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Le migrazioni sono spostamenti che specie viventi animali compiono in modo regolare, periodico (stagionale), lungo rotte ben precise (e in genere ripetute), e che coprono distanze anche molto grandi, seguiti da un ritorno alle zone di partenza. Sono indotte da cause legate alla riproduzione (la ricerca di un luogo adatto per l'accoppiamento, per la nidificazione o per l'allevamento della prole) oppure da scarsità di cibo e difficoltà di carattere ambientale che si presentano periodicamente (ad esempio il sopraggiungere della stagione fredda nelle zone temperate). Anche gli spostamenti di popolazioni umane sono considerate migrazioni con un'accezione diversa, in quanto non vincolate a un viaggio di ritorno; a titolo di esempio si considerino le migrazioni dei popoli barbari come i Longobardi che si stabilirono in Italia alla fine dell'Impero Romano d'Occidente.
Le rotte di migranti nel Mediterraneo collegano dall'inizio degli anni novanta, l'Africa e il Medio Oriente all'Europa. Il fenomeno dell'immigrazione per mare è aumentato di pari passo con la chiusura delle frontiere degli Stati europei a seguito dell'adozione di un regime di visti di ingresso particolarmente restrittivo verso i Paesi poveri. Il mare viene attraversato su imbarcazioni di fortuna, spesso vecchi pescherecci, barche in vetroresina o gommoni. I principali punti d'ingresso sono le coste spagnole, italiane e greche. Secondo l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, i flussi sono misti, composti cioè di migranti economici e rifugiati politici.
Con il nome di popoli dell'Italia antica si indicano quelle popolazioni stanziate nella penisola italiana durante l'età del ferro e prima dell'ascesa di Roma. Questi popoli non erano tutti imparentati sul piano linguistico o su quello genetico. La conformazione dell'Italia, lunga penisola distesa nel mar Mediterraneo, ne favorisce infatti i rapporti con le regioni circostanti, ma, al tempo stesso, la sua natura prevalentemente montuosa tende a separare e isolarne le popolazioni entro aree geografiche circoscritte. Sul piano linguistico, si possono distinguere fra popoli parlanti lingue indoeuropee e popoli parlanti lingue non indoeuropee. Al primo gruppo (di lingua indoeuropea) appartenevano in particolare i popoli italici propriamente detti, cioè parlanti lingue italiche; a essi se ne aggiungevano altri, di lingua indoeuropea, ma non riconducibili al ramo italico. Indoeuropei non Italici erano ad esempio i colonizzatori di lingua greca. Altri popoli, infine, non parlavano lingue indoeuropee. La classificazione di un certo numero di queste civiltà non è stata ancora chiarita. Il celebre studioso italiano Giacomo Devoto ha affermato la tesi che le varietà indoeuropee che confluirono in Italia furono "infinite".
Per migrazioni dell'uomo si intende la diffusione umana sulla superficie terrestre e lo studio di questa su basi principalmente antropologiche, genetiche, linguistiche e socio-culturali. La diffusione si riferisce sia all'uomo, ovvero ominidi progenitori nostri, classificabili sotto diversi generi tassonomici che originarono in Africa all'inizio dell'era quaternaria, sia all'uomo moderno, Homo sapiens. Questi studi rientrano in una porzione fondamentale dello studio e nella comprensione della preistoria. La maggior parte del lavoro sperimentale tende a convalidare le teorie Out of Africa I e Out of Africa II, rispettivamente e principalmente relative all'esodo dal continente africano, in una prima antica ondata dell'Homo erectus, ed in una seconda, molto più recente, dell'Homo sapiens. Parte del lavoro riguardante le migrazioni sapiens si basa in buona parte sulle acquisizioni recenti della genetica e della linguistica, in particolare sugli studi di Luigi Luca Cavalli-Sforza e sulle tassonomie linguistiche relazionate alla parentela genetica, di Merritt Ruhlen. Le tecnologie recenti di analisi genetica hanno permesso il tracciamento, con buone probabilità di coerenza al vero delle linee ereditarie materne e paterne, tramite lo studio del genoma mitocondriale, trasmesso matrilinearmente, e del genoma del cromosoma Y, patrilineare.
La migrazione ittica è un fenomeno che vede molte specie di pesci migrare regolarmente, alcune volte per il cibo (migrazioni trofiche), altre volte per la riproduzione (migrazioni genetiche); in alcuni casi la ragione della migrazione è sconosciuta. Tali migrazioni sono spesso importanti anche per l'uomo, dato che determinano la concentrazione di grandi banchi di pesci in aree precise. In particolare, risultano degne di nota le migrazioni dei Clupeidi (ad esempio le sardine o le aringhe) e degli Scombridi (gli sgombri e i tonni). Questi ultimi si radunano nelle acque litoranee all'approssimarsi del periodo riproduttivo, compiendo, secondo alcuni autori, grandissimi spostamenti: sembra, ad esempio, che i tonni diffusi nel mar Mediterraneo possano raggiungere anche le coste atlantiche. Secondo altri autori, invece, questi spostamenti sono più limitati e prevalentemente verticali (dalle acque più profonde a quelle più superficiali).
Il mar Mediterraneo (detto brevemente Mediterraneo) è situato tra Europa, Nordafrica e Asia occidentale. È un mare dipendente dall'Oceano Atlantico, a cui è connesso tramite lo stretto di Gibilterra; il Canale di Suez, artificiale, lo collega invece al Mar Rosso e quindi all'Oceano Indiano. La sua superficie approssimativa è di 2,51 milioni di km2 con uno sviluppo massimo lungo i paralleli di circa 3700 km, la lunghezza totale delle sue coste è di 46 000 km, la profondità media si aggira sui 1 500 m, quella massima di 5 270 m presso le coste del Peloponneso, mentre la salinità media si aggira dal 36,2 al 39‰. La popolazione presente negli stati bagnati dalle sue acque ammonta a circa 450 milioni di persone.