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Il popolo sahrawi o saharawi, cioè "sahariano" (italianizzazione del termine in arabo: الصحراويون, al-ṣaḥrāwī; in berbero Iseḥrawiyen, ⵉⵙⴻⵃⵔⴰⵡⵉⵢⴻⵏ) è costituito dai gruppi tribali arabo-berberi tradizionalmente residenti nelle zone del Sahara Occidentale gravitanti sul Sāqiyat al-ḥamrāʾ (Saguia el Hamra in spagnolo) e sul Wādī al-dhahab (Río de Oro) che, già nel corso della dominazione della Spagna, avevano cominciato negli anni trenta a reclamare la loro indipendenza. Sull'area, ricca di fosfati, avanzava però pretese anche il Marocco ed è per questo che le popolazioni della regione hanno conosciuto grandi difficoltà per realizzare le loro ambizioni e vedersi riconosciuti su un piano internazionale e persino inter-arabo. Le tribù sembra discendano da due gruppi insediatisi nell'area fin dall'epoca delle prime conquiste islamiche, alla fine del VII secolo d.C. Esse rivendicano un'ascendenza araba, per dimostrare la quale fanno riferimento al loro dialetto, definito Hassāniyya, un idioma parlato anche nella confinante Mauritania e nell'Algeria, caratterizzato da un impianto strutturalmente arabo pur con vari berberismi e tracce di idiomi nero-africani, come il wolof. In Marocco (forse con intenti politici) si tende a considerare il dialetto sahrawi di ceppo berbero, visto che gli abitanti indigeni della regione sono in particolare appartenenti al gruppo berbero dei Sanhāja, ma sulla questione dissentono i glottolinguisti che classificano l'idioma come appartenente al gruppo semitico della famiglia linguistica camito-semitica.
La storia del Sahara occidentale può essere fatta risalire ai tempi dell'esploratore cartaginese Annone il Navigatore nel V secolo a.C. Sebbene siano rimasti pochi documenti storici di quel periodo, la storia moderna del Sahara Occidentale ha le sue radici legate ad alcuni gruppi nomadi (che vivevano sotto il dominio tribale berbero e in contatto con l'Impero romano) come il gruppo Sanhaja e l'introduzione dell'Islam e la lingua araba alla fine dell'VIII secolo d.C. Il Sahara occidentale non è mai stata una nazione nel senso moderno del termine. Era la patria delle colonie fenicie che però scomparvero praticamente senza lasciare traccia. L'Islam vi arrivò nell'VIII secolo, ma la regione, assediata dalla desertificazione, rimase poco sviluppata. Dall'XI al XIX secolo, il Sahara occidentale rappresentava uno dei collegamenti tra le regioni subsahariane e nordafricane. Durante l'XI secolo, la confederazione tribale Sanhaja si alleò con la tribù Lamtuna per fondare la dinastia Almoravide. Le conquiste degli Almoravidi si estesero sull'attuale Marocco, sull'Algeria occidentale e sulla penisola iberica a nord, e su Mauritania e Mali a sud, raggiungendo l'Impero del Ghana. Nel XVI secolo, la dinastia araba sa'diana conquistò l'Impero Songhai basato sul fiume Niger. Alcune rotte commerciali trans-sahariane attraversavano anche il Sahara occidentale. Nel 1884, la Spagna rivendicò un protettorato sulla costa da Capo Bojador a Capo Bianco, e l'area fu successivamente ampliata. Nel 1958, la Spagna unì distretti separati per formare la provincia del Sahara spagnolo. Un parere consultivo del 1975 della Corte internazionale di giustizia sullo status del Sahara occidentale sosteneva che, sebbene alcune tribù della regione avessero legami storici con il Marocco, non erano sufficienti per stabilire "qualsiasi legame di sovranità territoriale" tra il Sahara occidentale e il Regno del Marocco. Nel novembre di quell'anno, la Marcia verde nel Sahara Occidentale iniziò quando 300.000 marocchini disarmati accompagnati dall'esercito marocchino armato di armi pesanti confluirono nella città meridionale di Tarfaya e aspettarono un segnale dal re Hassan II del Marocco per attraversare il Sahara occidentale. A seguito delle pressioni di Francia, Stati Uniti e Regno Unito, la Spagna abbandonò il Sahara occidentale il 14 novembre 1975, arrivando addirittura a riesumare cadaveri spagnoli dai cimiteri. Successivamente il Marocco annesse i due terzi settentrionali del Sahara occidentale nel 1976 e il resto del territorio nel 1979, in seguito al ritiro della Mauritania. Il 27 febbraio 1976, il Fronte Polisario, organizzazione fondata nel maggio 1973 come movimento nazionale per la liberazione del Sahara Occidentale, proclamò formalmente la Repubblica Democratica Araba dei Sahrawi e istituì un governo in esilio, dando inizio a una guerriglia tra il Polisario e il Marocco, che continuò fino al cessate il fuoco del 1991. Come parte degli accordi di pace del 1991, si sarebbe tenuto un referendum tra le popolazioni indigene, dando loro la possibilità tra l'indipendenza o l'inclusione in Marocco. Ad oggi il referendum non si è tenuto a causa delle questioni su chi possa essere eleggibile al voto.
