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Lo Stato dei Presìdi (talvolta scritto Presidii o Presidî, conosciuto anche come Presìdi di Toscana) fu un protettorato situato in Toscana, creato per volontà del re di Spagna Filippo II in occasione del trattato di Londra del 1557. Seppur costituito in limiti angusti, lo Stato dei Presìdi permetteva ai suoi dominatori di controllare terre e mari della zona tirrenica e con essi la geopolitica dell'Italia Centrale.
La provincia di Grosseto è una provincia italiana della Toscana. La provincia occupa interamente l'estremità meridionale della Toscana e, per estensione territoriale con i suoi 4 503,12 km², risulta essere la più vasta della regione; con 220 025 abitanti, è una delle province italiane con la più bassa densità abitativa. Confina a nord-ovest con la provincia di Livorno, lungo la fascia costiera, e con la provincia di Pisa, nell'area delle Colline Metallifere sud-occidentali; a nord e ad est il territorio è diviso dalla provincia di Siena prima dalle Colline Metallifere sud-orientali, poi da un tratto del fiume Ombrone e dalla parte terminale del suo affluente, il fiume Orcia, ed infine dal cono vulcanico del Monte Amiata; a sud-est il confine con la provincia di Viterbo (Lazio) è segnato lungo la fascia costiera dall'ultimo tratto del torrente Chiarone, mentre nelle zone interne il limite tra le due province risulta meno definibile. Bagnata ad ovest dal mar Tirreno, include anche le isole meridionali dell'Arcipelago Toscano: l'Isola del Giglio, quella di Giannutri e isolotti minori non abitati, tra cui le Formiche di Grosseto e la Formica di Burano. La Provincia di Grosseto amministra, attualmente, un totale di 28 comuni, compreso il capoluogo Grosseto. Il consiglio e il Presidente hanno sede all'interno di Palazzo Aldobrandeschi, noto anche come Palazzo della Provincia.
Porto Santo Stefano (IPA: [ˈpɔrto ˈsanto ˈste:fano]) è il capoluogo di 8 892 abitanti del comune italiano sparso di Monte Argentario, nella provincia di Grosseto, in Toscana. Posto nella Maremma Grossetana e parte della Costa d'Argento all'estremità meridionale della Toscana, ha una grande tradizione marinaresca. È un attivo centro commerciale, peschereccio e balneare. La cittadina, nota per la sua vocazione turistica, è centro di rilevanza internazionale per la vela e la nautica da diporto. Con Porto Ercole costituisce uno dei due abitati maggiori che formano il comune.
Pietro Fanciulli (Porto Santo Stefano, 29 giugno 1920 – Orbetello, 30 dicembre 2012) è stato un presbitero, matematico e letterato italiano.
Monte Argentario (AFI: /ˈmonte arʤenˈtarjo/) è un comune italiano sparso di 12 300 abitanti della provincia di Grosseto in Toscana. Sede comunale e capoluogo è Porto Santo Stefano, situato sulla costa nord-occidentale mentre sulla costa sud-orientale si trova la Frazione di Porto Ercole. Posto nella Maremma Grossetana e parte della Costa d'Argento all'estremità meridionale della Toscana, ha una grande tradizione marinaresca. Il comune, noto per la sua vocazione turistica, è centro di rilevanza internazionale per la vela e la nautica da diporto.
Il Granducato di Toscana fu un antico Stato italiano esistito per duecentonovanta anni, tra il 1569 e il 1859, costituito con bolla emessa da papa Pio V il 27 agosto 1569, dopo la conquista della repubblica di Siena da parte della dinastia dei Medici, reggitori della Repubblica di Firenze, nella fase conclusiva delle guerre d'Italia del XVI secolo. Fino alla seconda metà del XVIII secolo fu uno stato confederale costituito dal Ducato di Firenze (detto "Stato vecchio") e dallo Stato Nuovo di Siena, in unione personale nel granduca. Il titolo traeva origine da quello del Ducato di Tuscia, poi Marca di Tuscia e quindi Margraviato di Toscana, titolo giuridico di governo del territorio di natura feudale in epoca longobarda, franca e post-carolingia. Dopo l'estinzione della dinastia medicea, nel 1737 subentrò la dinastia degli Asburgo-Lorena, che resse le sorti del granducato sino all'unità d'Italia, pur con l'interruzione dell'epoca napoleonica. Tra il 1801 ed il 1807, infatti, Napoleone Bonaparte occupò la Toscana e l'assegnò alla casata dei Borbone-Parma col nome di regno d'Etruria. Col crollo dell'impero napoleonico nel 1814, venne restaurato il granducato. Nel 1859 la Toscana venne occupata dalle truppe del regno di Sardegna e divennero note col nome di Province dell'Italia Centrale. La Toscana venne formalmente annessa al regno sardo nel 1860, come parte del processo di unificazione nazionale, con un referendum popolare che sfiorò il 95% dei si.
