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Pietro Novelli, detto il monrealese (Monreale, 2 marzo 1603 – Palermo, 27 agosto 1647), è stato un pittore e architetto italiano, il più importante e influente artista del Seicento in Sicilia. Fu uno dei maggiori pittori del suo tempo e fu nominato architetto del regno.
Sisto IV, nato Francesco della Rovere (Pecorile, 21 luglio 1414 – Roma, 12 agosto 1484), è stato il 212º papa della Chiesa cattolica dal 1471 alla morte. Apparteneva all'Ordine dei frati minori conventuali e come tale ricoprì il grado di padre provinciale e poi quello di generale dal 1464 in avanti. Asceso al soglio pontificio nel 1471, tenne il pontificato per tredici anni durante i quali assecondò la politica espansionista e deleteria ai danni degli altri Stati italiani dando ascolto soprattutto al nipote Girolamo Riario. Compromesso con la congiura dei Pazzi ai danni di Giuliano e di Lorenzo de' Medici (1478), Sisto gettò una macchia morale sul suo pontificato generando una guerra deleteria dalla quale si salvò soltanto per l'occupazione di Otranto da parte dei Turchi ottomani nel 1480 che fece appianare le diatribe tra i signori italiani e coalizzarli contro il nemico comune. Fu ancora il responsabile della Lega contro il duca di Ferrara, nemico acerrimo del nipote Girolamo. Il nome di Sisto IV è comunque legato anche ad alcune iniziative di carattere spirituale: favorì la devozione mariana nella cristianità e celebrò il Giubileo del 1475. Grande patrono delle arti e dell'umanesimo, favorì la ricostruzione in senso monumentale di Roma: tra le varie opere che egli incoraggiò ci fu la realizzazione della cosiddetta Cappella Sistina che in seguito, durante il papato del nipote Giulio II, sarà affrescata da Michelangelo. Porta il medesimo nome una seconda cappella, adiacente alla cattedrale di Savona, sepolcro dei suoi genitori.
Nella storia di Catania sono molte le chiese demolite, scomparse, dismesse o sconsacrate. Tra le prime vi sono la Chiesa di San Gaetano alle Grotte, dedicata prima a "Santa Maria della Grotta", e l'ex Cattedrale di Sant'Agata la Vetere, prima chiesa al mondo ad essere dedicata alla Santa Patrona della città. Alcune chiese sorsero sul luogo di antichi templi pagani, altre sul luogo di sepolcri di persone illustri dell'antichità e altre ancora sul luogo dove avvennero miracoli. Sotto la dominazione bizantina si assiste alla conversione di numerosi monumenti d'epoca imperiale in luoghi di culto come l'ex "Basilica di Santa Maria della Rotonda", ricavata dalle omonime Terme. Durante la dominazione islamica molte chiese vennero convertite in moschee, abbandonate o demolite. Con la conquista normanna sono promossi e potenziati molti edifici religiosi e si convertono o riconvertono molte moschee in chiese cattoliche.Vari eventi sismici disastrosi distruggono in epoche differenti il patrimonio storico, artistico e religioso della città, ad essi si aggiunge l'intensa attività del vulcano, in particolare l'eruzione dell'Etna del 1669, con diverse colate, la circonda sul fronte ovest e la costeggia nel lato sud. Inoltre, il Terremoto del Val di Noto del 1693 impone la totale rivisitazione dell'impianto urbano cittadino. In epoca spagnola, come conseguenza ai due devastanti eventi, sono requisiti e demoliti moltissimi beni ecclesiastici per ricavare spazi edificabili e per tracciare il nuovo progetto della città che prevede la realizzazione della principale arteria cittadina costituita dall'attuale Via Etnea, che riprendeva il tracciato del cardo della città romana. Questa via, prima chiamata "via Stesicorea" o "via Luminarìa" e più in là "via Osseda" perché dedicata al Viceré di Sicilia Juan Francisco Pacheco, duca di Uzeda, parte verso nord da Piazza del Duomo e interseca subito Via Vittorio Emanuele II (in passato chiamata "Strada del Corso" oppure "Strada Reale": essa riprendeva il decumano romano), poi incrocia perpendicolarmente nei Quattro Canti Via Antonino di San Giuliano (anticamente "via Lanza", in onore al governatore Giuseppe Lanza, duca di Camastra, e in seguito intitolata ad Abramo Lincoln); sempre da Piazza del Duomo parte verso ovest Via Giuseppe Garibaldi (originariamente "via San Filippo" o "via Ferdinandea"), pressappoco parallela a via Vittorio Emanuele II ma più a sud. La ricostruzione favorisce il fiorire di un barocco siciliano, denominato "tardo barocco" o "barocchetto" essendo stato eseguito nel Settecento, pertanto si assiste alla totale demolizione di antiche strutture