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La teoria dei giochi linguistici è stata elaborata da Ludwig Wittgenstein nelle Ricerche filosofiche (1953), capovolgendo completamente la visione del linguaggio espressa in una delle sue precedenti pubblicazioni Tractatus logico-philosophicus (1921). Ad una visione del linguaggio, "specchio del mondo", "immagine della realtà" (teoria dell'immagine) se ne sostituisce una in cui il carattere denotativo del linguaggio è solo una delle tante sue funzioni, dei suoi impieghi, è soltanto uno degli infiniti giochi linguistici. Creare nuovi linguaggi equivale a creare nuove "forme di vita". Ciò che conta infatti è l'uso che del linguaggio si fa, è questo il suo significato, non ha quindi senso studiare i fenomeni linguistici in modo generale e generalizzante prescindendo dagli infiniti usi possibili delle parole e considerando solo i nomi come, secondo Wittgenstein, aveva fatto Agostino pensando "ai rimanenti tipi di parole come a qualcosa che si accomoderà".
La tabella dei giochi proibiti nei locali pubblici italiani è un elenco dei giochi d'azzardo che secondo la legge italiana, ai sensi dell'articolo 110 del TULPS (Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza) non possono essere giocati nei luoghi pubblici. Deve essere obbligatoriamente esposta nei locali pubblici e nei circoli privati. Tale elenco viene compilato ed aggiornato dalle questure italiane, in funzione degli usi e costumi locali e secondo le differenti denominazioni con le quali vengono denominati i singoli giochi d'azzardo nelle varie regioni e province. La tabella comprende giochi di carte, biliardo, elettronici e di altro tipo.
I Romani presero dalle culture precedenti, specialmente da quella greca, l'esercizio di quelle attività con le quali da soli o in gruppo, bambini, per puro divertimento, e adulti, per svagarsi dagli impegni quotidiani, giocavano. Il gioco, seguendo la tradizione greca, era considerato dai Romani come dotato di una valenza educativa: i bambini, come avevano insegnato Platone e Aristotele, giocando prendono contatto con la società che li circonda, imparano a rispettare le regole con lealtà, pena l'esclusione dalla comunità.
Il follis era un gioco praticato nell'Antica Roma, è stato uno dei più antichi giochi che richiedevano l'utilizzo della palla. Il follis veniva praticato con l'uso delle mani e delle braccia, soprattutto dai bambini, i quali per giocare si servivano di una palla di pelle conciata piena d'aria, chiamata anch'essa follis.