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Prato è un comune italiano di 193 809 abitanti, capoluogo dell'omonima provincia in Toscana. È la seconda città della Toscana per popolazione. Fino al 1992, anno della costituzione dell'omonima provincia, è stato il comune non capoluogo di provincia più popolato d'Italia. La piana pratese fu abitata fin dall'epoca etrusca, ma la nascita della città vera e propria si fa risalire, generalmente, al X secolo, quando si hanno notizie di due centri abitati contigui ma distinti, Borgo al Cornio e Castrum Prati, che si fusero durante il secolo successivo. Nell'economia pratese la produzione tessile ha sempre svolto un ruolo di primissimo piano fin dall'epoca medievale, come testimoniano i documenti del mercante Francesco Datini, ma è nell'Ottocento che Prato vide un impetuoso sviluppo industriale, che ne fa ancora oggi uno dei distretti più importanti a livello europeo. La città vanta attrattive storico-artistiche di grande rilievo, con un itinerario culturale che inizia dagli Etruschi per poi ampliarsi nel Medioevo e raggiungere l'apice con il Rinascimento, quando hanno lasciato le loro testimonianze in città artisti come Donatello, Filippo Lippi e Botticelli.
La chiesa di Santa Cristina a Pimonte si trova su una propaggine collinare di Prato lungo la via omonima ed è dedicata a Santa Cristina di Bolsena, mentre "Pimonte" indica la locazione dell'edificio ai piedi della Calvana da cui Piemonte poi contratto in Pimonte.
La famiglia Polizzi costituisce un nobile lignaggio siciliano originato almeno nel XIV secolo. Questa famiglia rivestì differenti ruoli politico-militari nel corso della dominazione aragonese della Sicilia. Tra i suoi esponenti si annovera un prefetto della casa reale aragonese, dei capitani di giustizia, dei senatori, e membri di diversi ordini cavallereschi, come ad esempio Silvestro, nel 1730 membro dell'ordine monastico militare di Alcàntara. Non meno rilevante della nobiltà di spada fu la nobiltà di toga, acquisita in particolare con la nomina regia, in vitalizio, di Vincenzo Polizzi a Maestro Razionale del Regno di Sicilia, nella seconda metà del Cinquecento. Il Polizzi, entrò nel Tribunale del Real Patrimonio, ufficio collegiale, avente funzioni di controllo, di registrazione e di giurisdizione in materia finanziaria e monetaria, composto da sei maestri razionali di nomina regia. Questi avevano la supervisione di tutti gli affari finanziari e di tutta la contabilità degli altri ufficiali pecuniari, partecipavano alle sedute del Sacro regio consiglio con parere vincolante sulla loro materia, e spesso corrispondevano direttamente con il sovrano senza passare attraverso il viceré. Altro membro del Sacro regio consiglio, negli stessi anni, fu Giovanni Bartolomeo Polizzi come giudice della regia Gran corte civile, carica però solo biennale. Tra gli altri c’è l’attuale unico erede Salvatore Polizzi Anselmo (12-01-2001) e inoltre furono cavalieri di Malta: Antonio Polizzi, regio milite per investitura di Ferdinando II di Aragona, cavaliere di Rodi nel 1495, Giuseppe Polizzi, cavaliere di Rodi nel 1496, Lorenzo Maria, intorno al 1590, Domenico, Gaspare, Silvestro e Giuseppe dei marchesi di Sorrentino, nel XVIII secolo. Francesco Polizzi fu nel 1790 cavaliere dell'Ordine dello Speron d'Oro, con relativo titolo personale di Conte Palatino e nobiltà generica per i discendenti.Secondo i genealogisti del passato la famiglia Polizzi "godette nobiltà in Palermo, Castrogiovanni, Traina, Messina, Randazzo, ecc.", "un ramo secondario passò in Caltagirone, da dove si diramò in Catania". Il Mugnos individua diverse linee di discendenza derivate da un Pietro vissuto nel Quattrocento: "Questi Pietro Polizzi fu padre d'Antonio, che fu Secretario del Regno nel 1495 che procreó à Pietro Paulo Leggista, il quale anche a Vicenzo ,e costui al dottor don Nicolo che fu padre di don Gaspare, e i predetti procrearono molt'altri figli che furono progenitori di molte case della loro famiglia in Sicilia". Il dottor Don Cola o Nicola figlio di Vincenzo - il Maestro razionale - è ripreso dal Mugnos in altro passo come padre di Lorenzo, che da altre fonti sappiamo appartenere al ramo di Castrogiovanni.Del ramo iniziato nel Cinquecento in Alcamo da Stefano, si sa solamente che il figlio Vincenzo, noto giureconsulto, nacque in Cerami, fu sempre ascritto al ceto nobile, con parentele di rilievo, come ad esempio i Tornamira, i Patti e i Colonna-Romano, usò fino in epoca borbonica il titolo ufficiale di cavaliere ereditario e ufficioso di "barone"; si può dunque presumere che derivasse, dalla medesima famiglia nobile.Studi più recenti hanno approfondito la conoscenza del ramo di Troina, da cui discesero i marchesi di Sorrentino e Motta Camastra, e quello di Castrogiovanni da cui discesero i baroni del Pizzuto, questi ultimi possessori di feudi e rendite feudali anche nel Marchesato di Geraci.Resta invece ipotetica l'appartenenza dei Polizzi di Gerace e Napoli al medesimo ceppo siciliano, sembrerebbe fondata solo sull'uso del medesimo scudo araldico e sulla notizia di un attestato di nobiltà generosa (200 anni) richiesto a Palermo da un Polizzi napoletano a fine Settecento.
