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Il Presidente della Repubblica Italiana, nel sistema politico italiano, è il capo dello Stato italiano, garante della Costituzione e rappresentante dell'unità nazionale. Inoltre egli non è a capo di un particolare potere (legislativo, esecutivo o giudiziario), ma li coordina e li sorveglia tutti e tre; ovvero compie atti che riguardano ciascuno dei tre poteri, secondo le norme stabilite dalla Costituzione italiana, di cui il Presidente della Repubblica è garante. Il Presidente della Repubblica è un organo costituzionale, eletto dal Parlamento in seduta comune integrato dai delegati delle Regioni (ovvero tre consiglieri per regione, con l'eccezione della Valle d'Aosta, che ne nomina uno solo, per un totale di 58) e rimane in carica per un periodo di sette anni, detto mandato. La Costituzione stabilisce che può essere eletto presidente chiunque, con cittadinanza italiana, abbia compiuto i cinquanta anni di età e goda dei diritti civili e politici. La residenza ufficiale del presidente della Repubblica è il Palazzo del Quirinale (sull'omonimo colle di Roma) che per metonimia indica spesso la stessa presidenza.
La Democrazia Cristiana (abbreviata in DC e soprannominata Balena bianca) è stato un partito politico italiano di ispirazione democratico-cristiana e moderata, fondato nel 1943 e attivo per 52 anni, sino al 1994.Il partito ha avuto un ruolo cardine nel secondo dopoguerra italiano e nel processo di integrazione europea. Esponenti democristiani hanno fatto parte di tutti i governi italiani dal 1944 al 1994, esprimendo la maggior parte delle volte il presidente del Consiglio dei ministri. La DC è sempre stata il primo partito alle consultazioni politiche nazionali a cui ha partecipato, con la sola eccezione delle elezioni europee del 1984. Simbolo del partito era uno scudo al cui interno vi era una croce latina, sull'elemento orizzontale della quale vi era la scritta Libertas.
Un dirigente, nella pubblica amministrazione italiana, è un lavoratore dipendente di una amministrazione pubblica, centrale o locale, in possesso di apposita qualifica e incaricato di dirigere un ufficio. Gli possono essere attribuite funzioni ispettive, di vigilanza, di controllo, di consulenza, studio e ricerca nonché la rappresentanza dell'amministrazione di appartenenza in contesti internazionali.
Il difensore civico è una figura di garanzia a tutela del cittadino, che ha il compito di accogliere i reclami non accolti in prima istanza dall'ufficio reclami del soggetto che eroga un servizio. È detto anche ombudsman, termine che deriva da un ufficio di garanzia costituzionale istituito in Svezia nel 1809 e letteralmente significa «uomo che funge da tramite». All'interno della dottrina giuridica l'istituto dell’ombudsman e la sua evoluzione sono ancora fonte di discussione. Se parte di essa ritiene che si possa parlare di difensore civico in senso proprio soltanto a partire dal XIX secolo, prendendo quindi come riferimento il primo ombudsman, quello nato in Svezia, esiste un'altra parte della dottrina che invece fa risalire questa particolare istituzione a tempi remoti.
La democrazia diretta una forma di governo democratica nella quale i cittadini possono, senza alcuna intermediazione o rappresentanza politica, esercitare direttamente il potere legislativo.
La Costituzione della Repubblica Italiana è la legge fondamentale dello Stato italiano, che in quanto tale occupa il vertice della gerarchia delle fonti nell'ordinamento giuridico della Repubblica: considerata una costituzione scritta, rigida, lunga, votata, compromissoria, laica, democratica e tendenzialmente programmatica, è formata da 139 articoli e di 18 disposizioni transitorie e finali.Approvata dall'Assemblea Costituente il 22 dicembre 1947 e promulgata dal capo provvisorio dello Stato Enrico De Nicola il 27 dicembre seguente, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 298, edizione straordinaria, dello stesso giorno, ed entrata in vigore il 1º gennaio 1948, ne esistono tre originali, uno dei quali conservato presso l'archivio storico della Presidenza della Repubblica Italiana.
Il Consiglio regionale è l'organo legislativo rappresentativo di ogni regione, previsto dall'articolo 121 della Costituzione della Repubblica. Il consiglio è un organo della regione che, analogamente ad altri organi di rilevanza costituzionale, dispone di personalità giuridica, regolamenti autonomi, un proprio bilancio ed un proprio personale, distinti da quelli della giunta regionale. I consigli delle regioni a statuto ordinario sono stati istituiti dopo il 1970. A livello nazionale i Consigli sono coordinati attraverso la Conferenza dei presidenti delle assemblee legislative delle regioni e delle province autonome. A livello europeo, i presidenti dei Consigli regionali partecipano alla Conferenza delle assemblee legislative regionali europee (CALRE). Il consiglio della Sicilia, istituito nel 1947, è invece chiamato dallo statuto speciale col nome di Assemblea regionale siciliana e i suoi componenti hanno il rango di deputati, mentre il consiglio dell'Emilia-Romagna, in virtù di quanto disposto dal nuovo statuto ordinario, prende attualmente il nome di Assemblea legislativa.
Il Consiglio di Gestione, anche noto con l'acronimo CdG, è stato un organo aziendale istituito dalla Repubblica Sociale Italiana e successivamente ratificato dal Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia. Nel decreto legislativo 12 febbraio 1944 n. 375 della RSI, contenente norme per la socializzazione delle grandi imprese, venne istituito il nuovo organismo aziendale denominato "Consiglio di Gestione", paritariamente formato da rappresentanti dei lavoratori e della proprietà. Detti organismi, che comprendevano dirigenti e tecnici aziendali, unitamente a sindacalisti corporativi della CGLTA (Confederazione Generale del Lavoro, della Tecnica e delle Arti), assunsero immediatamente un ruolo vitale nella gestione e programmazione produttiva delle grandi e medie aziende. La legislazione sociale fascista venne cancellata, il 17 aprile 1945, dal CLNAI (Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia) che, tuttavia, mantenne in essere i CdG, affidando la loro composizione ai locali CLNA (Comitati di Liberazione Nazionale Aziendale), affinché provvedessero all'epurazione dei membri politicamente coinvolti con la RSI e alla loro sostituzione con uomini appartenenti alle forze politiche che componevano il CLNAI. Tale decisione, che si rendeva necessaria al fine di consentire il regolare funzionamento degli opifici, era assai ben vista dalla componente social-comunista del CLNAI, in previsione della possibile vittoria elettorale e del conseguente regime di economia pianificata delle imprese, sul modello sovietico. Il 25 aprile 1945 il CLNAI emanò un nuovo decreto sui Consigli di Gestione, che introduceva nelle aziende un sistema di cogestione di tipo dualistico, che prevedeva l'esistenza nell'azienda di un Consiglio di Amministrazione affiancato da un Consiglio di Gestione, che aveva il potere di nominare anche alcuni rappresentanti nel CdA.Il Decreto CLNAI sui Consigli di Gestione del 25 aprile 1945 venne sospeso dall'Autorità Alleata pochi giorni dopo per poi essere soppresso nel 1946 con Decreto Luogotenenziale, che abolì sia il Decreto RSI del 12/2/1944 sulla socializzazione delle imprese, sia il Decreto CLNAI del 25/4/1945 sui Consigli di Gestione. Dopo l'esito del referendum e l'elezione dell'Assemblea Costituente, le normative provvisorie emanate dal CLNAI persero efficacia e con loro l'istituzione dei CdG. Un tentativo per il mantenimento dei CDG fu attuato, nel dicembre 1946, dal ministro dell'Industria Rodolfo Morandi, il quale presentò un disegno di legge per disciplinarli, che non fu approvato e sfociò nel generico riconoscimento del diritto dei lavoratori a "collaborare alla gestione dell'impresa", sancito dall'articolo 46 della Costituzione Italiana. Pur in assenza di una precisa legislazione che li contempli, i CdG nati nel 1945 continuano a operare e altri se ne formano, tra il 1946 e 1947, in molte grandi imprese sulla base di accordi aziendali, favoriti dal periodo di incertezza politica di quegli anni. In seguito alle elezioni politiche del 1948, che videro prevalere la Democrazia Cristiana sul Fronte Democratico Popolare e la conseguente divisione del sindacato unitario, i CdG esistenti persero gradatamente la loro funzione consultiva e propositiva, assumendo sempre più il ruolo di organismi rivendicativi nei confronti dell'impresa. Di pari passo con il graduale consolidamento democratico liberal-borghese della società italiana, nel giro di pochi anni i CdG furono esautorati ed estromessi dalle aziende, per decisione unilaterale delle imprese. Testo del Decreto C.L.N.A.I. del 25 aprile 1945 sui Consigli di Gestione: “1. In ogni impresa industriale e commerciale che abbia almeno 100-200 dipendenti ed un capitale da 3 a 5 milioni, deve essere costituito un Consiglio di Gestione. 2. Il Consiglio di Gestione è un organo paritetico tra datori di lavoro e prestatori d'opera, composto di un numero di membri proporzionato all'entità dell'azienda, o stabilito in via consensuale, da un numero di tre membri per ciascuna delle due parti. Per ogni 200-250 dipendenti o frazione, sarà nominato un altro rappresentante, fino ad un massimo di 7 membri per parte. Il Presidente del Consiglio di Gestione è nominato dal Consiglio di Amministrazione o dal proprietario, e deve essere accettato dal Consiglio di Gestione. Il Presidente (che non è membro del Consiglio) è il responsabile della produzione. I rappresentanti dei prestatori d'opera sono liberamente nominati dai lavoratori dell'impresa. 3. Il Consiglio di Amministrazione nelle Società per Azioni, e il proprietario dell'impresa negli altri casi, conservano le loro attuali prerogative. Alle sedute del Consiglio di Amministrazione ha diritto di intervenire una rappresentanza del Consiglio di Gestione, formata da un minimo di due persone e da un massimo di quattro. La rappresentanza del Consiglio di Gestione ha gli stessi diritti del Consiglio di Amministrazione su tutte le questioni di competenza di quest'ultimo, ma non ha diritto al voto. Le decisioni del Consiglio di Amministrazione, o del proprietario, quando non interessino i problemi di ordinaria amministrazione, dovranno essere sottoposti alla approvazione del Consiglio di Gestione per divenire esecutive. 4. Nel caso in cui l'impresa sia composta da più stabilimenti, per ogni stabilimento con più di 100-200 lavoratori deve essere costituito un Consiglio di Gestione che delibera sulle questioni di competenza della Direzione dello stabilimento. In questo caso, al Consiglio di Amministrazione possono essere delegati come osservatori membri dei Consigli di Gestione dei vari stabilimenti. 5. Il Consiglio di Gestione delibera su tutti i provvedimenti che interessano gli orientamenti e gli sviluppi delle capacità produttive dell'azienda. Esso ha diritto di controllo sull'inventario delle materie prime e sulla loro ripartizione, sui costi di produzione, sui prezzi di vendita, sulla occupazione delle maestranze e su tutte le altre questioni di competenza del responsabile della produzione. Studia, inoltre, i mezzi atti ad accrescere la produzione e il rendimento dell'impresa e li propone alla direzione. Ha diritto di conoscere gli utili realizzati nell'azienda e di fare proposte per il loro impiego ; ha diritto di conoscere i dati del bilancio [...]; 6. Il Consiglio di Gestione decide sulla destinazione dei fondi devoluti alle opere sociali ed assistenziali, indipendentemente dall'origine e dalla provenienza dei detti fondi . 7. Le decisioni del Consiglio di Gestione sono prese a maggioranza di voti: a parità di voti prevale l'opinione del presidente. Le decisioni del Consiglio di Gestione che interessano il Consiglio di Amministrazione sono sottoposte a quest'ultimo. 8. Il Consiglio di Gestione resta in carica un anno ed i suoi membri sono rieleggibili. 9. Il voto del Consiglio di Gestione ed il parere dei rappresentanti del Consiglio di Gestione nel Consiglio di Amministrazione, possono essere resi pubblici, salvo il dovere di conservare il segreto commerciale a norma del Codice del commercio. 10. E' istituito un organo di appello (regionale e nazionale) al quale si rivolgono le parti, in caso di divergenza tra i rappresentanti dei lavoratori: come pure nei casi di divergenza fra il Consiglio di Gestione e il Consiglio di Amministrazione, sulla nomina del responsabile della produzione e sulla ripartizione degli utili.” LA MOZIONE SUI CONSIGLI DI GESTIONE E SULLA PARTECIPAZIONE DEI LAVORATORI ALLA GESTIONE E ALLA PROPRIETA' DELLE AZIENDE APPROVATA DALLA DIREZIONE CENTRALE DELLA DEMOCRAZIA CRISTIANA NELL'OTTOBRE 1945 Questo è il testo ufficiale della mozione approvato dalla Direzione Centrale della D.C. nel 1945 su posizioni apertamente anticapitaliste: « La commissione nominata dalla Direzione centrale della Democrazia cristiana per lo studio dei problemi della partecipazione dei lavoratori alla vita delle imprese industriali... sostiene che, per aumentare l’efficienza produttiva, accrescere il rispetto della giustizia sociale e facilitare la rapida ricostruzione del paese, è necessario conseguire un’effettiva collaborazione tra i vari fattori della produzione anche mediante la compartecipazione dei lavoratori all’amministrazione, alla conduzione, alla proprietà e quindi ai redditi delle imprese senza pregiudizio dell’unità di direzione; propone 1 - che con accordi tra le parti si promuova: a) l’ammissione dei singoli membri o anche dell’intera comunità aziendale dei lavoratori nella comproprietà dell’impresa; b) l’assegnazione prò rata di congrua parte del reddito annuale dell’impresa alla comunità aziendale e a quella nazionale dei lavoratori; 2 - e che con immediati provvedimenti legislativi si prescriva: a) l’immissione nei consigli d’amministrazione delle imprese a forma sociale di un adeguato numero di rappresentanti delle diverse categorie dei lavoratori democraticamente eletti per ciascuna categoria (dirigenti, impiegati, operai); b) la costituzione in ogni stabilimento o unità produttiva di consigli di gestione o di produzione, che più propriamente dovrebbero essere denominati consigli di efficienza; afferma che questi ultimi consigli: a) debbano essere consultati obbligatoriamente dalla direzione per la predisposizione o per la modifica dei piani di lavorazione e di organizzazione, e abbiano la facoltà di controllo delle decisioni prese in detta materia; b) nelle imprese a forma individuale siano organi per la collaborazione con l’imprenditore sia sul piano produttivo che in quello amministrativo; c) siano composti da rappresentanti di ciascuna categoria (dirigenti, impiegati, operai), da eleggersi democraticamente una volta all’anno in riunioni periodiche della categoria stessa; d) operino come organi collegiali in riunioni periodiche oppure su richiesta della direzione dello stabilimento e dell'amministrazione dell’impresa».
Abdullah bin Nasser bin Abdullah Al Ahmed Al Thani (in arabo: لشيخ عبد الله بن ناصر بن عبد الله أحمد آل ثاني; Doha, 13 febbraio 1967) è un imprenditore e dirigente sportivo qatariota. È membro del Consiglio di Amministrazione della Doha Bank