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L'incidente del passo di Djatlov (in russo: Гибель тургруппы Дятлова?, traslitterato: Gibel' turgruppy Djatlova, lett. Morte della comitiva di Djatlov) avvenne la notte del 2 febbraio 1959, quando nove escursionisti accampati nella parte settentrionale dei monti Urali morirono per cause rimaste sconosciute. Il fatto avvenne sul versante orientale del Cholatčachl', che in mansi significa "montagna dei morti". Il passo montano della scena dei fatti è stato da allora rinominato "passo di Djatlov" (Перевал Дятлова), dal nome del capo della spedizione, Igor Djatlov (Игорь Дятлов). La mancanza di testimonianze oculari ha provocato la nascita di molte congetture in merito alle cause dell'evento. Investigatori sovietici stabilirono che le morti erano state provocate da «una forza della natura». Dopo l'incidente, la zona fu interdetta per tre anni agli sciatori e a chiunque altro intendesse avventurarcisi. Lo svolgimento dei fatti resta tuttora non chiaro anche per l'assenza di sopravvissuti.Gli investigatori all'epoca stabilirono che gli escursionisti avevano lacerato la loro tenda dall'interno, correndo via a piedi nudi nella neve alta e con una temperatura esterna proibitiva, probabilmente attorno ai −30 °C. Sebbene i corpi non mostrassero segni esteriori di lotta, due delle vittime avevano il cranio fratturato, due avevano le costole rotte e a una mancava la lingua. Sui loro vestiti fu riscontrato un elevato livello di radioattività; altre fonti invece ridimensionano fortemente la contaminazione degli abiti, datandola anteriormente alla spedizione.
Con l'espressione eccidio del Castello dell'Imperatore (conosciuto anche come "eccidio della Fortezza") si fa riferimento ad una serie di esecuzioni sommarie avvenute nella città toscana di Prato il 7 settembre 1944. Il Tribunale condannò Marcello Tofani, detto Tantana, per uno di questi omicidi e prosciolse in istruttoria 4 partigiani. Sentenza del 27/03/1953 della Corte di Assise di Primo Grado del Tribunale di Firenze.L'evento è da mettere in rapporto diretto, se non consequenziale, con le deportazioni e i rastrellamenti per mano nazifascista nel marzo dello stesso anno a Prato, e con l'esecuzione sommaria di 29 giovani partigiani a Figline di Prato il giorno precedente.[1][2][3][4].
Con eccidio del Castello Estense ci si riferisce ad un episodio sanguinoso avvenuto il 20 dicembre 1920 nei pressi del castello Estense a Ferrara e che portò alla morte 6 persone (quattro fascisti e due socialisti).Il fatto non deve essere confuso con quanto successe nel 1943, sempre a Ferrara, e descritto da Giorgio Bassani nel suo racconto Una notte del '43 che vide la fucilazione, accanto al muretto del castello, di 11 oppositori del regime da parte dei fascisti. Tale episodio tragico fu poi ripreso anche nel film La lunga notte del '43.
Alberto Melloni (Reggio Emilia, 6 gennaio 1959) è uno storico delle religioni italiano, ordinario di storia del cristianesimo nell'Università di Modena-Reggio Emilia. Si è dedicato in particolare allo studio del Concilio Vaticano II. Titolare della Cattedra UNESCO sul pluralismo religioso e la pace dell'Università di Bologna, è socio dell'Accademia dei Lincei e segretario della Fondazione per le scienze religiose Giovanni XXIII.