Il Sahara Occidentale è una regione del Nordafrica, ex colonia spagnola, il cui territorio è conteso tra il Marocco e il Fronte Polisario; quest'ultimo ne ha dichiarato l'indipendenza proclamando la Repubblica Democratica Araba dei Sahrawi.
La Repubblica Araba Democratica dei Sahrawi (in arabo الجمهورية العربية الصحراوية الديمقراطية), conosciuta semplicemente come Sahara Occidentale, è uno Stato parzialmente riconosciuto a livello internazionale da 87 paesi membri dell'ONU. Esso è collocato a sud del Marocco, aspira alla sovranità nazionale e al completo riconoscimento a livello internazionale.
Dakhla, o al-Dakhla (in arabo: الداخلة, al-Dāḫila; in berbero: ⴻⴷⴷⴰⵅⵍⴰ, Ed-Daḵla; sotto la dominazione funzionale spagnola Villa Cisneros), è una città situata in Sahara Occidentale, sotto il controllo del Marocco. È il capoluogo della regione Dakhla-Oued Ed Dahab.
Il campo per rifugiati (o campo profughi) è un luogo nel quale sono ospitati profughi. Il termine profugo è in questo caso esteso e comprende sia i profughi politici creati da eventi come guerre civili, sia da discriminazioni etniche verso gruppi interi o anche profughi ambientali, la cui fuga dipende da disastri naturali o emergenze che portano al pericolo di vita di gruppi di persone, per motivi che non dipendono in maniera strettamente diretta da azioni umane.
I campi profughi Sahrawi di Tindouf, Algeria, sono un complesso di campi che si insediarono nella Provincia di Tindouf, Algeria tra il 1975 e il 1976 da parte della popolazione Sahrawi in fuga dalle forze armate marocchine, che avanzavano e prendevano possesso del Sahara occidentale durante la guerra del Sahara occidentale. La maggior parte dei rifugiati di primo insediamento vive ancora negli accampamenti; questa condizione è tra quelle di maggiore durata nel mondo.La Commissione europea ha definito la popolazione del Sahrawi i "profughi dimenticati" per il protrarsi nel tempo di una condizione di cui ancora oggi, dopo oltre 40 anni, non si intravede un superamento.Le limitate possibilità di auto sostentamento nelle dure condizioni climatiche dell’ambiente desertico hanno reso la sopravvivenza dei rifugiati dipendente dagli aiuti umanitari internazionali. L’organizzazione dei campi di Tindouf differisce sostanzialmente dalla maggior parte dei campi profughi in particolare nel livello di autonomia organizzativa. Le attività e la pianificazione della vita dei campi sono gestite dai rifugiati stessi con una limitata interferenza esterna.I campi sono suddivisi in cinque wilaya (province) che derivano il nome da cinque città del Sahara occidentale, ora territorio occupato: El Aaiun, Auserd, Smara, Dakhla e più recentemente anche Capo Bojador che ha inglobato il piccolo campo 27 Febbraio, costituito dal collegio femminile; infine Rabouni che è sede degli uffici amministrativi. Gli insediamenti sono sparsi su aree piuttosto ampie. Mentre El Aaiun, Smara, Auserd, Bojador e Rabouni si trovano nel raggio di un’ora d’auto dalla città di Tindouf, il campo di Dakhla dista 170 km da Tindouf in direzione sud-est, quasi al confine con il Mali.