Napoli è una delle città mondiali a maggior densità di risorse culturali, artistiche e monumentali, definita dalla BBC come la città italiana con troppa storia da gestire.Il centro storico partenopeo è stato dichiarato nel 1995 dall'UNESCO Patrimonio Mondiale dell'Umanità. Di seguito una lista dei principali siti di interesse della città.
Per chiese di Napoli si intendono qui prevalentemente quelle strutture di interesse storico ed artistico sorte in un arco di tempo che parte dal periodo paleocristiano sino ad arrivare al XIX secolo. Secondo la storiografia e le fonti più accreditate, sono circa mezzo migliaio e costituiscono un patrimonio ricco di storia artistica, architettonica, civile e spirituale, formatosi nell'arco di diciassette secoli: Napoli infatti era detta la città delle cinquecento cupole. Tuttavia, altre fonti ritengono che il loro numero travalichi di molto quello sopracitato (soprattutto se, oltre a quelle più rilevanti, si aggiungono le altre strutture di culto del grande cimitero di Poggioreale, delle quali, non di rado, mancano allo stato censimenti o adeguate informazioni conoscitive).
Vernazzano è una frazione del comune di Tuoro sul Trasimeno (PG). Il paese si trova lungo la strada statale 75 bis del Trasimeno, a tre km da Tuoro in direzione di Passignano sul Trasimeno. È costituito da una parte in pianura (275 m s.l.m.), Vernazzano Basso, che conta 230 abitanti (dati Istat, 2001), e da Vernazzano Alto, che si trova sui colli settentrionali del lago Trasimeno, proseguendo lungo la profonda valle del torrente Rio e del suo affluente Tegone. Esso è noto per la caratteristica torre pendente chiamata Torre Torta.
Tuoro sul Trasimeno è un comune italiano di 3 794 abitanti della provincia di Perugia. Si affaccia sulla parte settentrionale del lago Trasimeno, dove è presente una spiaggia, il lido di Tuoro, con il molo d'imbarco per i traghetti diretti all'Isola Maggiore e all'Isola Polvese. Nei pressi della spiaggia si trova su di un prato il "Campo del Sole", un museo all'aperto costituito da 27 sculture in pietra serena, opere di artisti contemporanei.
Teano (AFI: /teˈano/, Tiánë in dialetto teanese) è un comune italiano di 12 061 abitanti della provincia di Caserta in Campania. Città di origine osca, è l'antica Teanum Sidicinum capitale dei Sidicini, così chiamata per distinguerla dall'omonima città pugliese Teanum Apulum. Anticamente conosciuta come porta della Campania in virtù della sua posizione geografica, è famosa per essere stata teatro dello storico incontro tra Giuseppe Garibaldi e il re Vittorio Emanuele II, avvenuto nel 1860, per cui viene spesso definita anche culla dell'Unità d'Italia.Sita alle porte del Parco regionale di Roccamonfina-Foce Garigliano, è sede della diocesi di Teano-Calvi e dista 34 km dal capoluogo di provincia, 60 km da Napoli e 172 km da Roma.
Giancarlo Susini (Bologna, 10 ottobre 1927 – Bologna, 23 ottobre 2000) è stato uno storico e accademico italiano; è considerato uno dei massimi studiosi di epigrafia latina riconosciuto sul piano internazionale.