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Seconda pratica, in contrapposizione a prima pratica, fu un neologismo coniato dal compositore Claudio Monteverdi per distinguere il suo modo di scrivere musica da quello praticato da Giovanni Pierluigi da Palestrina e Gioseffo Zarlino, descritto come prima pratica nell'ambito della musica barocca. Questa seconda pratica incoraggiava una maggiore libertà di scrittura rispetto alle rigorose regole di limitazione delle dissonanze previste dalla prima pratica. Stile moderno venne coniato da Giulio Caccini nella sua nota raccolta di madrigali del 1602, Le nuove musiche che comprendeva numerose monodie. La novità introdotta dal Caccini era che l'accompagnamento musicale era subordinato al testo delle canzoni; più precisamente, lo stile di Caccini eliminò ogni ornamento dalle monodie contrariamente a quanto avveniva in passato. Questo segna il punto di partenza del basso continuo, altra caratteristica del lavoro di Caccini.
Pratica di Mare è una frazione del comune di Pomezia nella Città metropolitana di Roma Capitale. L'aspetto del centro abitato è quello di un vicus nei pressi di un castello.
La Critica della ragion pratica (in originale Kritik der praktischen Vernunft) è un'opera di Immanuel Kant pubblicata nel 1788; è la seconda per ordine cronologico delle tre celebri Critiche di Kant, di cui fanno parte anche la Critica della ragion pura (1781) e la Critica del Giudizio (1790). Nella Ragion pratica, il filosofo conduce l'analisi critica della ragione nel caso in cui essa sia indirizzata all'azione ed al comportamento, alla pratica per l'appunto. Lo scritto è affine ad altre due opere kantiane, la Fondazione della metafisica dei costumi (1785) e La metafisica dei costumi (1797): nella Fondazione e nella Critica Kant pone il problema della fondazione e dei principi della "critica", in una parte della Metafisica dei costumi, dal titolo Dottrina della virtù (l'altra parte dell'opera è la Dottrina del diritto), Kant passa dalla "critica" al "sistema", ovvero espone i "doveri" e la sua etica. Come nella Ragion pura il filosofo si proponeva di mostrare non cosa l'uomo conosce, ma "come" conosce, ovvero evidenziare i principi della conoscenza umana, allo stesso modo ora si pone di fronte al problema della morale: egli non vuole definire quali precetti etici debbano essere seguiti dall'uomo, bensì "come" quest'ultimo debba comportarsi per compiere un'azione autenticamente morale, e quindi in cosa consiste realmente la morale. La morale della Critica della ragion pratica vuole essere, come già chiarisce la "Prefazione" all'opera, una morale formale, vuole indicare una "formula della moralità", la forma della morale, ma non il suo contenuto (le norme morali). Le norme della moralità, i singoli doveri, non sono in contrasto con l'intento della morale kantiana nel suo complesso, ma rientrano nei compiti non della Critica della ragion pratica, ma della "Dottrina della virtù" della Metafisica dei costumi (1797) che contiene il sistema dei doveri che derivano dalla ragione pratica.