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Prostituzione nell'antica Roma

La prostituzione nell'antica Roma era legale e autorizzata; anche gli uomini romani di più alto status sociale erano liberi d'impegnarsi in incontri con persone che esercitavano la prostituzione, sia femmine sia maschi, senza alcun pericolo d'incorrere nella disapprovazione morale. Tutto questo purché avessero dimostrato autocontrollo e moderazione nella ricerca del piacere sessuale. Allo stesso però le prostitute cadevano nella vergogna sociale; la maggior parte di loro erano schiave o ex schiave (liberti) o, se di nascita libera come cittadini romani erano stati relegati alla condizione di infamia, persone cioè totalmente mancanti di qualsivoglia posizione sociale e deprivate della maggior parte delle protezioni concesse a chi possedeva i requisiti di cittadinanza dal diritto romano; status questo condiviso dai gladiatori e da chi lavorava nel teatro latino, ossia gli attori i quali però a loro volta esercitavano un certo fascino sensuale. Alcuni tra i più grandi bordelli nel IV secolo, quando l'impero romano si convertì ufficialmente al cristianesimo, sembrano esser stati visitati in qualità di attrazioni turistiche dopo essere stati incamerati tra le proprietà dello stato. La Letteratura latina fa spesso riferimento più o meno esplicito all'esercizio della prostituzione. Alcuni storici, come ad esempio Tito Livio e Tacito menzionano certe prostitute che erano riuscite ad acquisire col tempo un certo grado di rispettabilità attraverso atti patriottici o la pratica dell' evergetismo. La classe più alta di meretrici, la cortigiana accompagnatrice, è un personaggio tipo presente già nella commedia di Tito Maccio Plauto, che è stata a sua volta ampiamente influenzata dai modelli greci. Le poesie di Catullo, Orazio, Ovidio, Marziale e Giovenale, nonché il Satyricon di Petronio Arbitro, offrono scorci di satira sulla realtà quotidiana in cui erano costrette a vivere le prostitute; oltre ad esser documentate dalle disposizioni di diritto romano che regolavano la prostituzione e dalla varietà di iscrizioni ritrovate, in particolare i graffiti di Pompei antica. L'arte erotica a Pompei e Ercolano, proveniente soprattutto dagli scavi archeologici di Pompei, comprende anche la vita nel bordello ed ha con ciò anche contribuito all'evoluzione delle opinioni scientifiche in materia di prostituzione.

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