale dei Balcani. In meno di due mesi l'esercito dell'Impero ottomano subì una lunga serie di sconfitte, per mare e per terra, ad opera delle forze dei coalizzati che conquistarono la quasi totalità dei possedimenti ottomani nella penisola balcanica. Un primo armistizio fu stabilito il 3 dicembre 1912 (a cui la Grecia aderì solo il 24 dicembre), ma le trattative diplomatiche per giungere alla conclusione delle ostilità, mediate dalle potenze europee, non ebbero esito e i combattimenti ripresero il 3 febbraio 1913: le residue piazzeforti ottomane nei Balcani (Adrianopoli, Scutari, e Giannina) furono espugnate dai coalizzati, e un secondo armistizio fu stipulato il 24 aprile (il Montenegro vi aderì il 4 maggio). Con la mediazione delle principali potenze europee, il 30 maggio 1913 fu firmato il trattato di Londra, che pose fine alla guerra: l'Impero ottomano perse quasi tutti i suoi territori europei che furono spartiti tra gli Stati della Lega balcanica; i dissensi circa la spartizione della regione della Macedonia provocarono attriti e contrasti tra i coalizzati, sfociati poi nella seconda guerra balcanica nel giugno-luglio 1913.
La penisola balcanica, nota anche come Balcani (dalla forma abbreviata di Monti Balcani, sistema montuoso tra Bulgaria e Serbia; dal turco balkan ‘monteʼ), è una penisola dell'Europa orientale; è delimitata a ovest dal mare Adriatico, a sud-ovest dal mar Ionio, a est dal mar Nero, a sud-est dal Mar di Marmara, e a sud dal mar Egeo.
Le guerre jugoslave sono state una serie di conflitti armati, inquadrabili tra una guerra civile e conflitti secessionisti, che hanno coinvolto diversi territori appartenenti alla Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia, una decina di anni dopo la morte di Tito, tra il 1991 e il 2001, causandone la dissoluzione. Diverse le motivazioni che sono alla base di questi conflitti. La più importante è il nazionalismo imperante nelle diverse repubbliche a cavallo fra la fine degli anni ottanta e l'inizio degli anni novanta (in particolare in Serbia, Croazia e Kosovo, ma in misura minore anche in Slovenia e nelle altre regioni della Federazione), con una propaggine finale nel XXI secolo del conflitto nella Repubblica di Macedonia del 2001. Influenti anche le motivazioni economiche, culturali, gli interessi e le ambizioni personali dei leader politici coinvolti e la contrapposizione spesso frontale fra etnie e religioni diverse (cattolici, ortodossi e musulmani), fra le popolazioni delle fasce urbane e le genti delle aree rurali e montane, oltre che gli interessi di alcune entità politiche e religiose (anche esterne) a porre fine all'esperienza della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia.