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Il Museo della vita e delle tradizioni popolari sarde si trova in via A. Mereu 56 a Nuoro. Il museo, che sorge sul colle di Sant'Onofrio, raccoglie abiti ed oggetti tipici della vita e dell'artigianato sardo.
Il museo della moda è uno spazio dove si conservano e si presentano al pubblico collezioni legate al tema della moda. Molti musei pubblici o privati nel mondo possono essere classificati come museo di moda. Non tutti sono denominati “Museo della moda”, tuttavia, i loro spazi espositivi sono in gran parte dedicati alla moda (storia del costume, collezioni tessili antiche e contemporanee, disegni di stilisti, abiti storici, accessori, biblioteche, archivi...). I principali musei sono:
Il Museo del Costume Farnesiano è uno dei monumenti più importanti del paese di Gradoli. Si colloca all'ultimo piano (secondo piano nobile) e al piano sottostante del Palazzo Farnese. È stato inaugurato nel dicembre del 1998 per mantenere vivo il patrimonio del paese. Il museo si suddivide in diverse sale in cui ritroviamo una vasta riproduzione di abiti nobili e popolari, intimo, accessori, armi, armature, gioielli dell'epoca rinascimentale, utensili domestici per la lavorazione della lana e della canapa originari del Novecento. Gli abiti sono stati creati grazie all'osservazione di affreschi, quadri e stampe del Quattrocento, Cinquecento e Seicento.
Il termine moda indica uno o più comportamenti collettivi con criteri differenti. Questo termine è spesso correlato al modo di abbigliarsi. La moda — detta anche, storicamente, costume — nasce solo in parte dalla necessità umana correlata alla sopravvivenza di coprirsi con tessuti, pelli o materiali lavorati per essere indossati. Dopo la preistoria l'abito assunse anche precise funzioni sociali, atte a distinguere le varie classi e le mansioni sacerdotali, amministrative e militari.
Emiddio Mele (Napoli, ... – Napoli, 1928) e Alfonso Mele (Napoli, ... – Napoli, 1918), sono stati due imprenditori e dirigenti d'azienda italiani, fondatori dei Grandi Magazzini Italiani E. & A. Mele & C. di Napoli.
La Corea, una delle più antiche ed ininterrotte civiltà del mondo, ha 5.000 anni di storia. L'attuale separazione politica della Corea del Nord e del Sud ha prodotto una divergenza nelle moderne culture coreane; nondimeno, la tradizionale cultura della Corea è condivisa storicamente da entrambi gli stati. Sebbene i collegamenti storici tra Corea e Cina abbiano prodotto vaste influenze dalla Cina, la Corea è tuttavia riuscita a conservare una identità culturale distinta dal suo più grande vicino.
L'arte bhutanese è l'arte tradizionale del Bhutan ed è simile all'arte tibetana. Entrambe sono basate sul buddismo Vajrayana e sul suo pantheon di insegnanti ed esseri divini. I principali ordini del buddismo in Bhutan sono il Drukpa e il Nyingma. Il primo è un ramo della scuola di Kagyu ed è noto per i dipinti che documentano il lignaggio dei maestri buddisti e il 70° Je Khenpo (leader dell'establishment monastico bhutanese). La scuola di Nyingma è nota per le immagini del Padmasambhava ("Guru Rinpoche"), a cui è attribuita l'introduzione del buddismo in Bhutan nel VII secolo. Secondo la leggenda, il Padmasambhava nascondeva tesori sacri per i futuri maestri buddisti, in particolare Pema Lingpa, che dovevano poi essere trovati. Anche i Tertön sono soggetti frequenti dell'arte di Nyingma. A ogni essere divino vengono assegnate forme speciali, colori e/o oggetti identificativi, come loto, conchiglia, fulmine e ciotola per l'accattonaggio. Tutte le immagini sacre sono realizzate secondo precise specifiche che sono rimaste notevolmente invariate per secoli. L'arte bhutanese è particolarmente ricca di bronzi di diversi tipi che sono noti collettivamente con il nome di Kham-so (prodotti a Kham) anche se sono realizzati in Bhutan perché la tecnica per costruirli era originariamente importata da quella regione del Tibet. Pitture murali e sculture, in queste regioni, sono formulate sui principali ideali senza età delle forme d'arte buddista. Anche se la loro enfasi sui dettagli deriva da modelli tibetani, le loro origini possono essere comprese facilmente, nonostante i capi riccamente ricamati e gli ornamenti scintillanti con cui queste figure sono decorate. Nel grottesco mondo dei demoni, gli artisti apparentemente avevano una maggiore libertà d'azione rispetto a quando modellavano immagini di esseri divini. Le arti e l'artigianato del Bhutan che rappresentano l'esclusivo "spirito e identità del regno himalayano" sono definite come l'arte di Zorig Chosum, che significa "tredici arti e mestieri del Bhutan"; i tredici mestieri sono carpenteria, pittura, fabbricazione della carta, lavorazione del ferro, tessitura, scultura e molti altri. L'Istituto di Zorig Chosum a Thimphu è la principale istituzione di arti e mestieri tradizionali istituita dal governo del Bhutan con l'unico obiettivo di preservare la ricca cultura e tradizione e formare gli studenti in tutte le forme d'arte tradizionali; c'è un'altra istituzione simile nel Bhutan orientale conosciuta come Trashi Yangtse. La vita rurale bhutanese è anche esposta nel Museo del Patrimonio Popolare di Thimphu. C'è anche uno Studio di artisti volontari a Thimphu per incoraggiare e promuovere le forme d'arte tra i giovani. Le tredici arti e mestieri del Bhutan e delle istituzioni, stabilite a Thimphu per promuovere queste forme d'arte, sono:
Abbigliamento indica sia gli indumenti veri e propri indossati da qualcuno, che in generale il modo di vestire che combina questi ultimi con altri elementi (trucco, capigliatura, accessori) definendo l'aspetto esteriore di una persona o di un insieme di persone. Gli esseri umani sono i soli tra i mammiferi che indossano vestiario, a eccezione degli animali domestici, talvolta vestiti dai loro proprietari. Ciascun articolo d'abbigliamento ha un significato culturale e sociale(marcatore sociale) . In esso si condensano alcune funzioni tramandate o evolutesi nel tempo: quella pratica legata alla vestibilità; quella estetica legata al gusto dell'epoca e a canoni specifici delle diverse comunità; quella simbolica grazie alla quale l'abito può definire l'appartenenza ad una particolare comunità e nello specifico identificare lo status sociale, civile e religioso. La storia dell'abbigliamento, ovvero degli indumenti e accessori che hanno vestito la persona umana nel corso dei secoli, può essere inquadrata sia da un punto di vista antropologico-etnografico, dal momento che documenta l'evoluzione del costume, sia da un punto di vista socio-economico come prodotto dell'industria tessile, legato allo sviluppo tecnologico, della moda e del consumo. Degli abiti si possono quindi studiare le materie prime impiegate, le tecniche di realizzazione, gli aspetti estetici e quelli simbolici, i fattori economici e le gerarchie sociali.