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Uno Stato socialista o Repubblica popolare è uno Stato governato da un partito politico che dichiara la sua lealtà ai princìpi del marxismo-leninismo e del socialismo in generale. Altri termini utilizzati per indicare una simile forma statuale sono repubblica democratica (poco usata per evitare confusioni con le repubbliche parlamentari), democrazia popolare, repubblica socialista, Stato operaio, semistato o anche stato comunista. L'espressione stato socialista può indurre equivoci con altre forme di socialismo, dove il socialismo di stato è visto come il fine (ad esempio il socialismo arabo, il socialismo democratico, l'eurocomunismo o il socialismo del XXI secolo: tuttavia a livello politico spesso viene usata la denominazione stato socialista o repubblica popolare anche per questi stati), mentre nelle repubbliche popolari altro non è che uno stadio intermedio verso il raggiungimento del comunismo, una fase finale nella quale si è conseguita l'estinzione dello Stato e la fine della divisione in classi sociali.
Il socialismo è un ampio complesso di ideologie, orientamenti politici, movimenti e dottrine che tendono a una trasformazione della società in direzione dell'uguaglianza, o comunque della proporzionalità, di tutti i cittadini sul piano economico, sociale e giuridico. Si può definire come un modello o sistema economico che rispecchia il significato di "sociale", che pensa cioè a tutta la popolazione. Originariamente tutte le dottrine e movimenti di matrice socialista miravano a realizzare degli obiettivi attraverso l'abolizione delle classi sociali e la soppressione totale della proprietà privata dei mezzi di produzione e di scambio. Fino al 1848, i termini socialismo e comunismo erano considerati intercambiabili. In quell'anno, nel Manifesto del Partito Comunista di Marx ed Engels, si opera la suddivisione tra "socialismo utopistico" e "socialismo scientifico", che essi chiamano anche "comunismo" per evidenziarne polemicamente le differenze con il primo. Oggi il socialismo rappresenta dunque un'ideologia staccata dal comunismo, per quanto ne condivida a volte alcuni presupposti marxisti, ed è in grande parte rappresentato dal socialismo liberale e dalla socialdemocrazia, tipi di socialismo che non mirano al superamento del capitalismo (o comunque non ad una sua totale soppressione), bensì ad un miglioramento in senso socialista all'interno della società attuale, e spesso al raggiungimento di un sistema economico misto.
Il Manifesto del Partito Comunista fu scritto da Karl Marx e Friedrich Engels fra il 1847 e il 1848 e pubblicato a Londra il 21 febbraio 1848. La prima e parziale traduzione italiana fu pubblicata nel 1889. Una successiva traduzione fu pubblicata ancora parziale nel 1891 mentre nel 1892 fu pubblicata a puntate nel periodico Lotta di classe a opera di Pompeo Bettini la prima traduzione completa del Manifesto.
Il governo militare brasiliano, conosciuto anche come regime dei Gorillas o Quinta Repubblica brasiliana fu una dittatura militare autoritaria che governò il Brasile dal 1º aprile 1964 al 15 marzo 1985 nel contesto della Guerra fredda. Cominciò con il colpo di Stato del 1964 guidato dalle Forze armate brasiliane con la destituzione di João Goulart, il quale, essendo vicepresidente, era entrato in carica come presidente del Brasile dopo le dimissioni del presidente democraticamente eletto Jânio Quadros, e terminò quando José Sarney entrò in carica come presidente il 15 marzo 1985. La rivolta militare venne fomentata da José de Magalhães Pinto, Adhemar de Barros, e Carlos Lacerda (quest'ultimo aveva già partecipato alla cospirazione atta a deporre Getúlio Vargas nel 1945), governatori rispettivamente degli Stati federati di Minas Gerais, San Paolo, e Guanabara. Il golpe fu inoltre appoggiato dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti d'America attraverso la sua ambasciata a Brasilia.La dittatura militare durò per quasi 21 anni e, nonostante le iniziali garanzie del contrario, il governo militare adottò nel 1967 una nuova, più restrittiva, Costituzione, e soffocò la libertà di parola e l'opposizione politica. Il regimò adottò il nazionalismo, lo sviluppo economico e l'anticomunismo come linee guida. Il regime ha ripreso le relazioni del Brasile con le istituzioni finanziarie internazionali, sospese