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Avezzano (AFI: /aved͡zˈd͡zano/ o /avet͡sˈt͡sano/; dialetto marsicano: Avezzanë /aved͡zˈd͡zanə/) è un comune italiano di 41 303 abitanti della provincia dell'Aquila, in Abruzzo. Elevato a rango di città con decreto del presidente della Repubblica del 21 giugno 1994, il centro urbano è documentato per la prima volta con chiarezza nel IX secolo. Si è sviluppato a cominciare dal riordino amministrativo francese e ancor più verso la fine del XIX secolo in seguito al prosciugamento del lago Fucino, anticamente situato al centro della Marsica. La città, quasi completamente distrutta dal terremoto del 1915, è stata decorata con la medaglia d'argento al merito civile avendo subito nel 1944, pochi anni dopo la ricostruzione, gravi danni a causa dei bombardamenti aerei anglo-americani nonché atti di violenza e rappresaglie nazi-fasciste. A vocazione agricola, oltre che industriale e commerciale, costituisce un nodo geografico stradale e ferroviario nell'area appenninica dell'Italia centro-meridionale.
Il territorio di Roma Capitale è suddiviso secondo tre tipologie: amministrativa, urbanistica e storica o toponomastica. Con l'espansione edilizia della città sono poi sorte frazioni, borgate e altri toponimi di uso corrente, al di fuori delle denominazioni ufficiali.
La storia di Avezzano spazia dal Paleolitico inferiore fino ai nostri giorni. La prova della presenza dei cacciatori nomadi a cominciare dal Paleolitico inferiore e dello stanziamento a carattere continuativo delle popolazioni durante il Paleolitico superiore, circa 18-14.000 anni fa, si hanno con una serie di testimonianze. La più vicina è quella delle grotte di Ciccio Felice, Afra e La Difesa, alle pendici orientali del monte Salviano. Si tratta di insediamenti preistorici individuati nei pressi della strada Circonfucense, in corrispondenza di strada 6 del Fucino, in cui sono emerse le tracce risalenti ai periodi del paleolitico, eneolitico e dell'età del ferro. Resti più consistenti giungono dalle numerose grotte presenti attorno all'alveo dell'ex lago Fucino. Insediamenti di epoca romana sono tornati alla luce nelle località di Cretaro-Brecciara, valle Solegara, Colle Sabulo nei pressi di Santa Maria in Vico, nel sito della collegiata di San Bartolomeo e nella villa romana lungo il tracciato dell'antica via Tiburtina Valeria, alle porte della città. In questi luoghi, durante il periodo italico, a cominciare dall'età del ferro, tra le rive nord-occidentali del Fucino correva la linea di confine tra i popoli italici di origine indoeuropea dei Marsi e degli Equi che detennero il controllo territoriale. Rispetto alla contemporanea Avezzano, i Marsi, da cui deriva il nome della Marsica, erano stanziati perlopiù sul territorio montano del Salviano e sulle cime che sovrastano la contemporanea frazione di Paterno.
Piana degli Albanesi (Hora e Arb resh vet in arb resh, Chiana in siciliano) un comune italiano di 6 128 abitanti della citt metropolitana di Palermo in Sicilia. Situata su un altopiano montuoso e sul versante orientale dell'imponente monte Pizzuta, si specchia sull'ampio lago omonimo e dista dal capoluogo 24 km. il centro pi importante e noto degli albanesi di Sicilia, nonch il pi grande stanziamento arb resh , dove da secoli risiede la pi popolosa comunit albanese d'Italia. Denominata fino al 1941 Piana dei Greci per il rito greco-bizantino professato dai suoi abitanti, sede vescovile dell'Eparchia di Piana degli Albanesi, circoscrizione della Chiesa Italo-Albanese, la cui giurisdizione si estende su tutte le chiese insulari di rito bizantino. Nel corso dei secoli stata annoverata fra i maggiori centri attivi e influenti degli italo-albanesi, tutelando e coltivando la memoria storica dell'antica madrepatria. Oltre a essere il fulcro socio-culturale, religioso e politico delle comunit arb reshe dell'isola, ha mantenuto pressoch intatte le proprie peculiarit etniche d'origine. Nell'et moderna ha ricoperto un ruolo significativo per i moti rivoluzionari e risorgimentali relativi all'unit nazionale d'Italia, ai movimenti regionali dei Fasci siciliani dei lavoratori e alla questione della "Rilindja" nazionale albanese nella lotta di liberazione dal dominio turco-ottomano. Tra il 1944 e il 1945, durata cinquanta giorni, Piana degli Albanesi divenne una Repubblica popolare indipendente. , inoltre, tristemente nota per la strage di Portella della Ginestra (1947). Contribu notevolmente al progresso della cultura e della letteratura albanese con una nutrita schiera di intellettuali, avviando un decisivo processo della storia letteraria d'Albania. considerata il luogo d'origine della letteratura arb reshe, dove nacque la prima opera albanese della diaspora (1592), e iniziatrice - nei primi anni del 600 - della prima scuola europea nella quale si insegnava in lingua albanese. Dalla cittadina provengono i fondatori delle cattedre di lingua e letteratura albanese di Napoli e Palermo e ha sede dal 1945 il Seminario Italo-Albanese, gi a Palermo (1734). La sua antica tradizione musicale e canora bizantina fa parte del Registro Eredit Immateriali della Sicilia, istituito dalla Regione Siciliana e riconosciuto patrimonio dell'umanit dall'UNESCO. L'amministrazione comunale utilizza nei documenti ufficiali anche l'albanese, ai sensi della vigente legislazione che tutela le minoranze etno-linguistiche.
