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Spedizione perduta di Franklin

La spedizione perduta di Franklin fu un viaggio di esplorazione artica guidato dal Capitano Sir John Franklin partito dall'Inghilterra il 19 maggio 1845. Franklin, ufficiale della Marina britannica ed esperto esploratore, aveva già preso parte a tre precedenti spedizioni artiche, le ultime due come comandante in capo. Con la sua quarta e ultima, che intraprese all'età di cinquantanove anni, si proponeva di attraversare l'ultimo tratto del passaggio a nord-ovest, fino ad allora mai percorso. Dopo alcune traversie, le due imbarcazioni sotto il suo comando rimasero bloccate dai ghiacci nello stretto di Vittoria, nei pressi dell'Isola di Re Guglielmo nell'Artico canadese. Tutti i membri della spedizione, Franklin e 128 uomini, non furono mai più ritrovati. Spinto dalle pressioni di sua moglie, Jane Griffin (1791–1875) e di altri, nel 1848 l'Ammiragliato diede il via alle ricerche della spedizione scomparsa. Spinte sia dalla fama di Franklin che dalla ricompensa promessa dall'Ammiragliato a chi lo avesse ritrovato, diverse spedizioni si misero in seguito sulle sue tracce e a un certo punto, nel 1850, undici imbarcazioni britanniche e due statunitensi erano impegnate nelle ricerche. Diverse di queste imbarcazioni si diressero sulla costa orientale dell'Isola di Beechey, dove vennero trovati i primi resti della spedizione, tra cui le tombe di tre membri dell'equipaggio. Nel 1854, l'esploratore John Rae, mentre si trovava vicino alle coste dell'Artico canadese nei pressi dell'Isola Principe di Galles, raccolse da alcuni Inuit alcuni reperti della spedizione di Franklin e alcuni racconti sulla loro possibile sorte. Nel 1859, un'altra missione di ricerca, guidata da Francis Leopold McClintock, trovò sull'isola di Re Guglielmo un messaggio abbandonato con delle indicazioni sul destino della spedizione. Le ricerche continuarono per la maggior parte del XIX secolo. Nel 1981 un gruppo di scienziati guidato da Owen Beattie, professore di antropologia della University of Alberta, iniziò una serie di analisi scientifiche sulle tombe, sui corpi e sugli altri reperti lasciati dai membri della spedizione Franklin sull'isola di Beechey e di Re Guglielmo. Costoro conclusero che gli uomini, le cui tombe erano state ritrovate sull'isola di Beechey, erano molto probabilmente morti di polmonite o forse di tubercolosi e che il loro stato di salute poteva essere stato aggravato da un avvelenamento da piombo dovuto alla saldatura difettosa delle scatole di cibo in dotazione alla spedizione. In seguito, è stata avanzata l'ipotesi che tale avvelenamento non sia dipeso dal cibo in scatola ma dal sistema di desalinizzazione dell'acqua con cui erano state equipaggiate le due navi della spedizione. Segni di tagli su ossa umane trovate sull'isola di Re Guglielmo sono stati interpretati come indizi del fatto che si siano verificati episodi di cannibalismo. Il complesso degli studi effettuati suggerisce che l'ipotermia, la fame, l'avvelenamento da piombo e le malattie (tra le quali lo scorbuto) e in generale le condizioni ambientali estremamente ostili, affrontate senza un equipaggiamento e un'alimentazione adeguati, finirono per uccidere tutti i membri della spedizione. Dopo la scomparsa della spedizione, i media vittoriani, nonostante il suo evidente fallimento e i resoconti che parlavano di cannibalismo, dipinsero Franklin come un eroe. Furono scritte canzoni in suo onore e vennero erette statue che gli attribuivano la scoperta del passaggio a nord-ovest. La spedizione perduta di Franklin è stata soggetto di diverse opere d'arte, come canzoni, poesie, racconti e romanzi; è stata inoltre più volte raccontata da documentari televisivi. La serie televisiva The Terror riproduce in chiave horror la spedizione di Franklin.

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