Genova fu per circa otto secoli capitale dell'omonima Repubblica, che comprendeva la quasi totalità della Liguria, la Corsica (poi ceduta alla Francia nel 1768), parte dell'oltregiogo piemontese e l'isola di Capraia. Per circa cinque secoli fiorirono in tutto il bacino Mediterraneo i possedimenti genovesi, ora con carattere di empori o basi commerciali, ora come vere e proprie colonie, dipendenti direttamente dalla Repubblica, dal Banco di San Giorgio o da privati cittadini.
L'Unione Sportiva Salernitana 1919, meglio nota come Salernitana, è una società calcistica italiana con sede nella città di Salerno. Milita in Serie B, il secondo livello della piramide calcistica italiana. Fondata il 19 giugno 1919 da una cordata capeggiata da Matteo Schiavone, nel corso della sua storia è stata rifondata per tre volte: nel 1927 in seguito alla costituzione di un nuovo sodalizio, nel 2005 e nel 2011 per motivi finanziari. L'attuale società fu, infatti, fondata come Salerno Calcio nel 2011 (aderendo all'art. 52.10 del regolamento federale), e riprese i segni distintivi della Salernitana a partire dal 2012. Il 19 giugno 2019 la squadra campana ha compiuto 100 anni di storia calcistica. Il colore ufficiale della Salernitana è il granata dal 1943 (esclusa la stagione 2011-2012 per ragioni giuridiche), il suo simbolo è l'ippocampo dal 1949, e la squadra disputa le proprie gare interne allo stadio Arechi dal 1990. Il club è di proprietà di Claudio Lotito e Marco Mezzaroma a partire dalla rifondazione del 2011.Ha partecipato due volte al campionato di Serie A, nel 1947-1948 e nel 1998-1999. La Salernitana ha giocato quasi sempre fra i professionisti, eccetto per la stagione 2011-2012, poiché ripartì dalla serie D.
Firenze (AFI: /fiˈrεnʦe/; ; in epoca medievale e nel linguaggio poetico anche Fiorenza, /fjoˈrɛnʦa/) è una città italiana di 361 841 abitanti, capoluogo della Toscana e centro della città metropolitana; è il primo comune della regione per popolazione, cuore dell'area metropolitana di Firenze-Prato-Pistoia. Nel Medioevo è stata un importante centro artistico, culturale, commerciale, politico, economico e finanziario; nell'età moderna ha ricoperto il ruolo di capitale del Granducato di Toscana dal 1569 al 1859 che, con il governo delle famiglie dei Medici e dei Lorena, divenne uno degli stati più ricchi e moderni. Le varie vicissitudini politiche, la potenza finanziaria e mercantile e le influenze in ogni campo della cultura hanno fatto della città un crocevia fondamentale della storia italiana ed europea. Nel 1865 Firenze fu proclamata capitale del Regno d'Italia (seconda, dopo Torino), mantenendo questo status fino al 1871, anno che segna la fine del Risorgimento. Importante centro universitario e patrimonio dell'umanità UNESCO dal 1982, è considerata luogo d'origine del Rinascimento – la consapevolezza di una nuova era moderna dopo il Medioevo, periodo di cambiamento e "rinascita" culturale e scientifica – e della lingua italiana grazie al volgare fiorentino usato nella letteratura. È universalmente riconosciuta come una delle culle dell'arte e dell'architettura, nonché rinomata tra le più belle città del mondo, grazie ai suoi numerosi monumenti e musei tra cui il Duomo, Santa Croce, Santa Maria Novella, gli Uffizi, Ponte Vecchio, Piazza della Signoria, Palazzo Vecchio e Palazzo Pitti. Di inestimabile valore i lasciti artistici, letterari e scientifici di geni del passato come Petrarca, Boccaccio, Brunelleschi, Michelangelo, Giotto, Cimabue, Botticelli, Leonardo da Vinci, Donatello, Lorenzo de’ Medici, Machiavelli, Galileo Galilei e Dante Alighieri, che fanno del centro storico di Firenze uno dei luoghi con la più alta concentrazione di opere d'arte al mondo. La ricchezza del patrimonio storico-artistico, scientifico, naturalistico e paesaggistico rendono il centro e le colline circostanti un vero e proprio "museo diffuso".
