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I Sorbi o Sorabi o Serbi di Lusazia sono una popolazione slava occidentale, relativamente piccola, che vive come minoranza nella regione della Sorbia o Sorabia, attualmente corrispondente in massima parte all'Alta Lusazia, situata negli stati tedeschi di Sassonia e Brandeburgo (già nel territorio della Germania Est). Appartengono allo stesso gruppo linguistico di Polacchi, Slesiani, Cechi, Slovacchi e Casciubi, e sono conosciuti anche come Sorbi Lusaziani o Serbi di Luzice. (Vedi anche: Vendi).
Gli slavi sono un ramo etno-linguistico dei popoli indoeuropei: vivono principalmente in Europa, dove costituiscono circa un terzo della popolazione. A partire dalla loro patria originaria (in Europa orientale) nel VI secolo, si sono spostati anche verso l'Europa centrale e verso i Balcani. In seguito molti di loro si sono stabiliti nell'Asia settentrionale o sono migrati in altre parti del mondo. Gli immigrati slavi si univano alle popolazioni che già abitavano le terre in cui si stanziavano; per questo motivo i moderni popoli slavi mostrano pochi tratti genetici comuni. Un fattore unificante è invece il fatto di parlare tutti delle lingue slave, come pure un comune senso d'identità slava, intesa però in modo assai differente tra i vari popoli. I popoli slavi sono tradizionalmente divisi lungo linee linguistiche in Slavi occidentali (che comprendono i Cechi, gli Slovacchi, i Polacchi, i Casciubi e i Sorbi), Slavi orientali (che comprendono i Russi, i Bielorussi, gli Ucraini e i Ruteni) e Slavi meridionali (tra cui i Serbi, i Bulgari, i Croati, i Macedoni, i Montenegrini, i Bosniaci e gli Sloveni).
I popoli indigeni meno numerosi della Russia sono una categoria di 40 gruppi etnici indigeni ufficialmente riconosciuti dal governo russo. La categoria è inclusa nella "lista dei popoli indigeni minori della Russia" in russo: Единый перечень коренных малочисленных народов России?, approvata dal governo il 24 marzo 2000. Questi popoli rispettano i seguenti criteri: vivono attualmente nelle loro terre d'origine. hanno conservato, nel corso del tempo, usi, costumi e tradizioni. riconoscono sé stessi come una etnia separata.Alcuni di essi, come i Soyot, sono stati riconosciuti solo dopo la dissoluzione dell'Unione Sovietica. Altri percepiscono benefici di legge per il supporto alle tradizioni popolari e alle lingue d'origine. Dieci di questi popoli contano meno di 1.000 componenti e 11 di loro vivono oltre il circolo polare artico.
Con l'espressione nativi americani si intende indicare le popolazioni che abitavano il continente americano prima della colonizzazione europea e i loro odierni discendenti. L'etnonimo indiani d'America (anche pellirosse) era utilizzato per indicare i nativi americani ma non è univoco ed è stato spesso oggetto di discussione. Nei paesi ispanofoni dell'America Latina si usa prevalentemente il termine indios, mentre negli Stati Uniti d'America si usa l'espressione indiani d'America, benché ormai non sia più considerata un'espressione politicamente corretta. L'uso del termine indiano si deve a Cristoforo Colombo che, in cerca di una rotta che consentisse di raggiungere l'Asia attraversando l'oceano Atlantico, credette di aver raggiunto le Indie Orientali, ignaro invece di aver toccato le coste di un continente allora sconosciuto agli Europei; gli Spagnoli battezzarono quindi il nuovo mondo "Indie occidentali", e solo successivamente America, in onore di Amerigo Vespucci.Secondo l'ipotesi scientifica più accreditata, 13.000 anni fa l'uomo sarebbe migrato dall'Asia verso l'America attraverso la Beringia, una lingua di terra che all'epoca univa i due continenti. Questi uomini si sarebbero poi spostati più a sud fino ad abitare tutto il continente e diversificandosi in migliaia di etnie e tribù differenti. In Centro e Sud America i nativi americani si organizzarono in grandiose civiltà come i maya e gli aztechi nell'odierno Messico e gli incas sulla cordigliera delle Ande mentre in America del Nord i Nativi americani rimasero prevalentemente popolazioni nomadi o seminomadi. Parecchie aree del continente sono ancora popolate da nativi americani; specialmente in America Latina dove, insieme ai mestizo, costituiscono la maggioranza della popolazione. Negli Stati Uniti d'America e in Canada i nativi americani, invece, costituiscono ormai soltanto un'esigua minoranza. Ancora oggi nei paesi dell'America si parlano almeno un migliaio di lingue indigene diverse. Alcune fra queste, come ad esempio il quechua, l'aymara, il guaraní, le lingue maya e il nahuatl, sono parlate da milioni di persone. Molti, inoltre, conservano pratiche e usanze culturali di vario grado, incluse pratiche religiose, di organizzazione sociale e pratiche di sussistenza. Alcuni popoli indigeni vivono ancora in uno stato di relativo isolamento dalle società moderne e altre addirittura non sono mai entrate in contatto con esse o con l'uomo occidentale.I nativi americani presentano caratteristiche somatiche affini alle popolazioni asiatiche: occhi allungati, zigomi sporgenti, con in più la quasi assenza di barba e capigliature perlopiù scure e lisce. Questi caratteri portarono gli antropologi a ipotizzare la loro origine ereditata dagli antichi asiatici, che avevano attraversato lo stretto di Beriin durante l'epoca preistorica, ipotesi confermata da successivi studi linguistici e, soprattutto, genetici.
