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Conte Attilio

Il conte Attilio è uno dei personaggi del romanzo di Alessandro Manzoni I Promessi Sposi; cugino di don Rodrigo, aiuta questo nel suo infame obiettivo, ovvero quello di catturare Lucia Mondella. Nobile ozioso che, al pari del cugino, vive di rendita e passa le giornate tra sciocche dispute cavalleresche e comportamenti frivoli, si può dire che sia lui a mettere in moto le vicende narrate nel libro: il "capriccio" di don Rodrigo di far sua la giovane Lucia nasce da una scommessa partita proprio dal conte Attilio. Nel corso delle vicende del romanzo si attiverà per portare a compimento il malvagio piano, andando, ad esempio, a Milano a chiedere aiuto al potente conte zio perché impedisca a padre Cristoforo di interferire con la scommessa. Nelle fasi finali del romanzo, il conte Attilio morirà di peste; in occasione del suo funerale, don Rodrigo contrarrà lo stesso fatale morbo. Luigi Russo lo definisce "un virtuoso della malizia e un manesco senza rimorsi" che non brilla per scaltrezza e diplomazia: durante il banchetto nel palazzotto di don Rodrigo (cap. V), egli rischia di compromettere, con il fervore della sua discussione, i rapporti con il podestà, asserendo, contro ogni regola, che è possibile bastonare il portatore di una sfida (celebri le sue espressioni "violabile, violabilissimo, bastonabile, bastonabilissimo") o che la carestia che imperversa a Milano sarebbe risolvibile impiccando alcuni fornai. È anche vile giacché, essendo scoppiato il tumulto popolare di San Martino per la scarsità del pane, rinvia il suo ritorno in città per evitare che qualcuno gli faccia del male: "Questo [il conte Attilio], secondo i suoi primi disegni, avrebbe dovuto a quell'ora trovarsi già in Milano; ma, alle prime notizie del tumulto, e della canaglia che girava per le strade, in tutt'altra attitudine che di ricever bastonate, aveva creduto bene di trattenersi in campagna, fino a cose quiete. Tanto più che, avendo offeso molti, aveva qualche ragion di temere che alcuno de' tanti, che solo per impotenza stavano cheti, non prendesse animo dalle circostanze, e giudicasse il momento buono da far le vendette di tutti." (cap. XVIII)

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