La Maremma Grossetana è la pianura costiera che interessa la provincia di Grosseto e si estende dal Golfo di Follonica a nord fino alla foce del torrente Chiarone a sud, che segna il confine con la regione Lazio.Tale regione geografica è una delle zone che costituiscono la Maremma. La regione è bagnata a ovest dal Mar Tirreno, dove sono visibili le isole meridionali dell'Arcipelago Toscano (Elba, Montecristo, Formiche di Grosseto, Giglio e Giannutri) e, nelle giornate più terse, la sagoma di Capo Corso, l'estremità montuosa settentrionale della Corsica.
L'isola d'Elba è un'isola situata tra il canale di Piombino a est, a circa 10 chilometri dalla costa, il mar Tirreno a sud e il canale di Corsica a ovest. È la più grande delle isole dell'arcipelago toscano, e la terza più grande d'Italia (223 km²). L'Elba, assieme alle altre isole dell'arcipelago (Pianosa, Capraia, Gorgona, Montecristo, Giglio e Giannutri) fa parte del parco nazionale dell'Arcipelago Toscano. Amministrativamente è suddivisa in 7 comuni, facenti parte della provincia di Livorno.
Grosseto (AFI: /ɡrosˈseto/, ) è un comune italiano di 81 641 abitanti, capoluogo della provincia omonima in Toscana. Per superficie territoriale, risulta il più vasto comune della regione. A livello demografico, la città contava appena 4 724 abitanti subito dopo l'Unità d'Italia, iniziando da allora una crescita esponenziale che ha portato al superamento della soglia delle 70 000 unità nel 1991.Dal punto di vista urbanistico, la città è uno dei pochi capoluoghi il cui centro storico è rimasto completamente circondato da una cerchia muraria, nell'insieme integra, che ha mantenuto pressoché immutato il proprio aspetto nel corso dei secoli.
La Galleria degli Uffizi è un museo statale di Firenze, che fa parte del complesso museale denominato Gallerie degli Uffizi e comprendente, oltre alla suddetta galleria, il Corridoio Vasariano, le collezioni di Palazzo Pitti e il Giardino dei Boboli, che insieme costituiscono per quantità e qualità delle opere raccolte uno dei più importanti musei del mondo. Vi si trovano la più cospicua collezione esistente di Raffaello e Botticelli, oltre a nuclei fondamentali di opere di Giotto, Tiziano, Pontormo, Bronzino, Andrea del Sarto, Caravaggio, Dürer, Rubens ed altri ancora. Mentre a Palazzo Pitti si concentrano le opere pittoriche del Cinquecento e del Barocco (spaziando da Giorgione a Tiziano, da Ribera a Van Dyck), ma anche dell'Ottocento e Novecento italiano, il corridoio Vasariano ospitava fino al 2018 parte della Collezione di Autoritratti (oltre 1.700), che prossimamente sarà ospitata nella Galleria delle Statue e delle Pitture. Il museo ospita una raccolta di opere d'arte inestimabili, derivanti, come nucleo fondamentale, dalle collezioni dei Medici, arricchite nei secoli da lasciti, scambi e donazioni, tra cui spicca un fondamentale gruppo di opere religiose derivate dalle soppressioni di monasteri e conventi tra il XVIII e il XIX secolo. Divisa in varie sale allestite per scuole e stili in ordine cronologico, l'esposizione mostra opere dal XII al XVIII secolo, con la migliore collezione al mondo di opere del Rinascimento fiorentino. Di grande pregio sono anche la collezione di statuaria antica e soprattutto quella dei disegni e delle stampe che, conservata nel Gabinetto omonimo, è una delle più cospicue ed importanti al mondo. Nel 2019 ha registrato 2.361.732 visitatori (dati Mibact).
Palazzo Pitti è un imponente palazzo rinascimentale di Firenze. Si trova nella zona di Oltrarno, a breve distanza da Ponte Vecchio. Il nucleo originale dell'edificio risale al 1458, come residenza urbana del banchiere Luca Pitti. Il palazzo fu quindi acquistato dalla famiglia Medici nel 1549 e divenne la residenza principale dei granduchi di Toscana, prima medicei e dal 1737 Asburgo-Lorena. A seguito dell'unità d'Italia, svolse il ruolo di palazzo reale per Casa Savoia nel quinquennio in cui Firenze fu capitale del Regno d'Italia (1865-70). Nel 1919 Vittorio Emanuele III lo donò allo Stato: da allora è un museo statale. Al suo interno è infatti ospitato un importante insieme di musei: la Galleria palatina, sistemata secondo il criterio della quadreria settecentesca, con capolavori di Raffaello e Tiziano; gli Appartamenti reali, l'appartamento della Duchessa d'Aosta e il quartiere del Principe di Napoli (ordinariamente non visitabili dai turisti); la Galleria d'arte moderna (con le opere dei macchiaioli), e altri musei specializzati: il Tesoro dei granduchi, dedicato all'arte applicata; il Museo della moda e del costume, il maggiore museo italiano dedicato alla moda; il Museo delle porcellane e il Museo delle carrozze. Il palazzo è completato dal Giardino di Boboli, uno dei migliori esempi al mondo di giardino all'italiana. Dal 2014 il Ministero per i beni e le attività culturali ha riunito entro un'unica amministrazione palazzo, giardino e Galleria degli Uffizi, creando le Gallerie degli Uffizi, un nuovo ente dotato di autonomia speciale.
