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La guerra del Kosovo fu un conflitto armato, svoltosi tra il febbraio 1998 e l'11 giugno 1999, riguardante lo status del Kosovo, allora compreso nella Repubblica Federale di Jugoslavia.
Sarajevo (in alfabeto cirillico Сарајево; in giudesmo Saraj; in turco Saraybosna), in italiano Saraievo (AFI: /saraˈjɛːvo/) o raramente Seraievo, è la capitale e la più grande città della Bosnia ed Erzegovina. Il toponimo è la forma slavizzata della parola turca saray, che significa "palazzo", ma il suo nome originario era Vrhbosna (letteralmente Cima-bosnia). La sua popolazione si aggira attorno ai 275.524 abitanti (al 2013). Nel 1914 vi ebbe luogo l'attentato all'arciduca austriaco Francesco Ferdinando che innescò la prima guerra mondiale. Nel 1984 la città ospitò i XIV Giochi olimpici invernali. Tra il 1992 e il 1995, durante la guerra di Bosnia, soffrì più di tre anni d'assedio da parte delle forze serbo-bosniache.
Le guerre jugoslave sono state una serie di conflitti armati, inquadrabili tra una guerra civile e conflitti secessionisti, che hanno coinvolto diversi territori appartenenti alla Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia, una decina di anni dopo la morte di Tito, tra il 1991 e il 2001, causandone la dissoluzione. Diverse le motivazioni che sono alla base di questi conflitti. La più importante è il nazionalismo imperante nelle diverse repubbliche a cavallo fra la fine degli anni ottanta e l'inizio degli anni novanta (in particolare in Serbia, Croazia e Kosovo, ma in misura minore anche in Slovenia e nelle altre regioni della Federazione), con una propaggine finale nel XXI secolo del conflitto nella Repubblica di Macedonia del 2001. Influenti anche le motivazioni economiche, culturali, gli interessi e le ambizioni personali dei leader politici coinvolti e la contrapposizione spesso frontale fra etnie e religioni diverse (cattolici, ortodossi e musulmani), fra le popolazioni delle fasce urbane e le genti delle aree rurali e montane, oltre che gli interessi di alcune entità politiche e religiose (anche esterne) a porre fine all'esperienza della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia.
La Bosnia ed Erzegovina (comunemente indicata anche come Bosnia-Erzegovina e a volte chiamata con la sineddoche Bosnia, in croato e bosniaco: Bosna i Hercegovina, in serbo: , Bosna i Hercegovina) uno Stato situato nei Balcani occidentali, confina con la Serbia ad est, il Montenegro a sud-est e con la Croazia a nord e ad ovest. La sua capitale Sarajevo. Fino all'aprile del 1992 faceva parte della Jugoslavia. Il nome Bosnia deriva dal nome del fiume Bosna; mentre il nome di Erzegovina deriva dal titolo di herceg (herzeg, dal tedesco: Herzog, duca), e il nome della regione significa letteralmente la terra di herzeg (Hercegova zemlja, Hercegovina; nome della regione che si riscontra per la prima volta nei documenti storici del 1448). Dal 1995 una repubblica parlamentare federale (vedi cristianesimo democratico e democrazia islamica).
L'attentato di Sarajevo fu il gesto omicida compiuto dal giovane attentatore serbo-bosniaco Gavrilo Princip contro l'arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono d'Austria-Ungheria, e sua moglie Sofia durante una visita ufficiale nella città bosniaca il 28 giugno 1914. In quel giorno di solenni celebrazioni in onore di San Vito e festa nazionale serba, Francesco Ferdinando e Sofia furono colpiti a morte mentre percorrevano in automobile le strade di Sarajevo in mezzo a due ali di folla, dalla quale furono sparati due colpi di pistola esplosi da Gavrilo Princip, giovane nazionalista membro della Mlada Bosna (Giovane Bosnia). Nei mesi precedenti all'attentato, Princip venne a contatto con il gruppo terroristico ultranazionalista Crna ruka (Mano nera), che mirava all'autonomia della Bosnia dal giogo austriaco, per diventare parte integrante del Regno di Serbia, e con questa organizzazione pianificò l'attentato. L'arciduca e consorte, prima di essere uccisi, scamparono ad un primo attentato dinamitardo compiuto da alcuni complici di Princip, i quali mancarono il bersaglio e ferirono due ufficiali a bordo della macchina a seguito dell'arciduca. Accertatosi delle condizioni di salute dei feriti ricoverati in ospedale, Francesco Ferdinando proseguì la visita lungo la via principale parallela al fiume che attraversa la città, lungo il quale Princip ebbe l'occasione di portare a termine il compito prefissatosi. Tuttavia ancora oggi non vi è assoluta certezza circa lo svolgimento esatto degli eventi principalmente a causa delle incongruenze nei racconti dei testimoni. Il gesto fu assunto dal governo di Vienna come il casus belli che diede formalmente inizio alla prima guerra mondiale. Appena un mese dopo l'uccisione della coppia, il 28 luglio l'Austria-Ungheria dichiarò guerra alla Serbia, dando il via ad un conflitto senza precedenti nella storia, che avrebbe richiesto la mobilitazione di oltre 70 milioni di uomini e la morte di oltre 9 milioni di soldati e almeno 5 milioni di civili.