La Màrsica (AFI: /ˈmarsika/) è una regione storico-geografica dell'entroterra abruzzese, storicamente da considerarsi come la zona abitata in epoca antica dai Marsi, popolo italico stanziato dal I millennio a.C. nel territorio circostante il lago Fucino e nelle aree limitrofe. Il toponimo deriva dall'aggettivo latino Marsicus. Geograficamente è posta al confine occidentale dell'Abruzzo con il Lazio, intorno alla piana del Fucino, tra il parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise, la piana di Carsoli e la valle Roveto. Comprende 37 comuni della provincia dell'Aquila, tra cui il più popoloso è Avezzano, per un totale di oltre 130 000 abitanti.
Marconi (in antico Piana di Pietra Papa) è la zona urbanistica 15A del Municipio Roma XI (ex Municipio Roma XV) di Roma Capitale. Si estende sul quartiere Q. XI Portuense, sulla piana delimitata dalla ferrovia Roma-Pisa e il tratto di fiume Tevere tra Ponte di ferro e Ponte Marconi.
Gli Etruschi (in etrusco: Ràsenna, 𐌀𐌍𐌍𐌄𐌔𐌀𐌓, o Rasna, 𐌀𐌍𐌔𐌀𐌓) furono un popolo dell'Italia antica vissuto tra il IX secolo a.C. e il I secolo a.C. in un'area denominata Etruria, corrispondente all'incirca alla Toscana, all'Umbria occidentale e al Lazio settentrionale e centrale, con propaggini anche a nord nella zona padana, nelle attuali Emilia-Romagna, Lombardia sud-orientale e Veneto meridionale, all'isola della Corsica, e a sud, in alcune aree della Campania. La fase più antica della civiltà etrusca è la cultura villanoviana, attestata a partire dal IX secolo a.C., che deriva, a sua volta, dalla cultura protovillanoviana (XII - X secolo a.C.). La civiltà etrusca ebbe una profonda influenza sulla civiltà romana, fondendosi successivamente con essa al termine del I secolo a.C. Questo lungo processo di assimilazione culturale ebbe inizio con la data tradizionale della conquista della città etrusca di Veio da parte dei Romani nel 396 a.C. e terminò nel 27 a.C., primo anno del principato di Ottaviano, con il conferimento del titolo di Augusto.
I Cunicoli di Claudio sono un'opera idraulica di epoca romana, costituita da un lungo canale sotterraneo, sei cunicoli e trentadue pozzi, che l'imperatore Claudio fece costruire tra il 41 e il 52 d.C. per prosciugare il lago Fucino con lo scopo di salvaguardare i paesi marsicani dalle inondazioni o dalle malsane secche e rendere i terreni emersi coltivabili. Dal versante di Avezzano una buona parte delle acque lacustri defluì, attraverso l'emissario ipogeo del monte Salviano, nel fiume Liri dallo sbocco di Capistrello. Il canale sotterraneo rappresenta la più lunga galleria realizzata dai tempi antichi fino all'inaugurazione del traforo ferroviario del Frejus avvenuta nel 1871. Con la caduta dell'Impero romano, in assenza di manutenzione, la galleria si ostruì facendo ritornare lo specchio d'acqua ai livelli originari. Diversi secoli dopo, a cominciare dal 1854, Alessandro Torlonia realizzò il nuovo canale lungo oltre 6 chilometri, ricalcando in buona parte il tunnel claudiano. La nuova opera idraulica, connessa al monumentale Incile del Fucino, permise il totale prosciugamento del lago che avvenne ufficialmente nel 1878. Nel 1902 i cunicoli di Claudio, erroneamente detti anche "cunicoli di Nerone", sono stati inclusi tra i monumenti nazionali italiani. L'area, che rappresenta un sito d'interesse archeologico e speleologico, è tutelata da un parco inaugurato nel 1977.