Gorizia (IPA:ɡoˈriʦʦja ; Gorica in sloveno, [ɡɔˈɾiːʦa], Gurize in friulano standard e Guriza nella variante locale, Görz in tedesco, Gorisia in bisiacco) è un comune italiano di 33 558 abitanti della regione a statuto speciale del Friuli-Venezia Giulia. Già capoluogo dell'omonima provincia, è sede dell'omonimo ente di decentramento regionale (EDR), istituito con Legge regionale 29 novembre 2019, n. 21 ("Esercizio coordinato di funzioni e servizi tra gli enti locali del Friuli Venezia Giulia e istituzione degli Enti di decentramento regionale"), ed operativo dal 1º luglio 2020. La città forma un'area urbana integrata anche amministrativamente con i comuni sloveni di Nova Gorica e di San Pietro-Vertoiba. Il territorio della città slovena di Nova Gorica, anch'essa situata lungo il fiume Isonzo, fu parte integrante del comune di Gorizia fino al 1947, quando l'Istria e gran parte della Venezia Giulia vennero cedute alla Iugoslavia in seguito al trattato di Parigi. Per la sua posizione e per la sua storia, Gorizia è uno dei punti di congiunzione fra le culture romanze, slave e germaniche. Come il resto del Goriziano, la città rientra sia nei confini del Friuli storico sia in quelli della Venezia Giulia.
La Toscana (AFI: /tosˈkana/) è una regione italiana a statuto ordinario di 3 676 116 abitanti, situata nell'Italia centrale, con capoluogo Firenze. Confina a nord-ovest con la Liguria, a nord con l'Emilia-Romagna, a est con le Marche e l'Umbria, a sud con il Lazio. Ad ovest, i suoi 397 km di coste continentali sono bagnati dal Mar Ligure nel tratto centro-settentrionale tra Carrara (foce del torrente Parmignola, confine con la Liguria) e il Golfo di Baratti; il Mar Tirreno bagna invece il tratto costiero meridionale tra il promontorio di Piombino e la foce del Chiarone, che segna il confine con il Lazio.Il capoluogo regionale è Firenze, la città più popolosa (382 000 abitanti), nonché principale fulcro storico, artistico ed economico-amministrativo; le altre città capoluogo di provincia sono: Arezzo, Grosseto, Livorno, Lucca, Massa, Pisa, Pistoia, Prato e Siena. Amministra anche le isole dell'Arcipelago Toscano, oltre ad una piccola exclave situata entro i confini dell'Emilia-Romagna, in cui sono situate alcune frazioni del comune di Badia Tedalda. Il nome è antichissimo e deriva dall'etnonimo usato dai Latini per definire la terra abitata dagli Etruschi: "Etruria", trasformata poi in "Tuscia" e poi in "Toscana". Anche i confini della odierna Toscana corrispondono in linea di massima a quelli dell'Etruria antica, che comprendevano anche parti delle attuali regioni Lazio e Umbria, fino al Tevere. Fino al 1861 è stata un'entità indipendente, nota con il nome di Granducato di Toscana con una enclave costituita dalla Repubblica e poi Ducato di Lucca. Da allora ha fatto parte del Regno di Sardegna, del Regno d'Italia e successivamente della Repubblica Italiana. In epoca granducale aveva anche un inno, composto dal fiorentino Egisto Mosell ed intitolato La Leopolda. La festa regionale, istituita nel 2001, ricorre il 30 novembre, nel ricordo del suddetto giorno del 1786 in cui furono abolite la pena di morte e la tortura nel Granducato di Toscana, primo Ordinamento al mondo ad abolire legalmente la pena di morte.
Il Lazio è una regione a statuto ordinario dell'Italia centrale, con capoluogo Roma. Con 5 730 588 abitanti è la seconda regione più popolata d'Italia dopo la Lombardia, e la nona per estensione della superficie. Confina a nord-ovest con la Toscana, a nord con l'Umbria, a nord-est con le Marche, a est con l'Abruzzo e il Molise, a sud-est con la Campania, a ovest invece è bagnato dal mar Tirreno. Al suo interno è presente la piccola enclave della Città del Vaticano. In senso storico e geografico, il Lazio vero e proprio è solamente il territorio compreso tra il basso corso del fiume Tevere e i Monti Ausoni, nei pressi di Terracina, e l'Appennino centrale come limite orientale.
