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La trascendenza dell'Ego

La trascendenza dell'Ego è l'opera filosofica d'esordio di Jean-Paul Sartre. Fu scritta nel 1934 e pubblicata nel 1936 nella rivista Les Recherches philosophiques. La sua stesura fu curata in parte durante un soggiorno a Berlino, dove Sartre andò a studiare la fenomenologia di Husserl. I riferimenti a Husserl sono dunque molteplici, tuttavia ciò che potrebbe sorprendere è l'importanza riservata al pensiero di Kant. La tesi presentata in La trascendenza dell'Ego sostiene che l'Ego non è un "abitante" della coscienza: non è presente né formalmente né materialmente in essa, ma bensì si trova "fuori, nel mondo". L'Ego non è quindi alla base della coscienza, ma è un suo oggetto. Oltre a questa prima tesi, enunciata all'inizio del libro, ne viene aggiunta una seconda alla fine, la quale afferma che la coscienza trascendentale è spontanea e impersonale. La posizione di Sartre è alquanto originale, dato che egli crea una filosofia della coscienza, senza però che essa diventi una filosofia del soggetto. Come indicato dal sottotitolo Una descrizione fenomenologica, Sartre utilizza il metodo descrittivo. Egli descrivere quindi un'esperienza di pensiero, il cui punto di partenza è la coscienza, più precisamente una coscienza definita dall'intenzionalità . Grazie alla descrizione, nella prima parte dell'opera Sartre osserva e analizza l'Ego nella sua doppia componente formata da un Io e un Me. Nella seconda parte egli esamina, sempre con l'aiuto della descrizione, i componenti dell'Io, e dopo averne enunciato le problematiche, ne fa la genealogia.

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