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Il canto diciassettesimo dell'Inferno di Dante Alighieri si svolge nel terzo girone del settimo cerchio, al passaggio della "ripa discoscesa", ove sono puniti i violenti contro Dio, natura e arte; siamo all'alba del 9 aprile 1300 (Sabato Santo), o secondo altri commentatori del 26 marzo 1300.
L'Inferno è la prima delle tre cantiche della Divina Commedia di Dante Alighieri, corrispondente al primo dei Tre Regni dell'Oltretomba dove regna Lucifero (che originariamente significava «angelo della luce») e il primo visitato da Dante nel suo pellegrinaggio ultraterreno, viaggio destinato a portarlo alla Salvezza. Il mondo dei dannati, suddiviso secondo una precisa logica morale derivante dall'Etica Nicomachea di Aristotele, è frutto della somma e della sintesi del sapere a lui contemporaneo. L'inferno dantesco è il luogo della miseria morale in cui versa l'umanità decaduta, privata ormai della Grazia divina capace di illuminare le azioni degli uomini. Le successive cantiche sono il Purgatorio ed il Paradiso.
Francesco Paolo Giuseppe Torraca (Pietrapertosa, 18 febbraio 1853 – Napoli, 15 dicembre 1938) è stato un letterato e politico italiano. Storico della letteratura, e in particolare dantista di fama internazionale, ha anche pubblicato importanti studi su Boccaccio e sulla cultura medievale e umanistica. È considerato uno dei maggiori critici letterari dell'ultimo ottocento e primo novecento. Ricoprì anche diversi incarichi politici, tra cui quello di senatore del Regno d'Italia.
Francesco Saverio de Sanctis (Morra Irpina, 28 marzo 1817 – Napoli, 29 dicembre 1883) è stato uno scrittore, critico letterario, politico, Ministro della Pubblica Istruzione e filosofo italiano. Fu tra i maggiori critici e storici della letteratura italiana nel XIX secolo.
I cerchi dell'Inferno sono corone circolari concentriche e sovrapposte nelle quali Dante Alighieri, nella sua opera della Divina Commedia, immagina sia suddiviso l'Inferno, che egli descrive nell'omonima prima cantica. Essi sono nove, in ciascuno dei quali vengono puniti coloro che in vita si sono macchiati di un ben definito tipo di peccato. La suddivisione in nove rimanda al pensiero aristotelico-tomistico. La visione del proprio viaggio nell'oltretomba da parte dell'autore contiene la descrizione dell'Inferno da lui immaginato nel canto XI. Prima di accedere ai cerchi veri e propri incontriamo la Selva e il Colle dove Dante si viene a trovare smarrito «nel mezzo del cammin di nostra vita, un momento di "sonno"»: dietro questo colle si trova la città di Gerusalemme, sotto alla quale s'immagina scavata l'immensa voragine dell'Inferno. Vi entra quindi attraverso la Porta dell'Inferno e penetra così nell'Antinferno. Superando il fiume Acheronte sulla barca di Caronte, entra infine nell'Inferno vero e proprio.
La Casa di Dante in Roma è un ente culturale fondato nel 1913 dal Ministro degli esteri Sidney Sonnino, e da allora è impegnato nello studio e nella divulgazione dell'opera e della figura di Dante Alighieri.
Barbariccia è un diavolo inventato da Dante Alighieri, che lo inserisce tra i Malebranche, la diabolica truppa di demoni protagonista di un curioso episodio dell'Inferno (Canti XXI, XXII e XXIII). Essi creano con le loro grottesche figure una parentesi dallo stile tipicamente comico che è molto rara nell'opera dantesca e rappresenta una preziosissima testimonianza di come il grande poeta sapesse adattare con duttilità la sua poesia ai più svariati generi. Il suo nome ha un'etimologia chiarissima e raffigura sinteticamente un aspetto trasandato, come anche il nome di Scarmiglione. Per la prima volta Barbariccia viene nominato dal capo dei diavoli Malacoda il quale lo chiama assieme ad altri nove demoni (dieci in tutto) per accompagnare Dante e Virgilio come scorta - non richiesta - per un tratto della bolgia fino a un passaggio su un ponte che poi si scoprirà inesistente. Egli viene chiamato poi con vari nomi a parodia di un vero capo militare di questa sguaiata truppa di diavoli (duca, decurio, gran proposto). Famoso è il verso che indica come Barbariccia si appresti a dare il segno dell'Avanti marsc' ai diavoli: Una laconica e buffa metafora che chiude il canto XXI su come il suono del peto sia in questo caso equivalente a quello delle trombe delle bande militari (sulle quali insisterà poi Dante, fintamente stupito, nelle prime terzine del canto XXII). Durante il tragitto Barbariccia guida gli altri, infatti al suo passaggio i dannati immersi nella pece ritraggono immediatamente la testa che avevano estratto per sollievo, proprio come fanno le ranocchie in uno stagno al passaggio di un serpente. Come Malacoda, essendo a capo degli altri, fa alcune azioni per frenarli e tenere ordine, come quella di bloccare gli altri diavoli quando