La villa granducale di Alberese si trova ad Alberese, frazione del comune di Grosseto.
La Sicilia (AFI: /siˈʧilja/; Sicilia in siciliano, Səcəlia in galloitalico di Sicilia, Siçillja in arbëresh, Σικελία in neogreco), ufficialmente denominata Regione siciliana (e non Regione Sicilia come viene talvolta impropriamente menzionata), è una regione autonoma a statuto speciale di 4 851 833 abitanti, con capoluogo Palermo. Il territorio della regione è costituito quasi interamente dall'isola omonima, la più grande isola dell'Italia e del Mediterraneo, nonché la 45ª isola più estesa nel mondo, bagnata a nord dal Mar Tirreno, a ovest dal Canale di Sicilia, a sud-ovest dal Mar di Sicilia, a sud-est dal canale di Malta, a est dal Mar Ionio e a nord-est dallo stretto di Messina che la separa dalla Calabria, con la parte rimanente che è costituita dagli arcipelaghi delle Eolie, delle Egadi e delle Pelagie e dalle isole di Ustica e Pantelleria. È la regione più estesa d'Italia, la quarta per popolazione (dopo Lombardia, Lazio e Campania), e il suo territorio è ripartito in 390 comuni a loro volta costituiti in tre città metropolitane (Palermo, Catania e Messina) e sei liberi Consorzi comunali. Le più antiche tracce umane nell'isola risalgono al 20.000 a.C. circa. In era preistorica fiorirono le culture dette di Stentinello, di Castelluccio, di Thapsos, e da qualche decennio è stata indiziata anche una "cultura" dei dolmen. Popoli provenienti dal Medioriente e da ogni parte d'Europa vi s'insediarono nei vari millenni, stratificandosi e fondendosi coi popoli autoctoni. Si ricordino i Sicani che in parte possono essere definiti come i discendenti dei primi abitatori dell'isola, i Siculi e gli Elimi. L'VIII secolo a.C. vide la Sicilia colonizzata dai Fenici e soprattutto dai Greci, nei successivi 600 anni si verificò l'ascesa della grande potenza di Siracusa che con i Tiranni Gerone I e Dionisio I unificò sotto il proprio controllo, in una sorta di monarchia, tutta la Sicilia posta ad est del fiume Salso, inclusi pure molti centri abitati dai Siculi. Il successivo regno siceliota agatocleo, nel periodo della sua massima espansione, aveva come confine occidentale il Fiume Platani, estendendosi sulla parte orientale della Sicilia; su Gela, su Akragas e sul suo circondario; su Selinunte; sui territori dei Siculi e dei Sicani (stanziati nell'interno), su Reghion, Locri e sull'estremità meridionale della Calabria. Solo l'estremità occidentale della Sicilia rimaneva in mano ai Cartaginesi che controllavano le città di Lilibeo, Drepanon e Panormo, e agli Elimi, loro alleati. Durante questa lunga fase storica la Sicilia fu campo di battaglia delle guerre greco-puniche e poi delle romano-puniche. L'isola fu poi assoggettata dai Romani e divenne parte dell'impero fino alla sua caduta nel V secolo d.C.. Fu quindi terra di conquista e, durante l'Alto Medioevo, conquistata da Vandali, dagli Ostrogoti, dai Bizantini, dagli Arabi, che ne ripristinarono dopo secoli l'indipendenza, istituendo l'Emirato di Sicilia, e dai Normanni con questi ultimi che fondarono il Regno di Sicilia, che durò dal 1130 al 1816; dopo la breve parentesi degli Angioini, con la rivolta del vespro, nel 1282, tornò indipendente sotto la denominazione di Regno di Trinacria. L'isola poi divenne un vicereame di Spagna, passò brevemente ai Savoia e all'Austria e, infine, nel XVIII secolo, ai Borbone, sotto i quali, unito il regno di Sicilia al regno di Napoli, sorse nel 1816 il Regno delle Due Sicilie. La Sicilia fu unita allo Stato italiano nel 1860 con un plebiscito, in seguito alla spedizione dei Mille guidata da Giuseppe Garibaldi durante il Risorgimento. A partire dal 1946 la Sicilia è divenuta regione autonoma e dal 1947 ha nuovamente un proprio parlamento, l'Assemblea regionale siciliana o ARS, istituita ancor prima della nascita della Repubblica italiana.
