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Donne di conforto

Le donne di conforto furono persone costrette a far parte di gruppi creati dalle forze militari dell'Impero Giapponese, composti da donne e ragazze schiavizzate per fungere da prostitute. La locuzione italiana, al pari di quella inglese comfort women, è una traduzione del termine giapponese ianfu (慰安婦). Ianfu è un eufemismo che sta per shōfu (娼婦) che significa "prostituta/e". I documenti relativi alla Corea del Sud affermano che non fosse una forza volontaria e dal 1989 diverse donne si sono fatte avanti, testimoniando che i soldati giapponesi le avevano rapite. Storici come Lee Yeong-Hun e Ikuhiko Hata affermano che le donne di conforto reclutate fossero volontarie. Altri storici invece, basandosi sulle testimonianze di ex-reclutate e dei soldati giapponesi ancora in vita, sostennero che l'esercito e la marina giapponese furono entrambe coinvolte, direttamente o indirettamente, nella coercizione, nell'inganno e talvolta nel sequestro di giovani donne nei territori occupati dalle loro forze.La stima del numero di donne coinvolte varia, da un minimo di 20 000, citato dagli accademici giapponesi, ad un massimo di 410 000 donne, citato dagli studiosi cinesi; il numero esatto, tuttavia, è ancora argomento di ricerca e dibattito. Ciò di cui si è certi è che esse provenissero dalla Corea, dalla Cina, dal Giappone e dalle Filippine; si sa anche che nei "centri di conforto" si sfruttassero donne provenienti anche dalla Thailandia, dal Vietnam, dalla Malesia, da Taiwan, dall'Indonesia e da altri territori occupati. Questi "centri" si trovavano in Giappone, in Cina, nelle Filippine, in Indonesia, nella Malesia Britannica, in Thailandia, in Birmania, in Nuova Guinea, a Hong Kong, a Macao e nell'Indocina Francese.Secondo varie testimonianze, le giovani donne dei paesi sotto il controllo imperiale giapponese venivano prelevate dalle loro case e, in molti casi, ingannate con promesse di lavoro in fabbriche o nell'ambiente della ristorazione. Una volta reclutate, venivano incarcerate nei "centri di conforto" e deportate in paesi a loro stranieri. Uno studio del governo olandese descrive come i militari giapponesi stessi reclutassero con la forza le donne nelle Indie Orientali Olandesi. Lo studio rivelò che 300 donne olandesi finirono per essere schiave sessuali dei militari giapponesi.

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