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La Serbia è stata nel passato: un Principato autonomo (1817-1878), un Principato indipendente (1878-1882), un Regno indipendente (1882-1918), una parte del Regno dei Serbi, dei Croati e degli Sloveni (1918-1941, dal 1929 Regno di Jugoslavia), una Repubblica socialista all'interno della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia (1945-1992) e infine una delle due repubbliche della Repubblica Federale di Jugoslavia (1992, ridefinita in seguito nel 2003 Unione Statale di Serbia e Montenegro). Il parlamento della Serbia ha ratificato l'indipendenza dalla confederazione con il Montenegro il 5 giugno 2006. Quest'atto ha sancito la ricostituzione della Serbia come stato indipendente, come esisteva prima del 1918, e la fine definitiva dell'unione con i popoli confinanti.
La Serbia, ufficialmente Repubblica di Serbia (in serbo: Република Србија?, traslitterato Republika Srbija) è uno Stato dell'Europa sudorientale senza sbocco sul mare, compreso tra il bassopiano pannonico e la penisola balcanica. Confina con l'Ungheria, la Romania, la Bulgaria, la Macedonia del Nord, il Montenegro, la Bosnia ed Erzegovina, il Kosovo e la Croazia, conta circa 7 milioni di abitanti e la sua capitale è Belgrado. La Repubblica di Serbia (1990-2006) fu parte della Jugoslavia fino al 1992, successivamente ridotta alla sola unione statale di Serbia e Montenegro ma, in seguito al referendum del 21 maggio 2006, il Montenegro ha votato per l'indipendenza, la federazione è stata sciolta e la Serbia (così come il Montenegro) è divenuta uno Stato sovrano.
Pietro Karađorđević (in lingua serba, Петар Карађорђевић) (Belgrado, 29 giugno 1844 – Belgrado, 16 agosto 1921), dal 1903 è stato re di Serbia; nel 1918 ha assunto il titolo di re dei Serbi, dei Croati e degli Sloveni fino alla sua morte.
La campagna di Serbia si svolse tra l'agosto del 1914 e il novembre del 1915, nell'ambito dei più vasti eventi della campagna dei Balcani della prima guerra mondiale. L'Impero austro-ungarico dichiarò guerra al Regno di Serbia il 28 luglio 1914, al culmine della cosiddetta crisi di luglio, e avviò una prima serie in invasioni del territorio serbo nell'agosto seguente: guidate dall'abile generale Radomir Putnik e sostenute anche dall'esercito del Regno del Montenegro, le forze serbe inflissero una dura sconfitta agli austro-ungarici del generale Oskar Potiorek nel corso della battaglia del Cer, respingendo gli invasori oltre la frontiera. Dopo una serie di scontri al confine tra Serbia e Bosnia, gli austro-ungarici lanciarono una nuova invasione ai primi del novembre 1914, e pur riuscendo a conquistare la capitale serba Belgrado pochi giorni dopo subirono una disfatta nel corso della battaglia di Kolubara, venendo ancora una volta costretti a ripiegare oltre frontiera. L'entrata in guerra del Regno di Bulgaria a fianco degli Imperi centrali segnò il destino della Serbia: il 6 ottobre 1915 truppe austro-ungariche e tedesche, agli ordini del generale August von Mackensen, invasero la Serbia da nord mentre le forze bulgare mossero l'11 ottobre da est, occupando la regione della Macedonia e tagliando i collegamenti tra i serbi e le forze della Triplice intesa sbarcate in loro aiuto a Salonicco; sconfitti e soverchiati dalle forze degli Imperi centrali, i serbi intrapresero una difficile ritirata attraverso l'Albania settentrionale alla volta della costa del mar Adriatico, dove i superstiti furono tratti in salvo da navi degli Alleati, con il contributo determinante della Regia Marina italiana. Per la fine del novembre 1915 l'intera Serbia era ormai sotto occupazione da parte degli Imperi centrali, e vi rimase fino agli ultimi giorni di guerra nel novembre 1918.