L’olivo della Strega è una pianta monumentale situata presso Magliano in Toscana, in un oliveto adiacente la chiesa romanica della SS. Annunziata; questa in origine era un piccolo oratorio della prima metà del 1300, cronologia desumibile dal fatto che già nel 1350 vi risiedevano, anche se non in pianta stabile i Padri Serviti. L'albero è considerato uno dei più vecchi d'Italia, forse d'Europa, dato che la sua età viene stimata intorno ai 3000-3500 anni, infatti adottando il metodo del carbonio attivo, gli esperti hanno assegnato alla pianta il primato di longevità per la Toscana; tale cronologia collocherebbe questo esemplare in un periodo storico anteriore a quello degli olivi dell'orto di Getsemani. La pianta è composta da due individui, uno, il vecchio albero, con età intorno ai 3000-3500 anni, databile quindi intorno al 1000 a.C., ormai morto, che ha formato la gigantesca e particolare base su cui è nato il nuovo pollone, diventato albero, che sembra avere almeno due secoli di vita e che, comunque, è il prolungamento dell'antico albero. Del vecchio olivo non rimane che un tronco rugoso e contorto, ma ancora vegeto con un pollone in frutto. La pianta è ormai un monumento ed è stata fatta una recinzione che ne garantisce una certa protezione per evitare che le persone, eventuali collezionisti di oggetti legati ai luoghi visitati, possano asportare frammenti del tronco o dei rami come ricordo o quantomeno danneggiarla. Nel 2007 il TCI lo ha annoverato fra gli alberi monumentali della Toscana, in virtù della legge n.60 del 1998 della Regione Toscana che definisce alberi monumentali di alto pregio artistico e storico tutti gli alberi isolati o facenti parte di formazioni boschive che possono essere considerati rari esempi di maestosità e longevità o gli alberi che hanno un preciso riferimento ad eventi o memorie rilevanti dal punto di vista storico, culturale o di tradizioni locali. È stato istituito anche un premio a nome dell'olivo della Strega per i migliori olii extra vergine della zona. La pianta appartiene al tipo Olea europea, presenta un enorme tronco, con circonferenza alla base di 8,50 metri, non è molto sviluppata in altezza, tanto che non arriva a 10 metri, misura non molto rilevante se pensiamo che ci sono olivi che giungono fino a 20 metri di altezza. L'Olivone di Semproniano per citare un esempio, era una pianta secolare con dimensioni da primato: 29 metri di altezza e circonferenza alla base di 12 metri, ma la notte del 10 maggio 1998 fu incendiato da alcuni vandali e quasi completamente distrutto; le autorità territoriali hanno poi promosso azioni diverse per il recupero e per la definitiva tutela della pianta. La parte viva dell'olivo della Strega si trova rivolta a sud, infatti, osservando il groviglio del legno contorto della vecchia pianta si nota che nel corso dei secoli le parti più antiche sono morte e sono state sostituite da altre più giovani, vista la capacità dell'olivo di rigenerarsi dalla ceppa, così risulta quasi che abbia subito uno spostamento verso sud, lasciando a nord le parti morte del tronco. Si può rilevare come l'olivo si sia spostato nel corso del tempo lungo l'asse nord-sud, muovendosi lentamente verso sud, forse cercando una migliore esposizione, con un movimento talmente lento da risultare impercettibile ai nostri sensi. La pianta è elencata fra le 79 Cultivar individuate in Toscana, intendendo con questo che il tipo genetico mantiene un'identità strettamente associata al territorio su cui insiste; infatti, utilizzando da secoli l'innesto sull'olivastro o su semenziali nati spontaneamente o mettendo a dimora piante ottenute dagli ovoli della ceppaia, è stato creato un grande patrimonio genetico costituito da un numero imprecisato di ecotipi, cioè tipi genetici, strettamente associati ad un'area geografica, e questo è il caso dell'Olivo della Strega. Caratteristiche dell'albero sono la vigoria, il portamento, la chioma ed i frutti che sono di un colore rosso vinoso, di forma allungata e dimensione media, la foglia adulta ha forma ellittica; la produttività non è mai stata eccezionale e l'olio che si ottiene si distingue dalla variabilità media toscana principalmente per l'acido palmetico molto elevato (16%), l'oleico abbastanza basso (66%) e linoleico intorno all'11% (7). Lo stato attuale di pieno deperimento è confermato dalle analisi al C 14, che, oltre a collocare a 290 anni l'età del nuovo albero, indicano come rimanga circa 1/3 della struttura originale, in corso di estinzione, il cui avanzamento prevede un arco di circa 90 anni per la scomparsa (G. Bongi, progetto