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L'antiproibizionismo è una corrente politica che contrasta le limitazioni delle libertà personali (proibizionismo) operate per via legislativa. Il principale campo di influenza del pensiero antiproibizionista, sebbene non l'unico, è quello della droga. In tale settore la contrapposizione a livello politico è tra i sostenitori della proibizione, ossia la messa al bando del consumo, e i sostenitori della legalizzazione o della liberalizzazione. Per gli antiproibizionisti, inoltre vietare è uno stimolo e un favoreggiamento dell'illegalità e della criminalità organizzata, come è avvenuto, ad esempio, durante il proibizionismo delle bevande alcoliche negli Stati Uniti, o in Italia dopo la chiusura delle case di tolleranza o le leggi proibizioniste sulle droghe.
Una sostanza stupefacente, psicoattiva o psicotropa è una sostanza chimica farmacologicamente attiva, dotata di azione psicotropa, ovvero capace di modificare lo stato psico-fisico di un soggetto (attenzione, percezione, umore, coscienza, comportamento ecc.). Alcune di queste sostanze sono usate in ambito medico come farmaci per varie patologie. Molte sostanze di questo tipo sono capaci di indurre, in diverso grado, fenomeni di dipendenza, tolleranza e assuefazione. Altre invece non creano assuefazione o dipendenza (ad es. LSD, psilocibina, mescalina, DMT e altre. Nel linguaggio comune alcune di queste sostanze vengono chiamate droghe quando assunte in modo illecito.Nella lingua italiana il termine «stupefacente» è diventato, nell'uso, sinonimo di azione psicotropa, sebbene sul piano medico-clinico si distingua tra i due concetti, riservando tale denominazione solo a una piccola classe di tutte le sostanze psicoattive, dotata di specifiche caratteristiche che inducono stupor in chi le assume. Anche se le diverse sostanze hanno in genere effetti complessi e dai confini sfumati, l'azione psicotropa può essere classificata come: psicolettica: depressoria dell'attività mentale (es. oppioidi, barbiturici, etanolo); psicoanalettica: eccitatoria dell'attività mentale (es. anfetamine, caffeina, cocaina, nicotina); psicodislettica: capace di modificare la percezione, lo stato di coscienza o il comportamento (es. cannabinoidi, psichedelici).Per via del loro potenziale psicotropo le droghe sono impiegate in tutti i continenti da millenni per fini rituali, religiosi, spirituali, culturali, medico-terapeutici (sebbene assenti per alcune di esse) e, soprattutto negli ultimi secoli in Occidente e nella società globalizzata, a scopo ricreativo.
Nella politica e nella legislazione dei Paesi Bassi esiste una distinzione tra le droghe pesanti (come eroina e cocaina) e i derivati della canapa (cannabis, hashish). Si noti che il termine "droghe leggere" (Softdrugs, "droghe morbide") non viene usato nella legislazione olandese, dove si parla genericamente di "sostanza", ma si differenzia tra sostanze di categoria I ("droghe pesanti") e II (tra cui la cannabis). Tale distinzione è basata sui differenti livelli di dipendenza e sul calcolo del rischio per la salute indotto dall'uso delle diverse sostanze.
La legalizzazione delle droghe è un processo di eliminazione o riduzione delle leggi proibitive sull'uso delle droghe.
Un fattore di rischio è una specifica condizione che risulta statisticamente associata ad una malattia e che pertanto si ritiene possa concorrere alla sua patogenesi, favorirne lo sviluppo o accelerarne il decorso. Un fattore di rischio non è pertanto un agente causale, ma un indicatore di probabilità che lo stesso possa associarsi ad una determinata condizione clinica; la sua assenza non esclude la comparsa della malattia, ma la sua presenza, o la compresenza di più fattori di rischio, aumenta notevolmente il rischio di malattia. Il fattore di rischio può essere un aspetto del comportamento, una caratteristica intrinseca del soggetto o genetica, un'esposizione ambientale o uno stile di vita. La più antica analisi dei vari fattori di rischio fu stilata da Avicenna nel libro Il canone della medicina (1020s), ma il primo utilizzo del termine fattore di rischio in senso moderno, correlato cioè all'analisi statistica di osservazioni epidemiologiche si deve a Thomas Royle Dawber, cardiologo statunitense che per primo effettuò uno studio sui fattori di rischio cardiovascolare e pubblicò i primi dati nel 1961.
Droga leggera è una locuzione di uso comune per indicare sostanze stupefacenti non sempre capaci di creare dipendenza nel senso medico del termine, e le cui proprietà psicotrope sono piuttosto trascurabili. In particolare, con questa locuzione si identificano le piante del genere Cannabis ad alto contenuto di THC e le sostanze psicotrope da esse ricavabili, principalmente marijuana e hashish (dalla lavorazione delle infiorescenze femminili), ma a volte il termine può venire esteso agli psichedelici come funghi del genere psylocibe, DMT, LSD, i quali come la Cannabis non danno dipendenza fisica e non hanno una elevata tossicità. Esistono tre subspecie di Cannabis e, di conseguenza, di marijuana e hashish: Sativa (la cui foglia è usata anche per ottenere fibra tessile, producendo la canapa), Indica e Ruderalis, che si differenziano sia per le dimensioni delle piante, sia per le concentrazioni di principi attivi, e, di conseguenza, anche per gli effetti indotti dai loro rispettivi derivati. Il materiale vegetale o i preparati a base di cannabis che contengono, in misura apprezzabile, sostanze psicoattive sono considerate "droghe leggere", cioè sostanze psicotrope incapaci (o in modo limitato) di creare dipendenza.