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Autore principale: Luzzi, Giovanni
Pubblicazione: Firenze : Fides et amor, stampa 1927
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, Paese: IT
Fa parte di: La Bibbia : l'Antico e il Nuovo Testamento / tradotta dai testi originali e annotata da Giovanni Luzzi
Le prime tracce di insediamenti risalgono al Paleolitico medio (Uomo di Neanderthal), sede anche delle più antiche civiltà agricole e urbane che si conoscano (Neolitico, 8000-6000 a.C.). L'arrivo dei popoli semiti comincia nel III millennio a.C. Gli Ebrei, sottomessi dai Cananei, giunsero alla metà del II millennio a.C., in un periodo caratterizzato da un regime di accentuata aridità, che spingeva molte popolazioni a cercare nuovi territori per vivere. Fondarono centri di vita urbana e religiosa. Una serie di regni e stati ebraici ebbe vita nella regione per oltre un millennio a partire dalla metà del II millennio a.C. Ricordiamo per brevità il Regno di Israele distrutto nel 722 a.C., anno dell'invasione assira, e il Regno di Giuda (distrutto nel 586 a.C. dai Babilonesi). Questo fu poi ricostruito nel 530 a.C., e fu posto sotto protettorati diversi, dai Persiani ai Romani, fino al fallimento della grande rivolta ebraica contro l'Impero Romano, che provocò la massiccia espulsione degli Ebrei dalla loro patria o il loro volontario esilio (circa il 25% della popolazione) in seguito alla distruzione del Tempio. Dopo aver soffocato la rivolta di Bar Kohba nel 135, l'imperatore Adriano cambiò nome alla Provincia Judaea chiamandola Provincia Syria Palaestina, dove Palaestina deriva dal nome biblico Phelesht (in ebraico פלשת Pəléšeṯ, italianizzato in Filistea o Filistei), territorio costiero in origine abitato da una popolazione probabilmente indoeuropea affine ai Greci. Gli Ebrei considerano da tempo Israele come loro patria: è per essi Terra sacra e promessa. È il luogo dove sono nati sia l'Ebraismo che il Cristianesimo, e contiene molti luoghi di grande importanza spirituale per ebrei, cristiani e musulmani: per i primi in particolare il Muro del Pianto, a Gerusalemme; per i secondi il Santo Sepolcro (sempre a Gerusalemme) e la Basilica della Natività di Betlemme, oltre ai luoghi in cui secondo i Vangeli visse Gesù Cristo; per i terzi, la Spianata delle moschee (ancora a Gerusalemme).
I patriarchi (in ebraico: אבות? avot o abot, singolare in ebraico: אב? Ab o aramaico: אבא, Abba) della Bibbia, quando definiti in senso stretto, sono Abramo, suo figlio Isacco e il figlio di Isacco, Giacobbe, chiamato anche Israele, capostipite degli Israeliti. Questi tre personaggi vengono chiamati collettivamente i patriarchi dell'Ebraismo ed il periodo in cui vissero è noto come "età patriarcale". Hanno un ruolo importante nelle Scritture ebraiche durante e dopo i rispettivi periodi della loro esistenza. Vengono usati come indicatori significativi nella rivelazione divina e nell'Alleanza, e continuano ad avere ruoli importanti nelle religioni abramitiche. Più in generale, il termine "patriarchi" può essere utilizzato per riferirsi a venti figure ataviche tra Abramo e Adamo. I primi dieci di questi sono chiamati i patriarchi antidiluviani, perché vennero prima del Diluvio. Ebraismo e Islam sostengono che i patriarchi e le loro mogli primarie – Sara (moglie di Abramo), Rebecca (moglie di Isacco), Lia e Rachele (le mogli di Giacobbe) – (note come le matriarche), sono seppellite a Macpela, un sito considerato sacro da ebrei, musulmani e cristiani.
Con Regno Unito di Israele, si intende, secondo il racconto biblico, il regno unito degli Israeliti formatosi attorno al 1030 a.C. negli attuali Israele, Cisgiordania e Giordania, abitato prevalentemente da Ebrei. L'ultimo dei suoi sovrani fu il re Salomone, attorno al 933 a.C.: le tribù del nord contestarono l'autorità di Roboamo, successore di Salomone, e si organizzarono nel Regno d'Israele, retto da Geroboamo, mentre quelle del sud costituirono il Regno di Giuda, governato dalla dinastia davidica. Le uniche fonti mitico-storiche disponibili, i racconti della Bibbia, testimoniano una forte divisione del territorio prima, durante e dopo la costituzione del regno: al nord il riferimento era la tribù di Efraim, mentre il sud era dominato dalla tribù di Giuda. Ciò ha portato storici e studiosi della Bibbia a vedere questa entità politica non come un vero e proprio regno unitario ma come una sorta di "regno unito", nel quale il regnante assumeva la corona del nord e quella del sud. Martin Noth ha invece ipotizzato che, successivamente alla conquista della terra, si sia configurata una "unione di circonvicini", una sorta di anfizionia, raccolta intorno a un santuario che da itinerante è divenuto stabile e centrale. Hans Küng contesta questa ipotesi, secondo le seguenti considerazioni: nessuna delle culture nomadi ha conosciuto un tale santuario centrale; non è dimostrabile che l'Arca dell'Alleanza sia stata un santuario itinerante per tutta Israele. D'altra parte, neppure è dimostrabile che la confederazione si sia basata su presupposti esclusivamente politici. È insomma difficile stabilire quale possa essere stato il principio agglutinante del futuro Israele (probabilmente riunitosi intorno al nucleo centrale delle tribù di Beniamino, Efraim e Manasse) e come abbia preso piede il principio monarchico. Determinante appare il fatto che già nel Cantico di Debora la federazione tribale sia indicata come "popolo di Jahvè", il che indicherebbe un ruolo certo dell'elemento religioso. Bisogna in ogni caso partire dalla comprensione del ruolo degli shofetim, che in qualche modo annunciano il periodo regale vero e proprio, e la considerazione di un vuoto di potere che si produsse intorno alla fine del II millennio a.C. e fece sì che Samuele, spesso considerato come l'ultimo degli shofetim, designasse Saul e il popolo acclamasse il nuovo re.
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