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Luigi Alamanni (Firenze, 6 marzo 1495 – Amboise, 18 aprile 1556) è stato un poeta italiano.
Gian Giorgio Trissino dal Vello d'Oro (pronuncia Trìssino, /ˈtrissino/) (Vicenza, 8 luglio 1478 – Roma, 8 dicembre 1550) è stato un umanista, poeta e drammaturgo italiano. Protagonista di spicco della cultura rinascimentale, notissimo al tempo, esimio grecista e dantista, il Trissino incarnò perfettamente il modello dell'intellettuale universale di tradizione umanistica. Si interessò di linguistica e di grammatica, di architettura e di filosofia, di musica e di teatro, di filologia e di traduzioni, di poesia e di metrica, di numismatica, di poliorcetica, e di molte altre discipline. Nota era, anche presso i contemporanei, la sua erudizione sterminata, specie per quel che riguarda la cultura e la lingua greche, sull'esempio delle quali voleva rimodellare la poesia italiana. Fu anche un grande diplomatico e oratore politico in contatto con tutti i grandi intellettuali della sua epoca quali Niccolò Machiavelli, Luigi Alamanni, Giovanni di Bernardo Rucellai, Ludovico Ariosto, Pietro Bembo, Giambattista Giraldi Cinzio, Demetrio Calcondila, Niccolò Leoniceno, Pietro Aretino, il condottiero Cesare Trivulzio, Papa Leone X, Papa Clemente VII, Papa Paolo III, e l'imperatore Carlo V d'Asburgo. Fu ambasciatore per conto del papato, della Repubblica di Venezia e degli Asburgo, di cui fu un fedelissimo, come tutta la sua famiglia da generazioni. Scoprì e protesse l'architetto Andrea Palladio, appena adolescente, nella sua villa di Cricoli, vicino Vicenza, che venne da lui portato nei suoi viaggi e fu da lui iniziato al culto della bellezza greca e delle opere di Marco Vitruvio Pollione.
Qui di seguito viene elencata, suddivisa per autore e in ordine alfabetico, la lista delle tragedie italiane del Rinascimento:
Mellin de Saint-Gelais (Angoulême, 1491 – Parigi, 1558) è stato un poeta francese. Scrisse brevi componimenti d'intonazione epigrammatica, in cui si rivela discepolo di Clément Marot, aperto fra l'altro all'influsso dei petrarchisti e strambattisti italiani, e già incline a una lirica di rinascimentale grazia ed eleganza. Contribuì alla diffusione del sonetto e introdusse in Francia la tragedia classicistica italiana, traducendo in prosa la prima metà della Sofonisba di Gian Giorgio Trissino (1559).
Giovanni Rucellai, detto Giovanni di Paolo o Giovanni I per distinguerlo da suo nipote omonimo Giovanni Rucellai (Firenze, 26 dicembre 1403 – Firenze, 1481), è stato un mercante, umanista e scrittore italiano, importante mecenate della Firenze rinascimentale.
