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La lingua russa (in russo: Ру́сский язы́к?, traslitterato: russkij jazyk [ˌɾuːskʲijɪᵊˈzɨk] ) è una lingua slava orientale parlata in Russia e in svariate ex Repubbliche dell'Unione Sovietica.
Il persiano (in persiano: فارسی; fārsī /fɑːrˈsiː/) è una lingua iranica parlata in Iran, in Tagikistan, dove è ufficialmente denominato (forsi-i) tojiki (lingua tagika), in Afghanistan, dove è ufficialmente denominato (fārsī-ye) dari (lingua dari) e in Uzbekistan. Il vocabolo "lingua persiana" non va confuso con la parola "farsi/parsi", che indica un'etnia.
L'italiano ([itaˈljaːno] ) è una lingua romanza parlata principalmente in Italia. È classificato al 27º posto tra le lingue per numero di parlanti nel mondo e, in Italia, è utilizzato da circa 58 milioni di residenti. Nel 2015 era la lingua materna del 90,4% dei residenti in Italia, che spesso lo acquisiscono e lo usano insieme alle varianti regionali dell'italiano, alle lingue regionali e ai dialetti. In Italia viene ampiamente usato per tutti i tipi di comunicazione della vita quotidiana ed è largamente prevalente nei mezzi di comunicazione nazionali, nell'amministrazione pubblica dello Stato italiano e nell'editoria. Oltre ad essere la lingua ufficiale dell'Italia, è anche una delle lingue ufficiali dell'Unione europea, di San Marino, della Svizzera, della Città del Vaticano e del Sovrano militare ordine di Malta. È inoltre riconosciuto e tutelato come "lingua della minoranza nazionale italiana" dalla Costituzione slovena e croata nei territori in cui vivono popolazioni di dialetto istriano. È diffuso nelle comunità di emigrazione italiana, è ampiamente noto anche per ragioni pratiche in diverse aree geografiche ed è una delle lingue straniere più studiate nel mondo.Dal punto di vista storico l'italiano è una lingua basata sul fiorentino letterario usato nel Trecento.
Il giapponese (日本語 Nihongo?) è una lingua parlata in Giappone e in numerose aree di immigrazione giapponese. Insieme alle lingue ryūkyūane forma la famiglia linguistica delle lingue nipponiche. Poco si conosce della preistoria della lingua, o di quando essa apparve per la prima volta in Giappone. I documenti cinesi del III secolo registravano alcune parole giapponesi, ma testi sostanziali non apparvero prima dell'VIII secolo. Durante il periodo Heian (794-1185), il cinese ebbe considerevole influenza sul vocabolario e sulla fonologia del giapponese antico. Il giapponese tardomedio/tardo giapponese medio (1185–1600) vide cambiamenti nelle caratteristiche che lo portarono più vicino alla lingua moderna, nonché la prima apparizione di prestiti linguistici europei. Il dialetto standard si spostò dalla regione di Kansai alla regione di Edo (la moderna Tokyo) nel periodo del Primo giapponese medio (inizio del XVII secolo-metà del XIX secolo). In seguito alla fine nel 1853 dell'isolamento autoimposto del Giappone, il flusso dei prestiti linguistici dalle lingue europee aumentò significativamente. I prestiti linguistici inglesi in particolare sono diventati frequenti e le parole giapponesi con radici inglesi sono proliferate. Dal punto di vista filogenetico il giapponese si considera solitamente una lingua isolata, per l'impossibilità di ricostruire con sicurezza la sua origine. Alcune delle teorie proposte ipotizzano che il giapponese possa avere origini comuni con la lingua ainu (parlata dalla popolazione indigena Ainu tuttora presente nell'isola di Hokkaidō), con le lingue austronesiane oppure con le lingue altaiche. Le ultime due ipotesi sono attualmente le più accreditate: molti linguisti concordano nel ritenere che il giapponese sarebbe costituito da un substrato austronesiano a cui si è sovrapposto un apporto di origine altaica. Evidenti sono le somiglianze sintattiche e morfologiche con il coreano, trattandosi di lingue agglutinanti (che formerebbe con il giapponese il gruppo macro-tunguso), da cui differisce sul piano lessicale. Vari studiosi utilizzano il termine protogiapponese per indicare la protolingua di tutte le varietà delle lingue moderne del Giappone, ovvero la lingua moderna giapponese, i dialetti del Giappone e tutte le forme di lingua parlata nelle isole Ryukyu. Dal punto di vista tipologico il giapponese presenta molti caratteri propri delle lingue agglutinanti del tipo SOV, con una struttura "tema-commento" (simile a quella del coreano). La presenza di alcuni elementi tipici delle lingue flessive ha spinto tuttavia alcuni linguisti a definire il giapponese una lingua "semi-agglutinante".