Gli Igbo o Ibo costituiscono uno dei più grandi gruppi etnici africani, per un totale di circa 30 milioni di persone. In Nigeria rappresentano circa il 17% della popolazione, e sono presenti soprattutto negli stati confederati di Anambra, Abia, Imo, Ebonyi, Enugu, Delta e Rivers. Altri gruppi significativi si trovano in Camerun e Guinea Equatoriale. Le regioni tradizionalmente abitate dal popolo Igbo (specialmente con riferimento alla Nigeria) vengono talvolta chiamate Igboland (o Alaigbo in lingua igbo). Parlano la lingua Igbo, che in Nigeria è la lingua principale in città come Bonny, Port Harcourt, Onitsha, Agbo, Ikwo, Aba, Owerri, Enugu, Nnewi, Nsukka, Awka, Umuahia, Asaba e altre.
L'emigrazione italiana è un fenomeno emigratorio su larga scala finalizzato all'espatrio che interessa la popolazione italiana, che ha riguardato dapprima l'Italia settentrionale e poi, dopo il 1880, anche il Mezzogiorno d'Italia, conoscendo peraltro anche consistenti movimenti interni, compresi cioè all'interno dei confini geografici del Paese. Sono stati tre i periodi durante i quali l'Italia ha conosciuto un cospicuo fenomeno emigratorio destinato all'espatrio. Il primo periodo, conosciuto come Grande Emigrazione, ha avuto inizio nel 1861 dopo l'Unità d'Italia ed è terminato negli anni venti del XX secolo con l'ascesa del fascismo. Il secondo periodo di forte emigrazione all'estero, conosciuto come Migrazione Europea, è avvenuto tra la fine della seconda guerra mondiale (1945) e gli anni settanta del XX secolo. Tra il 1861 e il 1985 hanno lasciato il Paese, senza farvi più ritorno, circa 18.725.000 italiani. I loro discendenti, che sono chiamati "oriundi italiani", possono essere in possesso, oltre che della cittadinanza del Paese di nascita, anche della cittadinanza italiana dopo averne fatto richiesta, ma sono pochi i richiedenti che risiedono fuori Italia. Gli oriundi italiani ammontano nel mondo a un numero compreso tra i 60 e gli 80 milioni. Una terza ondata emigratoria destinata all'espatrio, che è cominciata all'inizio del XXI secolo e che è conosciuta come Nuova Emigrazione, è causata dalle difficoltà che hanno avuto origine nella grande recessione, crisi economica mondiale che è iniziata nel 2007. Questo terzo fenomeno emigratorio, che ha una consistenza numerica inferiore rispetto ai due precedenti, interessa principalmente i giovani, spesso laureati, tant'è che viene definito come una "fuga di cervelli". Secondo l'anagrafe degli italiani residenti all'estero (AIRE), il numero di cittadini italiani che risiedono fuori dall'Italia è passato dai 3.106.251 del 2006 ai 4.973.942 del 2017, con un incremento pari al 60,1%.
I buriati, in passato anche chiamati braty o bratskie ljudi, con una popolazione stimata in 436.000 unità, sono la più grande minoranza etnica della Siberia. Sono concentrati soprattutto in Buriazia, una delle repubbliche della Russia. I buriati sono di origine mongola, come dimostrato dalle loro caratteristiche somatiche e da molti loro usi e costumi, inclusi l'allevamento itinerante, praticato dalla maggior parte dei popoli nomadi delle steppe, e l'uso della iurta per il pernottamento. Oggi la maggioranza dei buriati vive intorno ad Ulan-Udė, la capitale della Repubblica di Buriazia, mentre il resto è stanziato nelle regioni circostanti. I buriati parlano il buriato, una lingua altaica appartenente al gruppo delle lingue mongoliche.
I bulgari (in bulgaro: българи?) sono il gruppo etnico di maggioranza della Bulgaria e parlano il bulgaro (lingua slava meridionale). Vi sono significative comunità di immigrati bulgari in molti paesi europei, così come negli Stati Uniti, Canada e Australia. È una popolazione formatasi sulla Penisola Balcanica nel periodo VII-IX secolo dalla fusione dei tre grandi gruppi etnici: Traci, Slavi e Proto-bulgari.
Gli Ainu (propriamente "umani"), sono una popolazione abitante l'isola di Hokkaidō nel nord del Giappone le isole Curili e in piccola parte, l'isola russa di Sachalin e le coste del continente. Nell'aprile del 2019 è passata una legge del governo giapponese che riconosce gli Ainu come popolo indigeno del Giappone, ed elimina ogni forma dispregiativa nei loro confronti.Alcuni Ainu dell'Hokkaido (la maggior parte di essi ha adottato usi, costumi e lingua giapponesi o russi) parlano ancora l'idioma tradizionale, l'Ainu, una lingua isolata. Nell'isola di Honshu molti Ainu hanno operato un sincretismo tra la loro cultura matrilineare e quella giapponese.