EVO). L'olivo, al tempo degli Etruschi e nel Medioevo, si trovava in un bosco rigoglioso che col disboscamento, avvenuto nei secoli successivi, ha visto la messa a dimora di nuove piante fino a formare l'oliveto che oggi presenta anche olivi relativamente giovani intercalati ad altri più vecchi. Vista la storia della chiesa della SS. Annunziata con i Padri Serviti e la presenza nelle immediate vicinanze di altri 5 olivi portainnesti selvatici si può pensare che l'oliveto sia in parte da riferirsi all'insediamento dell'oratorio, tenendo conto anche dell'incertezza dell'accrescimento marginale delle piante che può variare fra 1.4 e 2.3 millimetri all'anno (8). Le notizie storiche relative a questo olivo risalgono solo agli inizi del 1800, cioè, quando fra il 1795 ed il 1806 Giorgio Santi fece i suoi “viaggi” attraverso le province di Siena e Grosseto (9). Appena giunse a Magliano scriveva: «Qua presso un soppresso convento foraneo dei Serviti ci fu mostrato un preteso olivo miracoloso, che per convertire un giocatore disperato e bestemmiatore fece baccelli. Ma l'olivo miracoloso, già utilissimo a quello stabilimento è un'Anagride, che come tutte le Anagridi fa a suo tempo fiori e silique e in quelle vicinanze varie altre pur ve ne sono da disingannare i troppo creduli diminuiti assai di numero dopo la soppressione del convento. Un olivo bensì noi viddemmo poco lungi di là non miracoloso, ma certamente maraviglioso per la sua rara grossezza. Egli è vecchissimo ed il suo pedone da me misurato vicino a terra era piedi 30, lo che lo rende, io credo, il gigante degli olivi» (10). Nel 1839 Emanuele Repetti parlava della zona di Magliano e dintorni descrivendo la geografia del luogo, dove fra le altre notizie rilevava che nel 1833 la popolazione di Magliano era di 328 anime, fra famiglie ed ecclesiastici di ambo i sessi, diceva: «Prova solenne della feracità del suolo di questa comunità ne sia per tutti l'olivo gigante. Ma quel maraviglioso olivo, di domestico che fu, era inselvatichito alla pari di tutti gli altri olivi per il progressivo abbandono di coltura e per deficienza di abitatori cacciati dalle malefiche esalazioni che in estate i venti meridionali attingono dal putrido palustre seno di Talamone” ed ancora “…segnalato dal Santi talché il suo pedale fu misurato della circonferenza di 30 piedi!!!» (11). Nella primavera del 1844 George Dennis (12), nel corso dei suoi “vagabondaggi” attraverso la Maremma, capitò a Magliano durante uno spostamento da Orbetello a Saturnia, alla ricerca di un convincente sito di Vetulonia etrusca. “Magliano è un villaggio senza locanda, di trecento anime, ai piedi di un castello medievale in pittoresca rovina”, scriveva l'autore, per cui fu costretto a stabilirsi in un convento del villaggio dove erano alcuni monaci “la cui barba superava per candore la tovaglia del refettorio”, di sicuro i Camaldolesi, in quel tempo proprietari del terreno e dell'oliveto circostante. Qui incontrò l'ingegnere Tommaso Pasquinelli che, oltre ad essere un esperto conoscitore della zona, proprio in quel periodo stava progettando la strada da Magliano alle saline della foce dell'Albegna. Il Dennis, fra tutte le altre cose e rovine che aveva visto, rimase colpito dalla grandezza dell'olivo e parlava delle enormi dimensioni del tronco che aveva una circonferenza di 10 metri ed un diametro di 2.60 metri. Luigi Mazzoni nel suo libro “Un viaggiatore Toscano dei primi dell'800” (13) scriveva che Gaetano Mazzoni “partì da Orbetello per Magliano, dove era già stato nel 1812, attraversò l'Albegna dove i Vivarelli avevano costruito un molino ed altre lavorazioni, trovò in generale molto migliorati i luoghi, molti disboscamenti e molte coltivazioni. Giunse verso le 8.30. Anche a Magliano trovò vecchie conoscenze e particolarmente un tal Vincenzo Valli il quale lo riempì di cortesie, e fornitolo di cavalli lo portò in giro per la regione della quale era sindaco. Rivide un colossale ulivo che aveva 17 braccia (14) al tronco ben vegeto come in genere tutti gli olivi della regione”. Queste sono le testimonianze più antiche attendibili, oggettive e frutto di osservazioni raccolte direttamente dagli autori durante visite, anche avventurose, sul posto; non ci sono fonti precedenti, nonostante l'olivo sia ritenuto vecchio di 3000-3500 anni. La cosa che risulta subito evidente nella lettura di queste vecchie pagine è che l'olivo in questione è definito “colossale”, “gigante”, “maraviglioso” e non si fa mai riferimento al nome di Olivo della Strega, segno che forse tale definizione è un retaggio popolare o quanto meno nato