La Flora è una commedia teatrale in versi sdruccioli di sedici sillabe di Luigi Alamanni, composta nel 1548 e rappresentata per la prima volta nel Carnevale del 1555 nel Théâtre Royal di Castello di Fontainebleau
I Commonplace books (o commonplace) sono un modo per compilare conoscenza, di solito scrivendo informazioni all'interno dei libri. Questi libri sono essenzialmente album riempiti con elementi di ogni genere: ricette, citazioni, lettere, poesie, tabelle di pesi e misure, proverbi, preghiere, formule legali. I commonplace sono usati da lettori, scrittori, studenti e studiosi come supporto per ricordare concetti o fatti utili che hanno imparato. Ogni commonplace book è unico per i particolari interessi del suo creatore. Essi sono diventati significativi nell'Europa premoderna. "Commonplace" è la traduzione inglese dell'espressione latina locus communis (dal greco tópos koinós, vedi topos) che significa letteralmente "luogo comune", quale può essere un detto, un proverbio o una citazione. Nel senso originario del termine, dunque, i commonplace book erano raccolte di proverbi, come ad esempio il commonplace book di John Milton. Gli studiosi hanno esteso quest'uso, portando a concepire il commonplace book come il manoscritto di un individuo che raccoglie materiale su un tema comune. In italiano l'espressione "commonplace book" può trovare il suo corrispondente nel termine "zibaldone". Sebbene esso sia usato anche per indicare una "mescolanza confusa di cose o persone diverse" e una "pietanza composta di molti ingredienti", in realtà il termine, in virtù dell'associazione alla gigantesca raccolta di appunti personali - Zibaldone di pensieri - di Giacomo Leopardi, ha assunto come significato preponderante quello di quaderno non sistematico di appunti, riflessioni sparse, bozze, su cui le annotazioni sono fatte così come càpitano.I Commonplace book non sono diari personali né diari di viaggio, con i quali essi possono essere messi in contrasto. Il filosofo illuminista inglese John Locke nel 1706 scrisse il libro A New Method of Making Common-Place-Books, "in cui sono state formulate tecniche per l'inserimento di proverbi, citazioni, idee, discorsi. Locke ha dato consigli specifici su come organizzare il materiale per argomento e categoria, usando argomenti chiave come l'amore, la politica o la religione. I commonplace book, va sottolineato, non sono diari, che sono cronologici e introspettivi".All'inizio del XVIII secolo essi sono diventati un espediente di gestione dell'informazione in cui un "prendi-appunti" ha raccolto citazioni, osservazioni e definizioni. Essi sono stati utilizzati perfino da influenti scienziati. Carl Linnaeus, per esempio, usava tecniche di commonplacing per inventare e organizzare la nomenclatura del suo Systema Naturae (che è la base per il sistema utilizzato oggi dagli scienzati).
Bernardo Rucellai (Firenze, 1448 – 1514) è stato uno scrittore e umanista italiano, figlio di Giovanni della ricca famiglia dei Rucellai.
Antigone (in greco antico: Ἀντιγόνη, Antigónē) è un personaggio della tragedia greca, figlia del rapporto incestuoso tra Edipo, re di Tebe, e sua madre Giocasta. Antigone era sorella di Ismene, Eteocle e di Polinice. La storia di Antigone inizia laddove termina la tragedia di Sofocle Edipo re, ovvero quando Edipo va in esilio. Quando Edipo si rese conto di ciò che aveva compiuto e cioè di avere ucciso il padre e avere sposato la madre, Giocasta, si accecò e, scacciato da Tebe, peregrinò per tutta l'Attica accompagnato dalle figlie Antigone e Ismene. Quando giunse presso il bosco sacro alle Eumenidi, nel quale era vietato l'ingresso ai profani, egli decise di entrarvi e perciò le Eumenidi stesse, irate, fecero strazio del suo corpo. Antigone a questo punto decise di ritornare a Tebe, ove era appena iniziata la guerra dei Sette contro la città, causata da discordie fra i suoi fratelli Eteocle e Polinice, che vicendevolmente si erano uccisi. Quando vi giunse Creonte, il nuovo re di Tebe, fratello di Giocasta, emanò un bando che proibì la sepoltura di Polinice poiché si era alleato per la battaglia contro il fratello con la città di Argo, lasciando il suo corpo giacente in pasto ai cani. Antigone, disobbedendo agli ordini di Creonte, seppellì degnamente suo fratello Polinice. Il re diede così ordine di murarla viva in una grotta. Il promesso sposo di Antigone, Emone si recò da Tiresia, l'indovino cieco, che individuò la prigione-tomba dove venne rinchiusa, ma una volta aperta la fanciulla al suo interno era già morta. Alla vista del corpo, Emone, figlio di Creonte, si tolse la vita. In seguito, però, anche la madre di Emone, Euridice, decise di uccidersi, provocando così anche la morte volontaria di Creonte. Antigone è anche il personaggio principale della tragedia Antigone di Sofocle, la quale ispirò numerose successive tragedie omonime.