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Pubblicazione: Roma Bari : Laterza, 1970
Tipo di risorsa: , Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, Paese: it
La storia del fascismo italiano prende avvio alla fine del 1914, con la fondazione, da parte del giornalista Benito Mussolini, del Fascio d'azione rivoluzionaria, in seno ad un movimento di interventismo nella prima guerra mondiale. Le espressioni ventennio fascista o semplicemente ventennio si riferiscono al periodo che va dalla presa del potere del fascismo e di Mussolini, ufficialmente avvenuta il 29 ottobre 1922, sino alla fine del regime, avvenuta formalmente il 25 luglio 1943. Specialmente dalla propaganda del regime veniva inoltre utilizzata la locuzione Italia fascista per indicare il Regno d'Italia sotto il governo di Mussolini e del Partito Nazionale Fascista.
Il Partito Liberale Italiano (PLI) fu un partito politico italiano, fondato sull'impostazione liberale, liberista e laica dello Stato, che rappresentava idealmente la tradizione moderata del Risorgimento, erede dell'Unione Liberale, o anche Partito liberale costituzionale (o Destra storica), che aveva avuto in Camillo Benso di Cavour il massimo rappresentante. Fondato da Emilio Borzino, a Bologna, l'8 ottobre 1922, assunse un atteggiamento di collaborazione con il governo fascista fino al delitto Matteotti del 1924. Quando, in seguito al II Congresso di Livorno, prese le distanze dal fascismo, fu messo fuori legge nel 1925 e ricostituito nell'estate del 1943, per iniziativa di Benedetto Croce e Luigi Einaudi. Una componente più giovanile e riformatrice intorno a Nicolò Carandini e Leone Cattani fuoriuscì dal partito nel 1948 e si organizzò nel Movimento Liberale Indipendente, che si sciolse nel 1951 e divenne il nucleo del nuovo PLI di Roma. Si è sciolto nel 1994, dando vita a numerose formazioni ed alla diaspora liberale nel panorama politico italiano. Il PLI svolse un ruolo abbastanza modesto nel panorama politico italiano, a causa di un limitato consenso elettorale; tuttavia esercitò sempre un notevole prestigio intellettuale ed espresse i primi due presidenti della Repubblica Italiana: Enrico De Nicola e Luigi Einaudi. Al suo interno vi fu a lungo un contrasto assai acceso tra le varie correnti, in particolare nel primo decennio del dopoguerra. Caratterizzato dal liberalismo riformatore di Croce, il PLI si spostò successivamente su posizioni conservatrici, in particolare sotto la segreteria di Roberto Lucifero (1947-48). Riportato sulla linea di centro laico dal suo successore Bruno Villabruna, ebbe una nuova modifica del suo indirizzo politico verso posizioni liberiste sotto la segreteria di Giovanni Malagodi dal 1954. La componente che si rifaceva alla cultura della sinistra liberale e che si raccoglieva attorno al giornale Il Mondo, diretto da Mario Pannunzio, già uscita una prima volta nel 1948 (costituendo il MLI), per poi tornare al Convegno per l'unificazione delle forze liberali di Torino nel 1951, assunse un'opposizione intransigente a Malagodi e si distaccò definitivamente dal PLI nel 1955 per fondare il Partito Radicale, che, nonostante l'indiscussa autorevolezza intellettuale, non ebbe successo elettorale. Sotto la leadership di Malagodi il PLI si distinse per la sua opposizione ai governi di centro-sinistra, rifiutando nello stesso tempo ogni compromesso con la destra estrema del MSI e dei monarchici. Solo nel 1972 ritornò ad un governo centrista guidato da Giulio Andreotti, con Malagodi ministro del Tesoro. Dopo il declino di questa politica, nel 1976 il partito subì una nuova correzione dell'indirizzo politico verso sinistra, guidata dal nuovo segretario Valerio Zanone. Partecipò negli anni 80 a numerosi governi pentapartitici, fino al suo scioglimento nel 1994. A livello internazionale il PLI è stato tra i fondatori dell'Internazionale Liberale nel 1947 ed è sempre stato membro dei Gruppi Liberali e Democratici Europei.
Secondo parte della dottrina in vari ordinamenti lo Stato di diritto è stato superato dallo Stato costituzionale di diritto, o semplicemente Stato costituzionale, formula di derivazione tedesca.
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