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Diritti LGBT in Israele

All'interno dello Stato d'Israele i diritti concessi alle persone lesbiche, gay, bisessuali e transgender (LGBT) sono i più ampi e sviluppati di tutta l'Asia. Molti sostengono che l'Israele abbia adottato politiche pro-LGBT per far cambiare il pensiero pubblico su di sé riguardo ai diritti negati ai palestinesi, anche quotidiani israeliani come Haaretz, associazioni ebraiche come Jewish Voice For Peace o addirittura anche movimenti pro lgbt la pensano in questo modo. Durante numerosi gay pride a Tel Aviv numerosi movimenti pro lgbt israeliani hanno usato lo slogan 'There is not pride in occupation' Queste ideologia usata dal governo israeliano è stata ribattezzata pinkwashing. Un tribunale ha dichiarato nel 2005 ufficialmente che il bambino nato dalla sua compagna a seguito d'inseminazione artificiale; sentenza questa emessa nonostante le nutrite proteste dei partiti religiosi ultra ortodossi. Il diritto comune garantisce oramai ai gay la maggior parte dei diritti matrimoniali ufficialmente riconosciuti alle coppie eterosessuali, anche se la piena ufficialità del matrimonio omosessuale non è ancora stata sancita. Tuttavia, vengono riconosciuti i matrimoni omosessuali contratti all'estero. La popolazione è divisa sull'argomento LGBT: una parte vuole la totale estensione dei diritti lgbt, un'altra non è così aperta ma considera le coppie lgbt uguali a quelle etero pur non essendo a favore alle totale estensione dei loro diritti ma solo al riconoscimento dello status di coppia ma non al matrimonio o all'adozione. La percentuale di omofobia in Israele è molto alta infatti si registra un atto omofobo ogni 10 ore e un post discriminatorio ogni 4 minuti. il 30% percento della popolazione formata da ebrei ultraortodossi considera le persone lgbt malate e vuole che i minori lgbt vengano curati con le terapie di conversione legali ancora legali in Israele. Il ministro della salute Cabinet ha ufficialmente dichiarato che queste pratiche sono possibili.Israele, assieme a Giordania, Turchia, Iraq e Cipro, è fra i paesi mediorientali in cui gli "atti omosessuali tra adulti consenzienti svolti in privato" non vengono considerati illegali e quindi perseguibili dalla legge. In tutti gli altri stati arabo-musulmani del Medio Oriente l'omosessualità rimane un crimine, punita spesso con punizioni corporali giudiziarie, la condanna alla carcerazione (Egitto e Marocco) ed in alcuni casi persino con la pena di morte (Arabia Saudita). Israele è stato il primo paese asiatico dove gli omosessuali son stati protetti da leggi anti-discriminazione e rimane, al 2011, l'unico paese del Medio oriente a fornire una tale protezione giuridica. Tel Aviv è stata nominata la "capitale gay" del vicino oriente dalla popolare rivista Out, oltre ad essere considerata una delle città più gay friendly dell'intero pianeta: famosa per la sua Pride Parade annuale e le sue spiagge concesse alle persone omosessuali. Un sondaggio online gestito da un popolare sito di viaggi LGBT ha valutato Tel Aviv come la miglior città gay del 2011. Nonostante tutto ciò, nel 2009 un attentato contro un centro d'incontro di gay e lesbiche a Tel Aviv ha provocato 2 morti ed almeno 15 feriti, nella stragrande maggioranza minorenni: definito subito come crimine "derivante dall'odio e dal pregiudizio" è stato condannato senza riserve dai funzionari governativi, a cominciare dal primo ministro conservatore Benjamin Netanyahu. Gerusalemme, invece, resta una città molto conservatrice ed omofoba. In un gay pride organizzato nella città ci sono stati molti scontri, e addirittura la morte di una ragazza lesbica, Shira Banki

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