compromesse per l'edificazione di fabbricati che costituiscono la quasi totalità dei tesori che compongono attualmente il patrimonio storico e artistico di Catania. Durante i bombardamenti del secondo conflitto mondiale un numero elevato di chiese è stato distrutto: il 14 febbraio, il 16 aprile, il 18 maggio, l'8 luglio del 1943 28 fra esse e quasi tutti i più importanti palazzi della città settecentesca sono stati colpiti. Altre invece non scamperanno alle demolizioni che tuttora lasciano rase al suolo porzioni di alcuni quartieri del ricchissimo centro storico catanese. Nel secondo dopoguerra per molti edifici di culto ne è modificata la destinazione d'uso o ne è concordata la prolungata chiusura. Per l'insigne profilo arabo - normanno, rinascimentale e barocco, nel 2002 alcuni monumenti simbolo e luoghi di culto del centro storico sono stati dichiarati Patrimonio dell'Umanità, la città inserita nella lista delle Città tardo barocche del Val di Noto e tutto l'insieme posto sotto la tutela dell'UNESCO. Elenco delle chiese di Catania:
La chiesa di San Francesco è un edificio liturgico di Montone, in Umbria. La chiesa è stata eretta sul luogo nel quale era edificato Castelvecchio (Capanneto), uno dei sei castelli costruiti a scopo difensivo e di controllo, della vallata tra il fiume Carpina ed il fiume Tevere, in epoca medievale. È qui che l'ordine dei frati minori, fino ad allora insediato in Sant'Ubaldo fuori le mura, si è stabilito a partire dal 29 aprile 1308, sotto il pontificato di Clemente V e con il consenso del concilio di Vienne. La tipologia architettonica della chiesa è quella tipica degli Ordini mendicanti: forme semplici e lineari, unica navata, abside poligonale con volte a costoloni finemente affrescate e copertura a capriate. È orientata canonicamente ad occidente e la luce penetra attraverso le tre finestre absidali, di cui una bifora centrale, e attraverso le sei monofore delle pareti laterali. Alla facciata è addossato un portico aggiunto probabilmente tra il XVII e il XVIII secolo. Adiacente alla parete sinistra della chiesa, invece, si trova il convento. La chiesa, completamente affrescata fin dall'inizio del Trecento, fu poi interessata da nuovi ed ampi interventi decorativi, che si sono sovrapposti per ben tre volte agli affreschi originari. Gli esiti più alti, da un punto di vista artistico, si ebbero comunque nel secolo successivo, quando questo edificio divenne la chiesa di famiglia dei Fortebracci. Da sempre legati all'Ordine francescano, il suddetto casato contribuì generosamente al suo abbellimento facendo innalzare altari e corredandola di suppellettili e dipinti. Le opere che hanno commissionato riflettono il gusto cortese della loro cultura familiare. Tra il 1423 ed il 1424, su committenza di Braccio da Montone, Antonio Alberti da Ferrara fu chiamato a dipingere gli Episodi della vita di San Francesco e le scene del Giudizio universale nel sottarco. Nel 1486 il conte Carlo Fortebracci, figlio del capitano Braccio da Montone, fece erigere un altare a metà della parete di sinistra della chiesa come ex voto per la nascita del figlio Bernardino. Nel timpano che sovrasta la parata d'altare è contenuto lo stemma della famiglia Fortebracci riconoscibile dal mezzo ariete con lateralmente le lettere C 0 Conte e K = Karrolus Carlo Fortebracci, a indicare il nome del committente. È inoltre presente lo stemma dei Malatesta con i due elefanti, chiaro richiamo alla nobile famiglia riminese, alla quale apparteneva Margherita moglie di Carlo. Il figlio Bernardino, come visibile sull'iscrizione posta sulla targa in basso, commissionò al perugino Bartolomeo Caporali (1420-1505) un affresco a completamento dell'altare voluto dal padre. Al centro della scena campeggia Sant'Antonio di Padova tra il Battista sulla sinistra e l'Arcangelo Raffaele che reca per mano Tobiolo sulla destra. I secoli successivi non videro modifiche strutturali né interventi di tipo pittorico, anzi si susseguirono processi distruttivi come quello operato dall'occupazione francese. Nel 1810 il convento venne temporaneamente chiuso e nel 1866 divenne di proprietà statale. I restauri avvenuti negli anni novanta dello scorso secolo hanno portato al ripristino dell'intero complesso e trasformato parte dell'ex convento nell'attuale Pinacoteca e nel Museo Etnografico Il tamburo parlante. Molte opere provenienti sia dall'ex chiesa di San Francesco sia da altre chiese del territorio comunale trovano oggi la loro collocazione all'interno di questi spazi.