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Tommaso Buscetta, detto anche Il boss dei due mondi e don Masino (Palermo, 13 luglio 1928 – North Miami, 2 aprile 2000), è stato un mafioso e collaboratore di giustizia italiano, membro di Cosa nostra. È stato un affiliato di Cosa nostra e, dopo l'arresto, collaboratore di giustizia durante le inchieste coordinate dal magistrato Giovanni Falcone; le sue rivelazioni permisero una ricostruzione giudiziaria dell'organizzazione e della struttura mafiosa siciliana.
«Cosa nostra» (nel linguaggio comune genericamente detta mafia siciliana o semplicemente mafia) è un'espressione utilizzata per indicare un'organizzazione criminale di tipo mafioso-terroristico presente in Italia, soprattutto in Sicilia e in più parti del mondo. Questo termine viene oggi utilizzato per riferirsi esclusivamente alla mafia di origine siciliana (anche per indicare le sue ramificazioni internazionali, specie negli Stati Uniti d'America, dove viene identificata come Cosa nostra statunitense, sebbene oggi entrambe abbiano diffusione a carattere internazionale), per distinguerla dalle altre associazioni ed organizzazioni mafiose. Gli interventi di contrasto da parte dello Stato italiano si sono fatti più decisi a partire dagli anni ottanta del XX secolo, attraverso le indagini del cosiddetto "pool antimafia" creato dal giudice Rocco Chinnici e in seguito diretto da Antonino Caponnetto. Facevano parte del pool anche i magistrati Giuseppe Di Lello, Leonardo Guarnotta, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Calcedonio Di Pisa (Palermo, 11 ottobre 1931 – Palermo, 26 dicembre 1962) è stato un mafioso italiano noto anche come "Doruccio" era il capo della famiglia mafiosa del quartiere Noce di Palermo. Fece parte della prima "Commissione", un organismo di coordinamento di Cosa Nostra in Sicilia. Così Di Pisa viene descritto da Norman Lewis: Di Pisa era dedito soprattutto al contrabbando di sigarette i cui proventi investiva nella fiorente speculazione immobiliare, conosciuta come il sacco di Palermo, durante il governo di Salvo Lima come sindaco di Palermo. Il rispetto di cui godeva Di Pisa nel mondo mafioso si esprimeva anche nella sua partecipazione alla serie di incontri tra i vari boss a Palermo dal 12 al 16 ottobre 1957 presso l'Hotel delle Palme e il ristorante di pesce Spanò dove egli ebbe modo di farsi conoscere dai mafiosi americani Joseph Bonanno, Lucky Luciano, John Bonventre, Frank Garofalo, Santo Sorge e Carmine Galante e da quelli siciliani come Salvatore "Ciaschiteddu" Greco e suo cugino Salvatore Greco noto come "l'ingegnere" o "Totò Il lungo", Giuseppe Genco Russo, Angelo La Barbera, Gaetano Badalamenti e Tommaso Buscetta . Agli inizi del 1962 i fratelli La Barbera, Cesare Manzella, Salvatore Greco, "Cicchiteddu", e il suo cugino omonimo "Totò il lungo", avevano finanziato una spedizione di eroina, che era stata affidata a Di Pisa che doveva controllare che tutto si svolgesse come previsto e che la merce partisse senza intoppi per gli Stati Uniti D’America. Di Pisa al momento della consegna del denaro ai finanziatori sostenne che i compratori lo avevano truffato corrispondendogli una somma inferiore a quella stabilita mentre i boss di Brooklyn sostenevano che solo una parte del quantitativo di eroina pattuito era stata loro consegnata. I sospetti inizialmente caddero sul cameriere della nave che aveva consegnato l’eroina e poi sullo stesso Di Pisa. I soci dell'affare chiesero una riunione della Commissione che doveva decidere sul caso. La commissione, pur sospettando che Di Pisa avesse ricevuto una somma inferiore a quella stabilita perché aveva venduto un quantitativo inferiore di eroina, tenendosene una parte per sé, scelse di non giudicarlo colpevole per evitare una guerra tra le famiglie mafiose. Questa decisione non soddisfò i La Barbera, che non nascosero il loro malcontento . Le tensioni latenti riguardo agli affari illeciti e al controllo del territorio sfociarono nell'uccisione di Di Pisa (26 dicembre 1962) nella Piazza Principe di Camporeale a Palermo mentre andava da un tabaccaio. Tre uomini gli spararono con un fucile a canne mozze e una pistola. Nessuno dei presenti nella piazza, interrogati dalla polizia, affermò di aver sentito i colpi Si ruppe così la fragile tregua raggiunta tra i principali mafiosi palermitani del tempo ed ebbe inizio la Prima guerra di mafia. L'omicidio di Di Pisa era stato ordinato da Michele Cavataio (capo della Famiglia dell'Acquasanta, che voleva farne ricadere la responsabilità sui fratelli Angelo e Salvatore La Barbera (mafiosi di Palermo Centro): accadde infatti che, dopo l'assassinio di Di Pisa, Salvatore La Barbera rimase vittima della «lupara bianca» su ordine della "Commissione" e ciò scatenò una serie di omicidi, sparatorie ed autobombe. Cavataio approfittò della situazione di conflitto per sbarazzarsi dei suoi avversari alleandosi con i boss Pietro Torretta ed Antonino Matranga (rispettivamente capi delle Famiglie dell'Uditore e di Resuttana). Gli omicidi compiuti da Cavataio e dai suoi associati culminarono nella strage di Ciaculli (30 giugno 1963), in cui morirono 4 uomini dell'Arma dei Carabinieri, 2 dell'esercito italiano, e un sottufficiale del Corpo delle Guardie di P.S. (attuale Polizia di Stato). dilaniati dall'esplosione di un'autobomba che stavano disinnescando e che era destinata al mafioso rivale Salvatore "Cicchiteddu" Greco (capo del "mandamento" di Brancaccio-Ciaculli).
Alphonse Gabriel "Al" Capone, detto Scarface (New York, 17 gennaio 1899 – Miami Beach, 25 gennaio 1947), è stato un mafioso statunitense considerato un simbolo del gangsterismo americano e della crisi della legalità che gli Stati Uniti ebbero ad affrontare durante il proibizionismo.