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La storia del pensiero economico si occupa dello sviluppo dell'economia politica dalle origini ai giorni nostri, con le sue varie teorie o visioni del sistema economico. In prima approssimazione, si possono individuare le seguenti fasi: antichit classica (soprattutto nella Grecia antica) e Medioevo; la formazione degli stati nazionali e la nascita dell'economia politica in senso moderno; la rivoluzione industriale e l'economia classica; l'affermazione dell'economia di mercato e l'economia neoclassica; la Grande depressione del 1929 e l'economia keynesiana; approfondimenti e nuove proposte; la stagflazione e il monetarismo; sviluppi recenti.Gli storici del pensiero economico valutano in modi diversi sia le singole scuole, sia il loro succedersi. Vi un punto di vista "cumulativo", secondo il quale si avuto e continua un progressivo avvicinamento alla verit e, pertanto, la storia del pensiero economico deve essere storia delle verit economiche . Vi anche un punto di vista "competitivo", secondo il quale l'esistenza di diverse scuole mostra che sono possibili approcci diversi allo studio dei fenomeni economici, nessuno dei quali nettamente preferibile agli altri. Qualsiasi teoria economica, quindi, pu essere criticata o perch migliorata da altre successive, o perch basata su un approccio non condiviso da altre. La sintetica esposizione che segue ricca di riferimenti ad altre voci, alle quali si rinvia per approfondimenti e valutazioni critiche. Le varie correnti di pensiero della storia economica hanno influenzato profondamente le relative politiche economiche adottate dai vari Stati nazionali nel corso della storia moderna e contemporanea.
La scuola austriaca, conosciuta anche come la scuola di Vienna o la scuola psicologica, è una scuola di pensiero economico eterodosso che proclama una stretta aderenza all'individualismo metodologico. A livello politico, ha originato e influenzato le teorie e i movimenti libertariani e, in maniera minore, anche quelli liberisti. Il suo nome deriva dal fatto che molti dei suoi membri, come Friedrich von Hayek e Ludwig von Mises, erano austriaci ed ex-studenti dell'Università di Vienna.
Con l'espressione Scuola di Chicago si definisce una scuola di pensiero economica, elaborata da alcuni professori dell'Università di Chicago, basata su una descrizione delle istituzioni economiche pubbliche e private contemporanee, volta a promuovere inoltre ipotesi di riforme in senso liberale e liberista dell'economia.
Nicholas Georgescu-Roegen (Costanza, 4 febbraio 1906 – Nashville, 30 ottobre 1994) è stato un economista, matematico e statistico rumeno, fondatore della bioeconomia (o economia ecologica) e della decrescita. Nato in Romania, si laureò in statistica all'Università Sorbona di Parigi, e successivamente ebbe importanti incarichi pubblici nel suo paese. Nel 1946 emigrò negli Stati Uniti d'America; in passato aveva già avuto modo di conoscere quel paese dove si era recato per studiare con Joseph A. Schumpeter che lo indirizzò verso gli studi in economia. Fu professore di economia presso la Vanderbilt University di Nashville. La sua opera principale è The Entropy Law and the Economic Process pubblicata nel 1971. Ha dato contributi fondamentali alla teoria del consumo e della produzione ed è ritenuto il fondatore della bioeconomia e della teoria della decrescita.
In economia il marginalismo è una corrente di pensiero economico sviluppatasi tra il 1870 e 1890. La metodologia marginalista è quella che ancora oggi con il Monetarismo esercita maggiore influenza rispetto a quella classica e marxista.
Gli economisti classici sono cronologicamente la terza scuola di pensiero economico, dopo il mercantilismo (e il cameralismo) e i fisiocratici, e sono considerati la prima scuola moderna, che fonda la scienza economica come la conosciamo oggi.
In economia con la locuzione economia neoclassica ci si riferisce ad un approccio generale alla disciplina economica basato sulla determinazione di prezzi, produzione e reddito attraverso il modello di domanda e offerta. La scuola di economia neoclassica è convenzionalmente fatta partire dagli anni 1871-1874, quando vennero pubblicate le prime opere sistematiche di William Stanley Jevons, Carl Menger e Léon Walras. Il nuovo modello denominato marginalismo si contrappone sia allo sviluppo marxista del pensiero degli economisti classici sia alla scuola storica tedesca dell'economia.
Il concetto di decrescita è alla base di una corrente di pensiero politico, economico e sociale favorevole alla riduzione controllata, selettiva e volontaria della produzione economica e dei consumi, con l'obiettivo di stabilire relazioni di equilibrio ecologico fra l'uomo e la natura ovvero sviluppo sostenibile in termini di indici di sviluppo di fronte anche al rapporto sui limiti dello sviluppo, nonché di equità fra gli esseri umani stessi.Come ha affermato Serge Latouche, uno dei principali fautori della decrescita, essa è innanzitutto uno slogan per indicare la necessità e l'urgenza di un "cambio di paradigma", di un'inversione di tendenza rispetto al modello dominante della crescita basato sulla produzione esorbitante di merci e sul loro rapido consumo. Se si ritiene che la spina dorsale della civiltà occidentale risieda nella produzione materiale di beni e nella massimizzazione del profitto secondo il modello di economia di mercato, parlare di decrescita significa immaginare non solo un nuovo tipo di economia, ma anche un nuovo tipo di società. Essa invita, dunque, ad una messa in discussione delle principali istituzioni socio-economiche, al fine di renderle compatibili con la sostenibilità ecologica, un rapporto armonico uomo-natura, la giustizia sociale e l'autogoverno dei territori, restituendo una possibilità di futuro a una civiltà che, secondo i teorici della decrescita, tenderebbe all'autodistruzione.Nata come una critica alle dinamiche economiche prevalenti, attorno al progetto della decrescita si articola ormai un insieme variegato di proposte e riflessioni. Esse investono la sfera ecologica, sociale, politica e culturale oltre a una molteplicità di "buone pratiche" (dai Distretti di Economia Solidale all'agricoltura biologica e alla permacultura, dai Gruppi di Acquisto Solidale alla difesa dei territori e dei beni comuni, dal risparmio energetico al consumo critico, dal cohousing alla sharing economy), che realizzano un'importante circolarità tra esperienze concrete e ricerca teorica.