dopo la decisione del presidente Juscelino Kubitschek del 1958 di rifiutare le condizioni imposte dagli Stati Uniti e dal FMI per un prestito di 300 milioni di dollari. Le misure economiche criticate dagli Stati Uniti e dal FMI sono state eliminate. Gli scioperi sono stati vietati, i sindacati sono stati soppressi e i salari reali sono diminuiti, con un calo del PIL del 7% nel 1965. Nello stesso anno, il Brasile ha firmato un accordo con il FMI, ha ricevuto nuovi crediti e ha fatto ristrutturare il suo debito estero dagli Stati Uniti, da diversi paesi creditori europei e dal Giappone. I prestiti annuali sono passati da zero a una media di 73 milioni di dollari per il resto degli anni Sessanta e poi a quasi 500 milioni di dollari all'anno a metà degli anni Settanta. La politica economica del regime militare è stata elogiata dalle istituzioni finanziarie internazionali.Sono stati avviati progetti ambiziosi per integrare l'Amazzonia nell'economia nazionale a costo della distruzione ambientale e dello sfollamento delle popolazioni indigene. La più emblematica di queste è stata la costruzione di un'autostrada di oltre quattromila chilometri tra la città di Cabedelo, nel nordest, e la città di Lábrea, vicino al confine con la Bolivia. Il progetto - che non sarà mai completamente completato - è stato inaugurato nel 1972, con l'obiettivo di creare grandi fattorie, controllare meglio i confini e portare la gente povera nella nuova terra evitando una riforma agraria che la dittatura rifiutava.In politica estera, il regime ha sostenuto il colonialismo portoghese in Africa - allora coinvolto in sanguinosi conflitti in Guinea-Bissau, Angola e Mozambico - e ha sviluppato relazioni commerciali con il Sudafrica. Negli anni Sessanta, l'unico governo nero con cui il regime intratteneva relazioni diplomatiche era quello di Félix Houphouët-Boigny in Costa d'Avorio. La dittatura raggiunse il suo picco di popolarità negli anni 1970 durante il cosiddetto "Miracolo brasiliano", nonostante il regime avesse censurato tutti i media e torturato ed esiliato i dissidenti. João Figueiredo divenne presidente nel marzo 1979 e nello stesso anno approvò la legge d'amnistia per i crimini politici compiuti per e contro il regime. Mentre combatteva la "linea dura" interna al governo e supportando le politiche di ri-democratizzazione del paese, Figueiredo non riuscì a controllare lo sgretolarsi dell'economia, l'inflazione cronica e la simultanea caduta delle altre dittature militari in Sud America. Le prime elezioni libere in 20 anni vennero tenute nel 1982, fra le grandi dimostrazioni popolari nelle strade delle principali città del Paese, conosciute con il nome di Diretas Já. Nel 1985, si tenne un'altra elezione, per la prima volta dagli anni '60 con candidati civili, questa volta per eleggere (indirettamente) un nuovo presidente, e venne vinta dall'opposizione. Nel 1988 venne varata una nuova costituzione, ed il Brasile tornò ad essere ufficialmente una democrazia. Da quel momento in poi i militari sono tornati sotto il controllo delle istituzioni civili. Il regime militare brasiliano funse da modello per altri regimi militari e dittature nell'America Latina, sistematizzando la "Dottrina della Sicurezza Nazionale", la quale "giustificava" le azioni compiute dall'esercito in funzione della sicurezza nazionale in tempo di crisi, creando una base intellettuale sulla quale poi gli altri regimi militari fecero affidamento.Nel 2014, quasi 30 anni dopo la caduta del regime, l'esercito brasiliano riconobbe per la prima volta gli eccessi commessi dai suoi agenti durante gli anni della dittatura, inclusi la tortura e l'omicidio di dissidenti politici. Nel maggio 2018, il governo degli Stati Uniti d'America pubblicò un memorandum, scritto da Henry Kissinger (Segretario di Stato durante la dittatura in Brasile), risalente all'aprile 1974, il quale confermava che la leadership dell'esercito brasiliano era a conoscenza dell'uccisione dei dissidenti.È stato estimato che, durante il regime, 434 persone sono state uccise o sono scomparse. Alcuni attivisti per i diritti umani ed altre persone hanno ipotizzato che il vero numero di vittime potrebbe essere più alto, ma le forze armate brasiliane lo hanno sempre negato. È stato inoltre calcolato che oltre 8.000 indigeni brasiliani siano stati uccisi durante la dittatura.
