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I papiri di Ercolano sono un corpus di oltre 1 800 papiri rinvenuti nella cosiddetta Villa dei Papiri a Ercolano nel XVIII secolo, carbonizzati dalla nota eruzione del Vesuvio avvenuta nel 79 d.C. I papiri, contenenti principalmente testi filosofici greci, provengono dall'unica biblioteca pervenuta intatta dall'antichità. La maggior parte delle opere conservate riguardano il filosofo epicureo e poeta Filodemo di Gadara. I papiri rinvenuti e non andati distrutti sono per lo più conservati presso la Biblioteca nazionale Vittorio Emanuele III al Palazzo Reale di Napoli, studiati presso la sezione chiamata Officina dei Papiri Ercolanesi.
I Papiri Chester Beatty sono una collezione di 11 antichi manoscritti biblici su papiro, composti in lingua greca e di origine cristiana. Sette manoscritti contengono porzioni dell'Antico Testamento, tre del Nuovo Testamento e uno contiene il Libro di Enoch e un'omelia cristiana non identificata. Sono per lo più datati al III secolo e conservati in parte alla Chester Beatty Library di Dublino, in parte all'Università del Michigan, e in alcuni altri posti. Le circostanze in cui i papiri furono ritrovati non sono chiare: si parla di un ritrovamento in giare all'interno di un cimitero copto nei pressi di Aphroditopolis, oppure di Al Fayyum. La maggior parte dei papiri furono acquistati da Alfred Chester Beatty, da cui prendono il nome sebbene alcuni papiri furono acquistati dall'Università del Michigan e da qualche altro collezionista o istituzione. L'annuncio dell'esistenza dei papiri fu dato il 19 novembre 1931, sebbene altri fogli furono acquistati nel decennio successivo. I manoscritti furono pubblicati da Frederic G. Kenyon, in un'opera in otto volumi intitolata The Chester Beatty Biblical Papyri: Descriptions and Texts of Twelve Manuscripts on Papyrus of the Greek Bible (1933-58). I papiri di questa collezione sono solitamente indicati come P. Chester Beatty seguito dal relativo numerale romano I-XII.