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Tito Maccio Plauto (in latino: Titus Maccius Plautus o Titus Maccus Plautus; Sarsina, tra il 255 e il 250 a.C. – 184 a.C.) è stato un commediografo romano. Plauto fu uno dei più prolifici e importanti autori dell'antichità latina e l'autore teatrale che più influenzò il teatro occidentale. Egli fu esponente del genere teatrale della palliata, ideato dall'innovatore della letteratura latina Livio Andronico. Il termine plautino, che deriva appunto da Plauto, si riferisce sia alle sue opere sia ad opere simili o influenzate da quelle di Plauto.
Rudens (La gomena) è una commedia di Tito Maccio Plauto suddivisa in cinque atti, scritta tra la fine del III e l'inizio del II secolo a.C.. Risulta tra le più innovative dell'epoca in quanto ambientata, non come di consueto, in una città, ma su una spiaggia. Per la stesura Plauto si è ispirato al modello greco, offertogli da Difilo, e a sua volta ha ispirato altri importanti autori successivi, come Shakespeare ne La tempesta, Ariosto nella Cassaria e Ruzzante nella Piovana.
Persa (in italiano Il Persiano) è una commedia di Tito Maccio Plauto. Il titolo della commedia deriva da una truffa messa in atto da Tossilo per affrancare l'amata Lemniselene: con l'aiuto dell'amico Sagaristione egli riesce a pagare il riscatto per l'amante, che viene recuperato dalla finta vendita della figlia del parassita, che successivamente reclama la fanciulla ai danni del lenone. In questo raggiro Sagaristione si veste da mercante di schiavi persiano (in latino: Persa) ed è proprio questa caratteristica che dà il nome all'intera commedia. La commedia è quasi completamente incentrata su schiavi: il fatto che il servo coincida con il giovane innamorato e apra la commedia con un monologo personale tipico dell'adulescens è una novità nella commedia antica, riscontrabile solamente nello Heros di Menandro. Questa cosa doveva provocare divertimento agli occhi degli antichi Romani, che non ritenevano uno schiavo da commedia in grado di sviluppare delicate relazioni amorose così come un giovane libero. Altro motivo di ilarità doveva essere il linguaggio sottile e raffinato con cui lo schiavo parlava della sua storia. Per di più doveva suonare divertente che uno schiavo potesse ordire un complesso inganno e raggirare abilmente il lenone, e addirittura comportarsi da patronus con Lemniselene, che tra l'altro è una liberta non sua, ma di Dordalo. La commedia, secondo alcuni studiosi, non possiede una trama di grande interesse e nemmeno trasmette alti valori morali, essendo finalizzata al puro divertimento: questo è il motivo per cui non è stata replicata e non ha goduto di particolare fama.Il Persa, secondo alcuni filologi, è il risultato dell'unione da parte di Plauto di due commedie precedenti, l'una riguardo al furto di denaro da parte di un servo (nel Persa Sagaristione) e l'una riguardo aòla vendita fittizia di una fanciulla libera. Tuttavia, confrontandola con altre commedie plautine di cui si è sicuri riguardo alla composizione tratta da più originali, il Persa è molto breve e le due vicende sono strettamente collegate tra di loro. Anche il banchetto finale non deriverebbe da altre commedie greche, in quanto i personaggi mantengono lo stesso carattere che hanno mostrato negli atti precedenti presentando quindi un'uniformità.
Il Mercator (Il mercante) è una commedia di Tito Maccio Plauto, ispirata alla commedia greca Emporos scritta da Filemone (Plauto si ispirò a Filemone anche per la Mostellaria e il Trinummus). Il Mercator è composto da 1026 versi ed è stato suddiviso in 5 atti in età umanistica.
Ettore Paratore (Chieti, 23 agosto 1907 – Roma, 15 ottobre 2000) è stato un latinista e accademico italiano, considerato uno dei massimi studiosi di letteratura latina nel secondo dopoguerra.
Curculio è una commedia scritta dall'autore latino Tito Maccio Plauto nel primo decennio del II sec. a.C. Il titolo italiano di questa commedia è Gorgoglione, dal nome di un vorace parassita del grano.
L'Anfitrione (Amphitruo) è una commedia, in cinque atti e un prologo, scritta dall'autore latino Plauto presumibilmente verso la fine del III secolo a.C. e rappresentata, con molta probabilità, nel 206 a.C. L'opera trae il titolo da uno dei protagonisti, il comandante dell'esercito tebano Anfitrione, mentre gli altri personaggi sono gli dei Giove e Mercurio, i mortali Alcmena e Sosia, rispettivamente moglie e servo di Anfitrione, oltre a due personaggi di contorno: il pilota Blefarone e la serva Bromia. Di solito le commedie rappresentavano fatti riguardanti personaggi popolari, non divinità o soggetti mitici, di cui si occupava invece la tragedia; per questo motivo lo stesso poeta definisce nel prologo, per bocca di Mercurio, la sua opera una tragicomoedia. Il testo a noi pervenuto presenta lacune nel IV atto, del quale ci rimangono una cinquantina di versi.