viene pescato il dannato Ciampolo di Navarra. Essi vorrebbero dilaniarlo con gli uncini subito, ma Dante e Virgilio vorrebbero fargli prima alcune domande, per cui gli istinti animaleschi dei diavoli devono essere tenuti a freno. Non è ben chiaro cosa faccia Barbariccia per fermare Ciriatto che avvicinava le sue zanne di porco al dannato: Dante dice che "il chiuse con le braccia / e disse: "State 'n là, mentr'io lo 'nforco", cioè lo abbracciò prima di infilzarlo lui direttamente oppure lo "recintò" cioè fece schermo con le braccia proteggendolo dagli altri. La prima ipotesi è quella più consona al senso letterario delle parole, secondo il loro uso più frequente, mentre la seconda si adatta meglio al senso dell'episodio, non venendo più citato questo "abbraccio" quando per esempio Ciampolo si libererà tuffandosi impaurito nella pece. Addirittura qualcuno al verbo inforcare farebbe corrispondere l'atto di Barbariccia di saltarli in groppa come si fa sui cavalli cingendolo con le cosce, anche se questo sembra piuttosto improbabile per come si sviluppa l'episodio; anche il fatto di "inforcare" con gli uncini però non è chiaro se si pensa che subito dopo egli invece di punire il dannato esorta Virgilio a fargli altre domande. Poco dopo blocca Libicocco e Draghignazzo con una sola occhiata quando iniziano a colpire di uncino il povero dannato; poi deve frenare anche un assalto di Farfarello, che stralunava gli occhi impaurendo il Navarrese al punto di non farlo riuscire più a parlare: "Fatti 'n costà, malvagio uccello!" (XXII, v. 96), gli urla. Infine Barbariccia è quello che organizza il ripescaggio di Alichino e Calcabrina rotolati nella pece dopo essersi azzuffati e cotti fino dentro alla crosta.
L'astrologia (dal greco antico ἀστρολογία: astrologhía = aster / astròs [stella] + logia [discorso]) è un complesso di credenze e tradizioni, prive di fondamento scientifico, secondo cui le posizioni e i movimenti dei corpi celesti rispetto alla Terra influiscono sugli eventi umani collettivi e individuali.. Una definizione alternativa di astrologia proviene dall'Enciclopedia delle religioni Vallecchi dove è definita come tecnica e dottrina di tipo religioso che attraverso l'identificazione degli astri con intelligenze divine o superiori, stabilisce un rapporto diretto fra azione degli astri e avvenimenti nell'ambiente, nella natura e nella storia umana. Chi pratica l'astrologia si chiama astrologo e la sua divinazione è chiamata oroscopo. Dall'antichità fino al XVII secolo, tuttavia, col termine astrologia si indicava tutta l'astronomia, di cui le previsioni astrologiche erano considerate una branca, quella che indicava le conseguenze sugli eventi umani risultanti dalla configurazione astronomica. Il titolo del testo principale dell'astrologia antica, il Tetrabiblos, era appunto "Degli effetti [delle configurazioni astronomiche sulla storia degli individui e delle nazioni]" e l'astrologia era chiamata da Tolomeo ὴ ἀπoτελεσματικής τέχνχη, cioè "la scienza degli effetti". L'astronomo/astrologo di corte, infatti, era tenuto a studiare il moto dei pianeti con l'obiettivo di fornire i suoi oroscopi e la praticarono anche due protagonisti della rivoluzione astronomica come Keplero e Galilei.L'affermazione del sistema eliocentrico, ritenuto dagli astrologi compatibile con una visione geocentrica, non modificò le pratiche dell'astrologia. Con la rivoluzione scientifica, tuttavia, l'astrologia cessò di essere considerata parte dell'astronomia e venne considerata una pratica dell'occulto e una pseudoscienza. L'astrologia, quindi, viene oggi considerata da filosofi della scienza, da psicologi e da esponenti della comunità scientifica attivi nelle discipline più diverse una credenza basata su antiche superstizioni e, secondo alcuni studiosi, si configura come una scienza patologica. Nel 2006, il National Science Board degli Stati Uniti d'America ha pubblicato una dichiarazione ufficiale in cui ribadisce che l'astrologia è una pseudoscienza. In Italia il CICAP raccoglie ed esamina le previsioni fatte dagli astrologi sull'anno trascorso rilevando che "quando le previsioni sono vaghe e generiche, tali che chiunque le potrebbe fare, gli astrologi tendono a indovinare. Quando invece si fanno più precise, l'errore è pressoché costante"..
Ahi serva Italia, di dolore ostello è il verso iniziale di una celebre invettiva di Dante Alighieri presente nel VI canto del Purgatorio della Divina Commedia: introduce la sua amara riflessione sulla condizione politica dell'Italia, alla vista dei poeti Virgilio e Sordello che si abbracciano dopo aver saputo di essere due compatrioti mantovani. Essa prosegue: La parafrasi è: «Povera Italia ridotta in schiavitù, dimora di sofferenza, nave alla deriva nel pieno della tempesta, non più signora dei popoli, ma luogo di prostituzione!».