Accedi all'area personale per aggiungere e visualizzare i tuoi libri preferiti
Filippo Bruno, noto con il nome di Giordano Bruno (Nola, 1548 – Roma, 17 febbraio 1600), è stato un filosofo, scrittore e frate domenicano italiano vissuto nel XVI secolo. Il suo pensiero, inquadrabile nel naturalismo rinascimentale, fondeva le più diverse tradizioni filosofiche — materialismo antico, averroismo, copernicanesimo, lullismo, scotismo, neoplatonismo, ermetismo, mnemotecnica, influssi ebraici e cabalistici — ma ruotava intorno a un'unica idea: l'infinito, inteso come l'universo infinito, effetto di un Dio infinito, fatto di infiniti mondi, da amare infinitamente.
Il processo a Giordano Bruno, dopo l'arresto del filosofo avvenuto a Venezia il 23 maggio 1592 e il suo trasferimento nelle carceri romane dell'Inquisizione il 27 febbraio 1593, si concluse il 17 febbraio 1600 con la condanna al rogo per eresia eseguita in piazza Campo dei Fiori.
Giordano Bruno Guerri (Monticiano, 21 dicembre 1950) è uno storico, saggista, giornalista e accademico italiano, noto studioso del XX secolo italiano, in particolare del ventennio fascista e dei rapporti fra italiani e Chiesa cattolica.
Mandragola è una commedia di Niccolò Machiavelli, considerata il capolavoro del teatro del Cinquecento e un classico della drammaturgia italiana. Composta da un prologo e cinque atti, è una potente satira sulla corruttibilità della società italiana dell'epoca. Prende il titolo dal nome di una pianta, la mandragola, alla cui radice vengono attribuite caratteristiche afrodisiache e fecondative. Si è ritenuto a lungo che fosse stata scritta nel 1518, ma studi più recenti la retrodatano agli anni 1514-15. Fu pubblicata la prima volta nel 1524. Nel corso della storia, la Mandragola ebbe talmente successo e attrasse un tale entusiasmo che Voltaire espresse l'opinione che questa da sola valesse più di tutte le commedie di Aristofane. Nelle sue memorie, Carlo Goldoni raccontava che, in gioventù, a diciassette anni, aveva divorato la commedia, di nascosto, leggendola dieci volte.
La Cena de le ceneri è il primo dialogo filosofico che Giordano Bruno pubblica a Londra. Siamo nell'anno 1584 e Bruno scrive in italiano, dedicando l'opera all'ambasciatore francese Michel de Castelnau, presso il quale era ospite dopo aver lasciato la Francia nell'aprile del 1583. Inquadrabile nell'ambito della filosofia della natura, in essa Bruno, collegandosi alla teoria copernicana, descrive un universo infinito nel quale il divino è onnipresente, la materia eterna e in perenne mutazione.
Il libro della vita (The Book of Life) è un film d'animazione del 2014 diretto da Jorge R. Gutierrez. Il film si basa sulla festa del Día de Muertos della tradizione messicana.
De gli eroici furori è un'opera filosofica di Giordano Bruno pubblicata a Londra nel 1585, l'ultima in lingua italiana, con la quale l'autore chiude il ciclo dei dialoghi cosiddetti londinesi, o anche italiani. Scritto in forma dialogica il testo è suddiviso in due parti di cinque dialoghi ciascuna. L'opera appartiene a un genere letterario misto: Bruno presenta infatti un trattato filosofico con largo uso della poesia applicata e di emblemi. Nell'opera, inquadrabile nell'ambito della filosofia contemplativa, Bruno espone la propria visione del rapporto fra uomo e conoscenza. In un universo infinito, animato da un divino onnipresente ma irraggiungibile, l'uomo, che ha come fine più alto la conoscenza della verità e la conseguente azione adeguata, è mosso da una forza che sempre lo sospinge avanti, assimilandolo a un eroe che con passione e a volte con impeto asseconda razionalmente il suo amore infinito.
L'Anfitrione (Amphitruo) è una commedia, in cinque atti e un prologo, scritta dall'autore latino Plauto presumibilmente verso la fine del III secolo a.C. e rappresentata, con molta probabilità, nel 206 a.C. L'opera trae il titolo da uno dei protagonisti, il comandante dell'esercito tebano Anfitrione, mentre gli altri personaggi sono gli dei Giove e Mercurio, i mortali Alcmena e Sosia, rispettivamente moglie e servo di Anfitrione, oltre a due personaggi di contorno: il pilota Blefarone e la serva Bromia. Di solito le commedie rappresentavano fatti riguardanti personaggi popolari, non divinità o soggetti mitici, di cui si occupava invece la tragedia; per questo motivo lo stesso poeta definisce nel prologo, per bocca di Mercurio, la sua opera una tragicomoedia. Il testo a noi pervenuto presenta lacune nel IV atto, del quale ci rimangono una cinquantina di versi.