in un secondo tempo nelle tradizioni che raccontano le credenze o il costume di una comunità, leggende verosimili che vivono una loro vita segreta e strana ai margini della storia e della tradizione. Nel 1911 Nicolosi, nel 1967 Mazzolai, noto storico della Maremma, ed anche altri occasionali autori parlano dell'olivo in modo non troppo corretto, forniscono le dimensioni (Mazzolai parla di un diametro di circa 2.60 metri) spesso senza averlo visto e confondendolo con “l'albero miracoloso che aveva fatto i fagioli”, che per altro fu abbattuto nel 1930, e parlando poi delle leggende sorte intorno alla pianta offrono anche versioni distorte della storia stessa. Durante il corso del 1900 la mole dell'olivo era tale che un lunedì di Pasqua, dopo la fine della seconda guerra mondiale, ospitò fra i suoi rami tutto il corpo della banda filarmonica del paese, composto da 40 orchestrali, con relativi ottoni ed il maestro; questi stavano sui rami, nascosti fra le foglie e suonarono i loro strumenti davanti agli abitanti del paese in una suggestione tale che la musica usciva come se fosse nata e suonata dall'olivo stesso. Dopo la guerra tornarono le feste degli abitanti di Magliano intorno all'olivo e da novembre si raccoglievano le olive, fino a quando fu colpito da un fulmine ed i Maglianesi raccontano che furono portati via quintali di legna da ardere. Oggi l'olivo è privo di buona parte dei rami, ma ancora in vita. La magia in Maremma ha radici nelle antichità pagane: streghe, folletti e spiriti maligni, anime incantate a guardia di antichi tesori; anche il Diavolo era una presenza comune e molti affermavano di averlo visto, travestito da gran signore, da somaro, perfino da prete. Il nome olivo della Strega è dovuto ad alcune figure o raffigurazioni che si potevano intuire più che vedere, particolarmente in certe ore del giorno, come verso il tramonto, quando le ombre cominciano a creare suggestioni, sul tronco o sui rami rugosi, contorti, scolpiti dal vento e dagli agenti atmosferici. Fino agli anni '40 del 1900 si potevano distinguere in alto, su un ramo centrale, la faccia di un uomo o di una vecchia e sul tronco la figura forse di un grosso gatto in atto di arrampicarsi ed accanto alla testa dello stesso il profilo di una donna con i capelli lunghi. Queste immagini oggi non si vedono più, ma esistono delle foto che le ritraggono e ne confermano la presenza. Secondo antiche leggende tramandate dalla tradizione orale popolare e non da fonti scritte, intorno all'albero si consumavano riti pagani e, dopo l'invocazione dei sacerdoti, l'olivo si contorgeva in modo incredibile assumendo forme inquietanti tanto che la cosa era considerata una specie di stregoneria ed anche per questo era chiamato Olivo della Strega. Durante il periodo etrusco si racconta che intorno a questo albero e sotto le sue fronde gli Auguri ed Aruspici officiavano i loro riti per interrogare e svelare il futuro. Tanto per fare un riferimento sulla sacralità dei luoghi, dobbiamo ricordare che proprio nella zona di Magliano, a S. Maria in Borraccia, è stato ritrovato, nel 1883, il “disco di Heba”, (15) su cui sono incise circa 70 parole in lingua etrusca che si riferiscono a formule dedicatorie e rituali per sacrifici alle divinità celesti ed infere: Tin (Giove), Maris (Marte), Canthas e Calu (dio della morte, il cui animale corrispondente era il lupo), specificando le offerte da fare, il tempo ed il luogo. La tradizione ricorda che agli albori del Cristianesimo, intorno alla pianta venivano celebrate feste campestri in onore delle divinità agresti ancora venerate dai pagani. Si narra che durante il Medioevo le streghe di Maremma si ritrovavano ai piedi del nostro olivo per esaltare il diavolo con i loro sabba, ma la leggenda più diffusa narra di una strega che ogni venerdì, durante i suoi riti sabbatici, danzava intorno all'olivo, costringendo così la pianta a contorcersi fino ad assumere le forme attuali. Si noti come alla base di una spiegazione che trascende la razionalità sull'aspetto contorto del tronco dell'olivo ci sia sempre un agente esterno o una motivazione che spinga l'albero ad assumere il caratteristico aspetto. Al termine del rito la strega si trasformava in un enorme gatto dagli occhi di fuoco e rimaneva a vegliare l'albero tutta la notte. Altre versioni della storia narrano che l'olivo giungeva a raddoppiare le sue dimensioni. Si racconta anche che una strega, per proteggere l'olivo, una volta lanciò delle olive, dure come sassi, contro un ragazzo che aveva scagliato una pietra contro un pettirosso nascosto fra i rami della pianta.