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Campagna di Serbia

La campagna di Serbia si svolse tra l'agosto del 1914 e il novembre del 1915, nell'ambito dei più vasti eventi della campagna dei Balcani della prima guerra mondiale. L'Impero austro-ungarico dichiarò guerra al Regno di Serbia il 28 luglio 1914, al culmine della cosiddetta crisi di luglio, e avviò una prima serie in invasioni del territorio serbo nell'agosto seguente: guidate dall'abile generale Radomir Putnik e sostenute anche dall'esercito del Regno del Montenegro, le forze serbe inflissero una dura sconfitta agli austro-ungarici del generale Oskar Potiorek nel corso della battaglia del Cer, respingendo gli invasori oltre la frontiera. Dopo una serie di scontri al confine tra Serbia e Bosnia, gli austro-ungarici lanciarono una nuova invasione ai primi del novembre 1914, e pur riuscendo a conquistare la capitale serba Belgrado pochi giorni dopo subirono una disfatta nel corso della battaglia di Kolubara, venendo ancora una volta costretti a ripiegare oltre frontiera. L'entrata in guerra del Regno di Bulgaria a fianco degli Imperi centrali segnò il destino della Serbia: il 6 ottobre 1915 truppe austro-ungariche e tedesche, agli ordini del generale August von Mackensen, invasero la Serbia da nord mentre le forze bulgare mossero l'11 ottobre da est, occupando la regione della Macedonia e tagliando i collegamenti tra i serbi e le forze della Triplice intesa sbarcate in loro aiuto a Salonicco; sconfitti e soverchiati dalle forze degli Imperi centrali, i serbi intrapresero una difficile ritirata attraverso l'Albania settentrionale alla volta della costa del mar Adriatico, dove i superstiti furono tratti in salvo da navi degli Alleati, con il contributo determinante della Regia Marina italiana. Per la fine del novembre 1915 l'intera Serbia era ormai sotto occupazione da parte degli Imperi centrali, e vi rimase fino agli ultimi giorni di guerra nel novembre 1918.

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