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Con prima pratica ci si riferisce agli inizi della musica barocca con riferimento particolare allo stile di Palestrina, o allo stile codificato da Gioseffo Zarlino. Ciò in contrapposizione alla seconda pratica codificata da Claudio Monteverdi; prima pratica e seconda pratica sono sinonimi di, rispettivamente, stile antico e stile moderno. Il termine prima pratica venne usato per la prima volta nella disputa fra Giovanni Maria Artusi e Claudio Monteverdi sul nuovo stile musicale.In un primo tempo, prima pratica si riferiva soltanto allo stile di approccio alle dissonanze. In L'Artusi, overo Delle imperfettioni della moderna musica (1600), Artusi attaccò particolarmente Monteverdi, usando degli esempi sul suo madrigale "Cruda Amarilli" per screditare il nuovo stile. Nella prosecuzione della critica, intitolata Seconda parte dell'Artusi (1603), scrisse sul nuovo stile delle dissonanze, riferendosi specificamente alla pratica di non preparare le dissonanze (vedi contrappunto), e sulla risalita dopo una nota modificata con un bemolle o sulla discesa dopo una nota modificata con un diesis. Monteverdi rispose in una prefazione al suo V libro dei madrigali, e suo fratello Giulio Cesare Monteverdi rispose in Scherzi Musicali (1607), agli attacchi di Artusi, affermando che nella prima pratica i testi erano dominati dalla musica mentre nella seconda pratica erano proprio i testi a primeggiare sulla musica. Le vecchie regole del contrappunto avrebbero dovuto essere abbandonate per adeguarsi ad un migliore risalto dei testi. Secondo Giulio Cesare, questo concetto era un ritorno alla pratica musicale degli antichi greci.
Pratica di Mare è una frazione del comune di Pomezia nella Città metropolitana di Roma Capitale. L'aspetto del centro abitato è quello di un vicus nei pressi di un castello.
La Critica della ragion pratica (in originale Kritik der praktischen Vernunft) è un'opera di Immanuel Kant pubblicata nel 1788; è la seconda per ordine cronologico delle tre celebri Critiche di Kant, di cui fanno parte anche la Critica della ragion pura (1781) e la Critica del Giudizio (1790). Nella Ragion pratica, il filosofo conduce l'analisi critica della ragione nel caso in cui essa sia indirizzata all'azione ed al comportamento, alla pratica per l'appunto. Lo scritto è affine ad altre due opere kantiane, la Fondazione della metafisica dei costumi (1785) e La metafisica dei costumi (1797): nella Fondazione e nella Critica Kant pone il problema della fondazione e dei principi della "critica", in una parte della Metafisica dei costumi, dal titolo Dottrina della virtù (l'altra parte dell'opera è la Dottrina del diritto), Kant passa dalla "critica" al "sistema", ovvero espone i "doveri" e la sua etica. Come nella Ragion pura il filosofo si proponeva di mostrare non cosa l'uomo conosce, ma "come" conosce, ovvero evidenziare i principi della conoscenza umana, allo stesso modo ora si pone di fronte al problema della morale: egli non vuole definire quali precetti etici debbano essere seguiti dall'uomo, bensì "come" quest'ultimo debba comportarsi per compiere un'azione autenticamente morale, e quindi in cosa consiste realmente la morale. La morale della Critica della ragion pratica vuole essere, come già chiarisce la "Prefazione" all'opera, una morale formale, vuole indicare una "formula della moralità", la forma della morale, ma non il suo contenuto (le norme morali). Le norme della moralità, i singoli doveri, non sono in contrasto con l'intento della morale kantiana nel suo complesso, ma rientrano nei compiti non della Critica della ragion pratica, ma della "Dottrina della virtù" della Metafisica dei costumi (1797) che contiene il sistema dei doveri che derivano dalla ragione pratica.