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Repubblica marinara assieme ad Amalfi, Venezia e Genova, Pisa ha tracce antiche che, per quanto riguarda la presenza dell'uomo nell'area cittadina, sembrano risalire al Paleolitico superiore.
La piazza del Duomo è il centro artistico e turistico più importante di Pisa. Annoverata fra i Patrimoni dell'Umanità dall'UNESCO dal 1987, vi si possono ammirare i monumenti che formano il centro della vita religiosa cittadina, detti miracoli (così nominati da Gabriele D'Annunzio nel 1910) per la loro bellezza e originalità: la Cattedrale, il Battistero, il Campo Santo e il Campanile. Da ciò deriva il nome popolare (e improprio) di piazza dei Miracoli, diffusosi poi nel dopoguerra e ancora dopo nell'era del turismo di massa.
Francisco José de Goya y Lucientes (Fuendetodos, 30 marzo 1746 – Bordeaux, 16 aprile 1828) è stato un pittore e incisore spagnolo. Considerato il pioniere dell’arte moderna, è stato il più grande pittore spagnolo del suo tempo.
I Fatimidi (in arabo: فاطِميّون, Fāṭimiyyūn) costituirono la dinastia sciita ismailita più importante di tutta la storia dell'Islam. Devono il loro nome alla presunta discendenza da Fātima bt. Muhammad, figlia del profeta Maometto, che dal suo matrimonio con ʿAlī b. Abī Tālib garantì una discendenza al Profeta. La prima base del movimento — parte del più vasto movimento carmata — fu nel IX secolo in Siria nella città di Salamiyya, tra Hama e Homs (ar. Hims). Il fatimide ʿUbayd Allāh al-Mahdī bi-llāh si propose come ḥanīf agli inizi del X secolo, e quindi di diritto come califfo e come l'Imām al-Qāʾim, "l'Imam permanente") che l'Ismailismo credeva si sarebbe manifestato alla fine dei tempi per ricondurre l'Islam alla sua originaria purezza e questo provocò una frattura mai più ricompostasi col resto del movimento carmata. Sfuggito alle truppe abbasidi e agli stessi avversari carmati che lo consideravano un impostore e un traditore, ʿUbayd Allāh riparò in Egitto e da lì, grazie ad accordi sottoscritti con esponenti della tribù berbera dei Kutāma, nell'Ifrīqiya aghlabide. In un primo periodo di 4 anni ʿUbayd Allāh (che talora è chiamato anche Saʿīd o ʿAlī) non rivelò le sue intenzioni e la sua identità e si spostò nelle aree sottoposte al controllo dei kharigiti Midraridi per dare ancor meno nell'occhio ma qui fu sottoposto a misure di residenza sorvegliata per 5 anni. In suo favore agì il responsabile della daʿwa (macchina propagandistica retta da dā‘ī, ovvero "missionari"), Abū ʿAbd Allāh al-Shīʿī, che con un esercito di devoti berberi convertiti sbaragliò le forze aghlabidi ad al-Arbus il 19 marzo del 909. Giunto a Sijilmāsa (Sigilmassa), dove si trovava recluso il suo signore, Abū ʿAbd Allāh al-Shīʿī obbligò il 26 agosto 909 l'emiro rustemide a rilasciare senza indugio il suo prigioniero che, portato a Raqqāda (la capitale aghlabide), si presentò assumendo il 6 giugno 910 il laqab di al-Mahdī ("il Ben Guidato [da Dio]"). Dalla Tunisia i Fatimidi espansero il loro dominio fino alla Sicilia e il nord-Africa, culminato con il califfo al-Mu'izz e la conquista dell'Egitto. Furono promotori delle scienze e dell'arte, di cui resta traccia in Sicilia e nell'Università del Cairo fondata da al-Hakim (996-1021), fra le più antiche e prestigiose nel mondo arabo, che ad oggi, dopo la rifondazione a inizio novecento, ancora forma la maggior parte degli imam di tutto il mondo. Alla metà del secolo XI, i Sunniti turchi Selgiuchidi vinsero i Fatimidi respinti fuori dalla Siria. A questo declino seguì la perdita della Palestina, dopo le prime due Crociate, e la vittoria di Saladino in Egitto (1171), con l'inizio della nuova dinastia degli Ayyubidi.
Anton Francesco Doni (Firenze, 16 maggio 1513 – Monselice, settembre 1574) è stato un letterato, editore e traduttore italiano.
La canestra di frutta (nota anche con il nome antico di fiscělla lat. diminutivo di fiscina e di físcus 'cestello') è un dipinto a olio su tela di 31 cm di altezza e 47 di lunghezza realizzato tra il 1594 e il 1598 dal pittore italiano Caravaggio (1571-1610). È conservato nella Pinacoteca Ambrosiana di Milano. È considerato l'incunabolo del genere della natura morta. L'opera sintetizza diverse esperienze, quella tardo manierista interessata ai grandi apparati naturali e dall'altro lato, nell'assolutezza della figura che il cesto colmo determina e nell'insolito punto di vista equatoriale, in cui il Merisi afferma un interesse per il soggetto inanimato non più periferico e complementare alla figura umana, ma centrale ed esauriente. Il tema della natura morta è già documentato nell'arte ellenistica dei secoli III e II a.C. e nei mosaici di Pompei, Ercolano, Stabia (sec. I a.C - I d.C.). Oltre a ciò il tema interesso l'iconografia ricca di richiami evocativo-simbolici dell'arte religiosa. Si affermò come genere autonomo solo negli anni della Controriforma. Negli ultimi decenni del Cinquecento, lo sviluppo della natura morta si inserì all'interno del rinnovamento iconografico della pittura di devozione come conseguenza del riconoscimento, sancito dal Concilio di Trento, della capacità degli elementi naturali di stimolare la devozione religiosa con la loro semplice immediatezza. Nella cultura controriformista si sviluppò il gusto per i soggetti emblematici, allegorici, concettosi, che ebbe una notevole importanza per la fortuna della natura morta.
L'arte carolingia comprende il periodo dall'VIII al IX secolo, quando si affermò la dinastia dei Pipinidi (da Pipino di Landen), chiamata poi carolingia in onore di Carlo Magno, sovrano dei Franchi che fu incoronato imperatore del Sacro Romano Impero da Papa Leone III, nella basilica di San Pietro in Vaticano, nella notte di Natale dell'anno 800.