Una dittatura militare è una forma di governo autoritaria in cui il potere politico è detenuto dai militari. Come tutte le dittature quella militare può essere dichiarata ufficialmente o non esserlo, ovvero alcuni dittatori militari sono formalmente subordinati ad un governo civile o no. Esistono anche forme intermedie, in cui i vertici delle forze armate esercitano una fortissima influenza nel Paese, senza però reprimere del tutto le libertà democratiche.
Dittatura dei colonnelli (τὸ καθεστώς τῶν Συνταγματαρχών), nota anche come la Giunta (η Χούντα), è il nome che viene usato per indicare un regime di dittatura militare di ispirazione fascista instaurato il 21 aprile 1967 e proseguito, sotto varie forme, fino al 24 luglio 1974. In quel periodo la Grecia venne governata da una serie di governi militari anticomunisti saliti al potere con un colpo di Stato guidato dai colonnelli Geōrgios Papadopoulos, Nikolaos Makarezos e Ioannis Ladas. Leader della giunta furono Geōrgios Papadopoulos e, dal 25 novembre 1973, Dīmītrios Iōannidīs. Il colpo di Stato soppresse il governo, eletto democraticamente, di sinistra e centro democratico. Il regime effettuò in continuazione arresti e deportazioni degli oppositori, abolì le libertà politiche e civili, sciolse i partiti e costrinse all'esilio la famiglia reale.
La dittatura è una forma autoritaria di governo che, nella sua accezione moderna, accentra il potere in un solo organo, se non addirittura nelle mani del solo dittatore, non limitato da leggi, costituzioni, o altri fattori politici e sociali interni allo Stato.In senso lato, dittatura ha quindi il significato di predominio assoluto e perlopiù incontrastabile di un individuo (o di un ristretto gruppo di persone) che detiene un potere imposto con la forza. In questo senso la dittatura coincide spesso con l'autoritarismo e con il totalitarismo. Sua caratteristica è anche la negazione della libertà di espressione e di stampa. La dittatura è considerata l'opposto della democrazia. Va inoltre detto che il dittatore può giungere al potere anche attraverso mezzi democratici (valga l'esempio di Adolf Hitler, il cui partito raggiunse la maggioranza relativa dei voti nelle elezioni di luglio e del novembre 1932). La scalata al potere di una dittatura è spesso favorita da situazioni di grave crisi economica (ad esempio in seguito a una guerra), da difficoltà sociali (lotte di classi), dall'instabilità del regime esistente o dalla continuità con un preesistente regime dittatoriale.
Il comunismo (dal francese communisme, derivato da commun "comune") è un'ideologia composta da un insieme di idee economiche, filosofiche, sociali e politiche mirante alla creazione di una società comunista, ovvero una società caratterizzata dall'abolizione delle classi sociali e della proprietà privata dei mezzi di produzione, dalla partecipazione collettiva del popolo al governo e dalla completa emancipazione di tutti gli uomini. Il comunismo teorizzato per la prima volta nel XIX secolo dai due pensatori tedeschi Karl Marx e Friedrich Engels subì diverse trasformazioni e interpretazioni in base al tempo e al luogo in cui venne rielaborato o attuato. All'interno del spettro comunista coesistono numerose interpretazioni come il marxismo, il leninismo, lo stalinismo, il marxismo-leninismo, il trotskismo, il maoismo, il juche, il songun, il castrismo, il guevarismo, l'eurocomunismo, il comunismo cristiano, il social-comunismo, l'anarco-comunismo, il chruščëvismo, il magonismo e molte altre anche in contrasto aperto fra loro.