L'esperanto è una lingua artificiale, sviluppata tra il 1872 e il 1887 dall'oculista polacco di origini ebraiche Ludwik Lejzer Zamenhof. È la più conosciuta e utilizzata tra le lingue ausiliarie internazionali (LAI). Presentata nel Primo Libro (Unua libro - Varsavia, 1887) come Lingvo Internacia ("lingua internazionale"), prese in seguito il nome esperanto ("colui che spera", "sperante") dallo pseudonimo di "Doktoro Esperanto", utilizzato dal suo inventore. Scopo della lingua è di far dialogare i diversi popoli cercando di creare tra di essi comprensione e pace con una seconda lingua semplice, ma espressiva, appartenente all'umanità e non a un popolo. Un effetto di ciò sarebbe quello di proteggere gli idiomi "minori", altrimenti condannati all'estinzione dalla forza delle lingue delle nazioni più forti. Per questo motivo l'esperanto è stato ed è spesso protagonista di dibattiti riguardanti la cosiddetta democrazia linguistica. Le regole della grammatica dell'esperanto sono state scelte da quelle di varie lingue studiate da Zamenhof, affinché fossero semplici da imparare e nel contempo potessero dare a questa lingua la stessa espressività di una lingua etnica; esse non prevedono eccezioni. Anche i vocaboli derivano da idiomi preesistenti, alcuni (specie quelli introdotti di recente) da lingue non indoeuropee come il giapponese, ma in gran parte da latino, lingue romanze (in particolare italiano e francese), lingue germaniche (tedesco e inglese) e lingue slave (russo e polacco). Vari studi hanno dimostrato che si tratta di una lingua semplice da imparare anche da autodidatti e in età adulta, per via delle forme regolari, mentre altri dimostrano come dei ragazzi che hanno studiato l'esperanto apprendano più facilmente un'altra lingua straniera. Lo studio di due anni di esperanto nelle scuole come propedeutico a una lingua straniera viene detto "metodo Paderborn" perché la sua efficacia è stata dimostrata nell'università tedesca di Paderborn. L'espressività dell'esperanto, simile a quella delle lingue naturali, è dimostrata dalla traduzione di opere di notevole spessore letterario. La cultura originale esperantista ha prodotto e produce in tutte le arti: dalla poesia e la prosa fino al teatro e alla musica. La logica con cui è stata creata minimizza l'ambiguità, per cui si presta a essere usata in informatica, nel ramo della linguistica computazionale, per il riconoscimento automatico del linguaggio. La tradizione dell'esperanto in Polonia e in Croazia è stata dichiarata patrimonio culturale immateriale. Ci sono proposte per usare l'esperanto come lingua franca per i lavori nel Parlamento europeo, principalmente per motivi economici o per evitare che si vada verso una o più lingue nazionali. Tuttavia finora l'Unione europea giustifica l'attuale politica multilinguista che prevede l'uso di 24 lingue ufficiali, per motivi di trasparenza, non senza critiche da parte di chi sospetta che tale politica stia in realtà portando verso il solo inglese o, al più, al trilinguismo.
L'italiano regionale della Sicilia è la variante regionale della lingua italiana parlata nella Regione Siciliana (Sicilia e isole minori); si differenzia rispetto a quella standard per aspetti sintattici, fonetici e lessicali dovuti all'influenza della lingua locale, il siciliano.
La frase idiomatica (detta anche idiomatismo o, meno tecnicamente, modo di dire) è una locuzione di significato peculiare proprio di una specifica lingua, la cui traduzione letterale in altre lingue può non aver senso logico e che per questo richiede, per essere compresa, una traduzione logicamente estesa. In altre parole, è una frase che non può trarre il suo significato dalla combinazione lessicale delle parti del discorso, bensì dall'interpretazione che i parlanti sono abituati a trarne. Con le polirematiche, le frasi idiomatiche condividono la caratteristica di rappresentare una singola unità di significato attraverso due o più parole.
La frase (il termine deriva dal greco φράσις ("frase", "locuzione", "espressione", "stile", "dicitura", "modo di parlare") e dal verbo φράζω ("rendo chiaro", "indico con segni", "dico", "spiego", "chiarisco".) è un'espressione linguistica dotata di significato, contenente una predicazione e "tutti gli elementi necessari per la sua completezza". Può essere anche definita come un insieme di parole che si combinano tra loro secondo precise regole grammaticali ed è la massima sequenza di un testo in cui vigono relazioni sintattiche e in cui le parole seguono un certo ordine. Le relazioni sintattiche combinano le informazioni lessicali assemblando unità semplici in unità complesse dotate di forma e significato. Dunque, determinate relazioni di costruzione fanno sì che una sequenza di parole costituisca una frase. Le frasi in cui le parole sono poste in una sequenza diversa da quella richiesta dalla normale costruzione sono definite frasi agrammaticali. La disciplina che si occupa dello studio delle frasi è la sintassi, che pone l'attenzione sull'aspetto formale delle combinazioni e sulle regole grammaticali e sintattiche che permettono di ottenere unità complesse da unità semplici.
Euskadi Ta Askatasuna (in spagnolo País Vasco y Libertad, letteralmente "Paese basco e libertà"), anche nota con l'acronimo di ETA, fu un'organizzazione armata terroristica basco-nazionalista separatista d'ispirazione marxista-leninista, sciolta nel 2018, il cui scopo era l'indipendenza del popolo basco. Creata nel 1958 come associazione studentesca clandestina per sostenere l'indipendentismo basco, si accosterà alla lotta armata verso la metà degli anni 1960 per poi cessare la propria attività armata (ma non quella politica e di pacificazione del conflitto) il 20 ottobre 2011. L'ETA è stata responsabile dell'uccisione di oltre 800 persone, e considerata un'organizzazione terroristica da diversi Stati, tra cui la Spagna, la Francia e gli Stati Uniti d'America, oltre che dall'Unione europea.Il partito Batasuna era considerato il suo braccio politico: le sue attività furono poi dichiarate illegali e sospese a partire dall'agosto del 2002.