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L'omicidio di Yara Gambirasio è un caso di cronaca nera che ha visto vittima Yara Gambirasio di 13 anni (21 maggio 1997 – 26 novembre 2010), scomparsa nella serata del 26 novembre 2010. Il caso ha assunto una grande rilevanza mediatica, oltre che per la giovane età della vittima, anche per l'efferatezza del crimine e per diversi avvenimenti peculiari verificatisi nel corso delle indagini, come l'arresto e il successivo proscioglimento di un primo sospettato, le circostanze del ritrovamento del corpo e le complesse modalità di individuazione dell'omicida. Il relativo procedimento giudiziario si è concluso il 12 ottobre 2018 con la definitiva condanna all'ergastolo di Massimo Giuseppe Bossetti, riconosciuto come unico colpevole .
L'omicidio di Annarella Bracci venne commesso il 18 febbraio 1950 a Roma, nel quartiere popolare di Primavalle; la vittima fu una bambina dodicenne, Annamaria Bracci detta Annarella, nata il 15 dicembre 1937. Dopo una serie di processi, l'unico imputato venne scagionato ed è rimasto un caso irrisolto. Fu uno dei casi di cronaca nera più noti del secondo dopoguerra in Italia.
L'omicidio colposo è il reato consistente nella soppressione di una vita umana ad opera di una persona in conseguenza di un fatto a lei imputabile, ma compiuto senza intenzionalità. L'assenza dell'intenzionalità lo distingue dall'omicidio doloso o volontario. L'omicidio colposo è ritenuto fatto riprovevole; tuttavia, nei diversi orientamenti, la valutazione del livello di gravità è molto disomogenea. Esso è stato disciplinato come reato in tutte le legislazioni storiche e anche oggi è oggetto di numerose disposizioni di tipo penale.
L'omicidio Calabresi è il nome con cui i mass media sono soliti riferirsi all'assassinio del commissario di polizia e addetto alla squadra politica della Questura di Milano, Luigi Calabresi, avvenuto il 17 maggio 1972 dinanzi alla sua abitazione per mano di un commando di due uomini con alcuni colpi di arma da fuoco. Dopo un iter processuale particolarmente travagliato solo nel 1997 si giunse a una sentenza in Corte di Cassazione che condusse ad arresti e condanne definitive: questa individuò Ovidio Bompressi e Leonardo Marino (collaboratore di giustizia sulle cui parole si basò l'accusa) come esecutori materiali del delitto e Giorgio Pietrostefani e Adriano Sofri come mandanti sovversivi anti democratici e condannati per il reato di concorso morale in omicidio, ma senza l'aggravante del terrorismo. I quattro appartenevano all'epoca dell'omicidio alla formazione extraparlamentare Lotta Continua, della quale Sofri e Pietrostefani erano stati fondatori e che all'epoca erano avversari del commissario Calabresi da loro accusato della morte dell'anarchico Giuseppe Pinelli dopo la strage di piazza Fontana. Contro la colpevolizzazione e la seguente condanna di Sofri, Bompressi e Pietrostefani si schierò un ampio movimento d'opinione politicamente trasversale, anche se particolarmente attivo nella sinistra, con risonanza anche fuori dall'Italia. Secondo tale movimento le contraddizioni del pentito Marino sarebbero tali da far dubitare del suo racconto sulle circostanze del delitto (da essi attribuito ad altri ambienti politici), in particolare sull'effettivo ruolo di Bompressi (il quale aveva un alibi, ammesso all'esame solo in fase di revisione e comunque ignorato nella sentenza), ma anche, in persone propense a credere all'onestà del pentito, sull'effettiva partecipazione di Sofri (specie sul fatto che davvero l'avesse ordinato o ne fosse a conoscenza), invalidando quindi la chiamata in correità e configurando il tutto come un caso di errore giudiziario e persecuzione politico-mediatica contro l'intero movimento della sinistra extraparlamentare degli anni di piombo. Essi si basarono anche su affermazioni, viste come incertezza dell'accusa, ripetute negli anni: l'avvocato di Marino, Gianfranco Maris, dichiarò nel 2000, dopo il rigetto del processo di revisione che confermò la condanna: Alla domanda «Non ha mai pensato che in realtà fu Pietrostefani a decidere l'omicidio, e che Sofri subì la decisione?», Marino rispose: «Questo non lo posso sapere. Sicuramente “Pietro” era più propenso a passare alla lotta armata. Però ripeto: non lo posso sapere». Alcuni criticano la sentenza poiché sarebbe basata su una chiamata in correità singola, che non verrebbe suffragata da elementi concreti ma solo dal libero convincimento del giudice sulla sincerità del pentito. Nonostante questo impegno mediatico profuso da molti a favore degli accusati si è giunti comunque alla loro condanna con sentenza definitiva, mentre la richiesta di revisione del processo è stata rigettata dai giudici.
L'omicidio (anche assassinio) è la soppressione di una vita umana a opera di un altro essere umano. L'omicida può provocare la morte altrui per mezzo di qualsiasi modalità (reato a forma libera), anche per omissione, ma in ogni caso la sua azione o inazione sono volontarie. Questa volontà generica non va confusa con il dolo ed è presente anche nell'omicidio colposo e preterintenzionale, come volontà di compiere l'azione che causa la morte altrui (per esempio superare i limiti di velocità, finendo, poi, involontariamente per travolgere e uccidere un pedone). Si avrà omicidio volontario solo quando l'omicida, a causa della sua azione od omissione volontaria, intende specificamente causare la morte della vittima. L'omicidio volontario può essere premeditato oppure non premeditato.
Il delitto di Santa Croce Camerina è stato un caso di omicidio commesso il 29 novembre 2014 nel comune di Santa Croce Camerina, in provincia di Ragusa, che ha visto coinvolto Lorys Andrea Stival, un bambino di 8 anni nato il 18 giugno 2006. L'unica imputata del reato di omicidio e occultamento di cadavere è stata la madre del bambino, Veronica Panarello che si è dichiarata innocente. Veronica Panarello è stata ritenuta colpevole dell'omicidio e condannata a trent'anni di carcere.
Il delitto di Arce è l'omicidio di Serena Mollicone (Arce, 18 novembre 1982 – Arce, 1º giugno 2001), che venne commesso il 1º giugno 2001 ad Arce in provincia di Frosinone. La ragazza scomparve il 1º giugno 2001 e venne ritrovata morta due giorni dopo in località Fontecupa, nel boschetto dell'Anitrella. I responsabili, a distanza di 19 anni, non sono stati ancora condannati, nonostante siano state indagate numerose persone. A seguito degli accertamenti del RIS - svolti a distanza di quasi venti anni dai fatti - viene accertato, secondo l'ipotesi accusatoria, che l'omicidio è avvenuto all'interno della caserma dei Carabinieri di Arce. Basandosi su tali risultanze probatorie, nell'aprile 2019 la Procura della Repubblica di Cassino chiude le indagini preliminari notificando il relativo avviso agli indagati: 5 persone, di cui 3 Carabinieri. Nel luglio 2019, la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio degli indagati. Nel frattempo, il padre di Serena, Guglielmo Mollicone, muore il 31 maggio 2020 all'ospedale Spaziani di Frosinone dove era in coma dal 27 novembre 2019 in seguito ad un infarto. A seguito della celebrazione dell'udienza preliminare, il GUP di Cassino Domenico Di Croce, nel luglio 2020, ha accolto la richiesta della Procura di rinvio a giudizio: il futuro processo si terrà innanzi la Corte d'Assise di Cassino, a partire dal 15 gennaio 2021.