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Fra Paolino da Pistoia (Pistoia, 1488 – Pistoia, 4 agosto 1547) è stato un pittore italiano, il cui vero nome era Paolo di Bernardino del Signoraccio. Artisticamente si forma nella bottega del padre Bernardino del Signoraccio, pittore la cui opera risente dello stile del Perugino, stile che si ripercuote nell'attività giovanile del figlio Paolo. Nel 1503 Paolo entra nell'ordine domenicano nel convento di San Domenico a Pistoia, che aveva un'impostazione ideologica molto vicina alle idee di Savonarola. Nel 1509 Fra Paolino si trasferisce a Firenze ed entra nella bottega di San Marco, allora diretta da Fra Bartolomeo dove viene colpito dalla pittura classicheggiante del maestro. Nel 1517 alla morte di Fra Bartolomeo la conduzione della bottega passa nelle sue mani. Eredita dal maestro tutto il materiale tra cui i cartoni e i disegni, che utilizzerà per tutta la vita reinterpretandoli con gusto personale. In questo periodo entra in contatto con i Della Robbia, in special modo con Andrea, anch'egli un seguace del Savonarola. Nel 1525 dipinge l'Annunciazione situata nella Collegiata di San Cassiano a San Casciano in Val di Pesa, successivamente dipinge un'altra Annunciazione per il Santuario della Santissima Annunziata di Vinci e la Sacra Conversazione situata nel Santuario di Santa Maria del Sasso a Bibbiena. Nel 1526 trasferisce la sua bottega a Pistoia nel Convento di San Domenico. La bottega cessa di esistere con la morte di Fra Paolino.
Ubertino Albizi (Firenze, ... – Pistoia, 1434) è stato un vescovo cattolico e teologo italiano.
Con scuola bolognese di pittura si intende quel complesso insieme di pittori – accomunati dal luogo di origine o di intensa attività nella città di Bologna –, attivo continuativamente, con vicende e fortune molto diverse, dal XIV al XX secolo. Il nucleo di opere più significativo di tale scuola, è conservato presso la Pinacoteca Nazionale di Bologna. Lo storico dell'arte Roberto Longhi è stato tra i primi studiosi ad aver operato, in epoca contemporanea, la sistematica riscoperta di una rilevante ed autonoma tradizione locale sin dal Trecento: nella sua celebre prolusione del 1934 in occasione dell'apertura dell'anno accademico dell'Università di Bologna, presso la quale era docente, delineava il cammino, caratterizzato da un filo comune, della pittura bolognese, partendo dalle opere dei primi maestri trecenteschi come Vitale da Bologna e Simone dei Crocefissi, per arrivare sino alla pittura di Giorgio Morandi, dal Longhi stesso considerato il più grande pittore figurativo del XX secolo. Il periodo di maggiore fioritura e rilevanza a livello internazionale, è generalmente considerato quello tra il XVI e il XVII secolo, periodo dell'attività dei Carracci e dei loro allievi e discepoli, concentrata, soprattutto, tra Bologna e Roma. Come il Vasari per la pittura toscana, anche Bologna può vantare un illustre storico e biografo locale: il conte Carlo Cesare Malvasia, autore dell'opera Felsina pittrice, pubblicata a Bologna nel 1678.
Il Museo Civico di Pistoia, ospitato nel Palazzo degli Anziani, è la prima e più importante istituzione museale della città.
Bonaventura da Pistoia, noto anche come Bonaventura Bonaccorsi (... – Pistoia, 14 dicembre 1315 circa), è stato un religioso italiano. Sacerdote dell'ordine dei Servi di Maria, il suo culto come beato è stato confermato da papa Pio VII nel 1822.
Fernando Melani (San Piero di Agliana, 25 marzo 1907 – Pistoia, 28 marzo 1985) è stato un pittore e scultore italiano aderì alla pittura astratta.
La chiesa di San Giovanni Battista al Tempio è una chiesa pistoiese dell'XI secolo dedicata a san Giovanni Battista. Nascosta nella cortina abitativa, ha un ingresso sia su via di Nemoreto che su via San Pietro.
Baggio, è una frazione del comune di Pistoia, posta ad una altitudine da 495 a 560 m s.l.m. Le prime notizie storiche riferite a questa antica località, partono dall'anno 982, quando per la prima volta viene citato il toponimo riferito a "Case, boschi e beni in locus Bagio". Successivamente, Emanuele Repetti nel suo "Dizionario Geografico Fisico Storico della Toscana" racconta come nella zona ebbero signoria i Conti Cadolingi di Fucecchio, gli Alberti ed i Guidi. Nel 998, infatti, la contessa Gemma, vedova del conte Cadolo, donò alla cattedrale pistoiese il suo podere di Bagio. Altra donazione, da parte dei Conti Alberti che, nel 1009, trasferivano ogni loro possedimento in Bagio alla Badia di Fontana Taona. Lo stesso fece il Conte Tegrimo del fu Conte Guido nel 1043. Nel XVI secolo la Mangona installò nelle valli pistoiesi, numerose ferriere che utilizzavano come combustibile la legna ed il carbone. Questo provocò l'abbandono delle attività agricole e pastorali, favorendo l'impiego della maggior parte della popolazione nel taglio della legna e nella produzione del carbone, regalando a Baggio un periodo di florido sviluppo economico. La maggior parte del complesso urbanistico risale a questi anni, con poche modifiche nel corso dei secoli successivi. Lo stesso Repetti stima la popolazione di Baggio tra il 1833 ed il 1846 in 678 unità.