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La scriptio continua (in latino, "scrittura continua") è stata la pratica scrittoria universalmente utilizzata nell'antichità dai popoli con scrittura alfabetica.
Il Satyricon è un romanzo in prosimetro della letteratura latina, attribuito a Petronio Arbitro (I secolo d.C.). La frammentarietà e la lacunosità del testo pervenuto in età moderna hanno compromesso una comprensione più precisa dell'opera. I manoscritti che tramandano l'opera sono discordanti riguardo al titolo, riportandone diversi: Satiricon, Satyricon, Satirici o Satyrici (libri), Satyri fragmenta, Satirarum libri. È consuetudine, però, riferirsi all'opera di Petronio con il titolo di Satyricon, da intendersi probabilmente come genitivo plurale di forma greca (dov'è sottinteso libri), analogamente ad altre opere del periodo classico (come le Georgiche di Virgilio). Si tratterebbe dunque di "libri di cose da satiri", cioè "racconti satireschi", perché connessi alla figura del satiro. I codici, tuttavia, come si è detto, tramandano come titolo dell'opera anche Satirarum libri, termine che invece farebbe riferimento al genere letterario della satura latina, una forma di poesia legata alla vita quotidiana, con le sue difficoltà e le sue miserie. Entrambe le accezioni del titolo, ad ogni modo, convergono nel definire il genere dell'opera come comico-satirico di contenuto licenzioso.
Abinna è un personaggio del Satyricon di Petronio; fa la sua apparizione durante la famosa cena di Trimalchione. È un liberto, amico di Trimalchione, che svolge il mestiere di marmista; a lui il ricchissimo Trimalchione ha affidato la costruzione del suo monumento funebre, di cui ripete alcuni particolari durante la cena, raccomandando ad Abinna di rispettare puntualmente le proprie volontà. La sua entrata in scena è stata giudicata parodica di quella di Alcibiade nel Simposio di Platone fin dal 1922; mentre il "contributo decisivo" di Abinna al "trionfo che il tema della morte, presente in vari punti della Cena...è destinato a celebrare nel finale", è stato notato da diversi studiosi fin dal 1966. In generale, "il valore emblematico del personaggio di Abinna" è quello di incarnare "la vocazione mimetica dei liberti, capace di aggredire i modelli canonici della cultura e della società tradizionale, facendo uso di linguaggi nuovi o profondamente estraniati - linguaggi di parole, di scrittura, di immagini".