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La scriptio continua (in latino, "scrittura continua") è stata la pratica scrittoria universalmente utilizzata nell'antichità dai popoli con scrittura alfabetica.
Il Satyricon è un romanzo in prosimetro della letteratura latina, attribuito a Petronio Arbitro (I secolo d.C.). La frammentarietà e la lacunosità del testo pervenuto in età moderna hanno compromesso una comprensione più precisa dell'opera. I manoscritti che tramandano l'opera sono discordanti riguardo al titolo, riportandone diversi: Satiricon, Satyricon, Satirici o Satyrici (libri), Satyri fragmenta, Satirarum libri. È consuetudine, però, riferirsi all'opera di Petronio con il titolo di Satyricon, da intendersi probabilmente come genitivo plurale di forma greca (dov'è sottinteso libri), analogamente ad altre opere del periodo classico (come le Georgiche di Virgilio). Si tratterebbe dunque di "libri di cose da satiri", cioè "racconti satireschi", perché connessi alla figura del satiro. I codici, tuttavia, come si è detto, tramandano come titolo dell'opera anche Satirarum libri, termine che invece farebbe riferimento al genere letterario della satura latina, una forma di poesia legata alla vita quotidiana, con le sue difficoltà e le sue miserie. Entrambe le accezioni del titolo, ad ogni modo, convergono nel definire il genere dell'opera come comico-satirico di contenuto licenzioso.
La locuzione latina arbiter elegantiae, tradotta letteralmente, significa "giudice di raffinatezza". Da Tacito apprendiamo che con questo appellativo (elegantiae arbiter o arbiter elegantiarum) era definito Petronio della corte di Nerone (Annales XVI.18), tradizionalmente indicato come lo scrittore Petronio. La locuzione indica un uomo di buon gusto, raffinato nei piaceri: un esteta, un signore che gode dei piaceri rari e non può sopportare le persone grossolane. Si è con ragione portati ad identificare nel Petronio tacitiano l'autore del Satyricon, che doveva essere davvero un'opera di grande mole: noi possediamo solo una parte dei libri XV-XVI, e questo poco che ci rimane costituisce già un'opera vasta (qualche centinaio di pagine). Nel 1654, a Traù, in Dalmazia, fu casualmente trovato in una biblioteca il più pregevole excerptum, la famosa Cena Trimalchionis. Satyricon, alla greca, è dunque il titolo; e di satira si tratta, ma non di satira morale come quella di tutti gli altri satirici latini (Lucilio, Orazio, Persio, Giovenale), ma di satira che si potrebbe definire estetica: l'autore non mette infatti in caricatura il vizio, ma l'uso inelegante del piacere e delle ricchezze.