Josip Broz, in cirillico: Јосип Броз, meglio noto come Tito (Тито), pronuncia: /jǒsib brôːs tîto/ o anche come maresciallo Tito (Kumrovec, 7 maggio 1892 – Lubiana, 4 maggio 1980), è stato un rivoluzionario, politico, militare e dittatore jugoslavo. Croato-sloveno di nascita, Tito aderì presto all'ideale comunista, frequentando molto l'Unione Sovietica. Durante la Seconda guerra mondiale condusse la guerra partigiana contro l'occupazione tedesca, spesso in concerto con gli Alleati, che lo sostennero anche a guerra finita. Divenne Presidente della Jugoslavia, trasformata in uno stato federale, instaurando un regime comunista sui generis, con forti difformità dal comunismo sovietico in campo economico e anche riguardo ai rapporti con le autorità religiose. Ruppe con l'Unione Sovietica e si ritirò dal Patto di Varsavia, ponendosi poi a capo di un movimento di stati cosiddetti "non allineati", cioè non appartenenti a nessuno dei due gruppi che si fronteggiavano durante la guerra fredda. Rimase a capo del governo jugoslavo fino alla morte. Dopo la sua morte le tensioni tra le diverse etnie del paese, tenute represse grazie al suo "pugno di ferro", riemersero violentemente ed esplosero nelle guerre degli anni novanta, che dissolsero la Jugoslavia in più nazioni.
Con dissoluzione della Jugoslavia si identificano diversi eventi che nei primi anni '90 hanno portato alla fine della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia e alla nascita della Croazia, Bosnia ed Erzegovina, Slovenia e Macedonia, oggi Macedonia del Nord. La RSF Jugoslavia si formò all'indomani della vittoria alleata durante la Seconda Guerra Mondiale (1939-1945) ed era formata da sei stati federati: la Repubblica Socialista di Bosnia ed Erzegovina, la Repubblica Socialista di Croazia, la Repubblica Socialista di Macedonia, la Repubblica Socialista di Montenegro, la Repubblica Socialista di Serbia, la Provincia Socialista Autonoma della Voivodina, la Provincia Socialista Autonoma del Kosovo e la Repubblica Socialista di Slovenia. Questo modello rappresentò una "via di mezzo" tra l'economia pianificata e quella liberale, garantendo un periodo di forte crescita economica e stabilità politica sotto la guida di Josip Broz Tito. Alla morte del maresciallo Tito nel 1980, il governo federale si indebolì considerevolmente, lasciando spazio, tra le Repubbliche costituenti, a sentimenti nazionalistici e indipendentistici. Nei primi anni '90, lo scontro tra le Repubbliche si acuì con l'elezione in Serbia di Slobodan Milošević, più concentrato sull'espansione del dominio serbo che sulla conservazione dell'unità jugoslava. Nel 1990, la Lega dei Comunisti di Jugoslavia si sciolse e i socialisti iniziarono a cedere il passo ai separatisti, fino alla dichiarazione d'indipendenza di quattro delle sei Repubbliche socialiste, mentre Serbia e Montenegro rimasero federate. Le crescenti tensioni etniche tra i popoli sparsi in Jugoslavia, principalmente serbi, croati e bosgnacchi, portò allo scoppio delle guerre jugoslave, dapprima in Slovenia, poi in Croazia, Bosnia ed Erzegovina, Kosovo e infine in Macedonia. Questi conflitti furono segnati da diversi eccidi qualificabili come tentativi di pulizia etnica, e considerati pertanto sia crimini di guerra che crimini contro l'umanità.