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Autore principale: Pacciani, Agostino
Pubblicazione: [Siena] : Comune di Siena, [2012]
Tipo di risorsa: testo, Livello bibliografico: monografia, Lingua: ita, Paese: IT
L'attentato di Sarajevo fu il gesto omicida compiuto dal giovane attentatore serbo-bosniaco Gavrilo Princip contro l'arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono d'Austria-Ungheria, e sua moglie Sofia durante una visita ufficiale nella città bosniaca il 28 giugno 1914. In quel giorno di solenni celebrazioni in onore di San Vito e festa nazionale serba, Francesco Ferdinando e Sofia furono colpiti a morte mentre percorrevano in automobile le strade di Sarajevo in mezzo a due ali di folla, dalla quale furono sparati due colpi di pistola esplosi da Gavrilo Princip, giovane nazionalista membro della Mlada Bosna (Giovane Bosnia). Nei mesi precedenti all'attentato, Princip venne a contatto con il gruppo terroristico ultranazionalista Crna ruka (Mano nera), che mirava all'autonomia della Bosnia dal giogo austriaco, per diventare parte integrante del Regno di Serbia, e con questa organizzazione pianificò l'attentato. L'arciduca e consorte, prima di essere uccisi, scamparono ad un primo attentato dinamitardo compiuto da alcuni complici di Princip, i quali mancarono il bersaglio e ferirono due ufficiali a bordo della macchina a seguito dell'arciduca. Accertatosi delle condizioni di salute dei feriti ricoverati in ospedale, Francesco Ferdinando proseguì la visita lungo la via principale parallela al fiume che attraversa la città, lungo il quale Princip ebbe l'occasione di portare a termine il compito prefissatosi. Tuttavia ancora oggi non vi è assoluta certezza circa lo svolgimento esatto degli eventi principalmente a causa delle incongruenze nei racconti dei testimoni. Il gesto fu assunto dal governo di Vienna come il casus belli che diede formalmente inizio alla prima guerra mondiale. Appena un mese dopo l'uccisione della coppia, il 28 luglio l'Austria-Ungheria dichiarò guerra alla Serbia, dando il via ad un conflitto senza precedenti nella storia, che avrebbe richiesto la mobilitazione di oltre 70 milioni di uomini e la morte di oltre 9 milioni di soldati e almeno 5 milioni di civili.
Sarajevo (in alfabeto cirillico Сарајево; in giudesmo Saraj; in turco Saraybosna), in italiano Saraievo (AFI: /saraˈjɛːvo/) o raramente Seraievo, è la capitale e la più grande città della Bosnia ed Erzegovina. Il toponimo è la forma slavizzata della parola turca saray, che significa "palazzo", ma il suo nome originario era Vrhbosna (letteralmente Cima-bosnia). La sua popolazione si aggira attorno ai 275.524 abitanti (al 2013). Nel 1914 vi ebbe luogo l'attentato all'arciduca austriaco Francesco Ferdinando che innescò la prima guerra mondiale. Nel 1984 la città ospitò i XIV Giochi olimpici invernali. Tra il 1992 e il 1995, durante la guerra di Bosnia, soffrì più di tre anni d'assedio da parte delle forze serbo-bosniache.
La Bosnia ed Erzegovina, comunemente indicata anche come Bosnia-Erzegovina e a volte chiamata con la sineddoche Bosnia (in croato e bosniaco: Bosna i Hercegovina, in serbo: Босна и Херцеговина, Bosna i Hercegovina), è uno Stato dell'Europa situato nei Balcani occidentali. Confina con la Serbia a est, il Montenegro a sud-est e con la Croazia a nord e ovest. La città di Neum, situata a sud-ovest, si affaccia sul mare Adriatico ed è l'unico sbocco sul mare. La sua superficie territoriale è di 51 209 km² e la sua capitale è Sarajevo. Fino all'aprile del 1992 faceva parte della Jugoslavia. Dal 1995 è una repubblica parlamentare federale. Il nome Bosnia deriva dal nome del fiume Bosna; mentre il nome di Erzegovina deriva dal titolo di «herceg» (herzeg, dal tedesco: Herzog, duca), e il nome della regione significa letteralmente «la terra di herzeg» (Hercegova zemlja, Hercegovina; nome della regione che si riscontra per la prima volta nei documenti storici del 1448).
La guerra in Bosnia ed Erzegovina è stato un conflitto armato svoltosi tra il 1º marzo 1992 e il 14 dicembre 1995, fino alla stipula dell'accordo di Dayton, che pose ufficialmente fine alle ostilità. Il conflitto si inserisce all'interno delle guerre jugoslave svoltesi tra il 1991 e il 2001, all'indomani della dissoluzione della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia. Il violento conflitto vide il coinvolgimento dei tre principali gruppi nazionali: serbi, croati e bosgnacchi.
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